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Grace terminò di scrivere gli appunti con cura, sottolineando i passaggi importanti e mettendo un segno ai paragrafi da approfondire. Chiuse il quaderno e lo fece scivolare nella borsa rosa che Caroline le aveva comprato a Natale.
Già, e che Natale era stato.
Sorrise al pensiero e si avviò verso casa.
A marzo, Londra era sempre fredda, ma meno grigia: Grace poteva indossare le gonne con le calze leggere o a rete, come quel giorno, oppure mettere vestitini leggeri con i suoi adorati giubbetti di pelle colorata.
Le arrivò un messaggio e sorrise nel vedere ciò che c'era scritto. Svoltò in una via secondaria, allontanandosi un po' dalla sua meta.
Giunse davanti ad un caffè un po' retrò, che si rifaceva in modo inquietante alla casa dei Black.
Entrò con il sorriso sulle labbra, sapendo perfettamente dove andare e chi trovare al tavolo.
Difatti non si sbagliava: seduti comodamente ad un tavolino di legno e resina c'erano Caroline e William, entrambi immersi in una discussione troppo urgente per vederla arrivare.
-E se si arrabbia? No Carol, non sono pronto ad affrontare la sua furia.-
-Oddio Will, non riuscirebbe ad infuriarsi con te nemmeno se dovessi fargli il torto più grande del mondo. E poi, in caso ti basterebbe sbattere le tue belle ciglia lunghe, con quegli occhioni che hai...-
-Ok basta. Lo sai che odio quando cominci a dire queste cose.-
-Ma è vero Will! Sei bellissimo, ed ora che sei mortale, lo sei ancora di più.- Disse Grace sedendosi accanto al biondo.
William arrossì violentemente. Grace guardò la sua amica e la trovò stranamente pallida quel giorno. In realtà, era da un po' di tempo che la ragazza aveva un colorito poco sano, e spesso le venivano giramenti di testa e strane fitte allo stomaco. C'era l'influenza intestinale che girava nel campus dell'Università, perciò sia Carol che Grace sapevano si trattasse di quella.
-Bene. Grace, per fortuna sei qui, perché come hai ben visto Will è fuori controllo. Dunque, io volevo organizzare una festa a sorpresa per Chris anche se non è tipo.- Disse Carol, e prese un pasticcino al limone, trangugiandolo davanti ai suoi amici. Mentre aveva in bocca lo stesso, ne prese uno alla nocciola, e senza ritegno alcuno, inghiottì anche quello.
-Ehm... si, sapevo che volevi fare una festa. Pensavi di farla a casa vostra o da qualche altra parte?-
-Beh... volevo festeggiare a casa ovviamente, tutti insieme. Sai, vengono pure Marcus e Rose. Edward non lo vede da mesi, solo attraverso Skype, ma non è la stessa cosa. E poi, dato che William aveva in mente di regalare a Chris un viaggio, volevo farmi aiutare da Dave con le ferie.- Terminò Caro, dopo aver ingerito abbastanza zuccheri per tutti e tre.
-Ma come fai a mangiare tutti questi dolci? Da quando ti conosco non ti ho mai visto così affamata. Non ti credevo golosa a tal punto...- Disse Will, ma prima che la ragazza potesse replicare aggrottò le sopracciglia, si scusò con i suoi amici e corse alla toilette.
-Oh no. Di nuovo.- Sussurrò Grace sconsolata.
-Perché non chiede a Chris un antibiotico o qualcosa del genere? Lui può aiutarla di certo.-
-Si ma lo sai come è fatta: lei fa tutto da sola.-
-Grace, dobbiamo convincerla a farsi aiutare. Ormai è più di una settimana che il virus persiste.-
-Hai ragione Will.-

Simon stava spiegando, per l'ennesima volta, come scaricare un'app sul cellulare a Rudolph, il più lento del gruppo ad imparare. Aveva provato a fargli dei disegni e addirittura una mappa attaccata dietro il cellulare, ma niente: quel ragazzo, era un caso perso. Andrew non era male con il computer, anche se da quando aveva scoperto Facebook, non faceva che rimorchiare ragazze diverse e invitarle per sbaglio tutte insieme ad uscire.
Tornava a casa con qualche livido in più e una nuova storia da raccontare. Inutile dire che la sua gioia più grande era William: sveglio, intelligente e gentile, imparava alla velocità della luce ed era genuinamente curioso di scoprire cose nuove.
A Simon veniva da pensare che fosse praticamente perfetto.
E poi, c'era Edward... che in quel momento stava contattando Marcus attraverso Skype, la sua piattaforma preferita.
Tuttavia doveva imparare a gestire il fuso orario tra Londra e Los Angeles.
-Marc! Marcus, mi vedi?-
Dallo schermo del pc, Simon scorse prima un groviglio di lenzuola azzurre, poi una testa rossa che spuntava.
"Come volevasi dimostrare" pensò Simon "quel poveretto di Marcus si è appena svegliato."
-Gesù!- imprecò il rosso.
-No, sono Ed.-
-La mortalità ti rende idiota, lo sapevi?-
-Carol me lo dice spesso.-
-Santa donna...ti rendi conto che qui sono le 7:30 del mattino?-
-Io mi sveglio alle 6:00 e se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, anche tu ti svegliavi a quell'ora per farmi compagnia.-
-Già, ma ora non sono a Londra.- Disse Marcus con una punta di nostalgia.
-Si, non sei a Londra.-
Entrambi si osservarono in silenzio, Edward con gli occhi azzurri più liquidi che mai, e Marcus con le sopracciglia aggrottate.
-Ed... ti piacerebbe Los Angeles. Tu e Caroline dovreste venire per un po' qui, vi ospiteremo noi. Sai che abbiamo una casa abbastanza grande... e potrebbero venire anche Amir con Grace, Will e Chris e tutti gli altri. Sarebbe grandioso riunirsi, come ai vecchi tempi!-
-Beh, intanto c'è il compleanno di Chris. Vi aspettiamo! E ricordati che qui non si va in giro in costume. Londra è fredda.-
-Me lo ricordo bene! Non appena atterro verrai a prendermi tu con la tua nuova patente e la macchina?-
-Oh cielo, non vorrai morire ora che hai la mortalità vedo?- Esclamò Simon infilandosi nella conversazione. Aveva perso ogni speranza con Rudolph.
-Ciao Sim! Ti prego, dimmi che non è così male.-
-Beh, non proprio male. Diciamo che tende a fare il prepotente.-
-Non è vero!- Ribatté Edward, completamente ignorato dagli altri due.
-Ed, anche lì! Non puoi fare come vuoi, quando vuoi e dove vuoi!-
La conversazione si spostò su argomenti leggeri come l'università e il lavoro.
Dopo la fatidica notte di capodanno, in cui i fantasmi avevano ottenuto una nuova vita, e Simon una nuova possibilità, ognuno di loro aveva intrapreso un cammino nuovo.
Marcus si era trasferito con Rose a Los Angeles per frequentare la scuola di cucina e dirigere insieme a lei un nuovo ristorante. Nonostante Rose pensasse che solo a Londra la sua cucina sarebbe stata apprezzata, si dovette ricredere dal fatto che sia a pranzo che a cena avevano il pienone. Marcus odiava stare lontano da Edward, ma allo stesso tempo amava Rose e il suo lavoro. Non poteva essere più felice.
Simon era tornato ad Oxford, si era laureato e poi trasferito a casa Black. Stava cercando un posto di lavoro nel settore dell'edilizia e nel frattempo faceva il cameriere da Costa Caffè. Grace ed Amir sentivano stretta Londra e avevano deciso di trasferirsi, anche se non sapevano ancora dove. Amir stava studiando da privatista biologia marina, Grace doveva laurearsi ma le mancava poco.
I due cavalieri, Andrew e Rudolph, erano stati ingaggiati da Dave per allestire i set fotografici ed anche per posare di tanto in tanto.
Chris si stava laureando e intanto lavorava nella ditta del padre, come prima, ma con William accanto. Il biondo studiava e aiutava il compagno nel settore dell'editoria di moda.
Caroline era la migliore studentessa del suo anno oltre che la più bella, cosa che faceva andare su tutte le furie Edward. Lui si occupava della squadra di scherma locale e studiava, da privatista, storia dell'arte. Insomma, da quella fatidica notte, in cui Simon infilzò senza pietà la lama benedetta nel ventre di Margharet, ognuno di loro stava cercando di farsi una vita.
Marcus ed Edward si salutarono, sapendo che di lì a pochi giorni si sarebbero visti.

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora