19.

71 10 0
                                    

-Perché mamma non è rimasta un fantasma come noi? Dove è finita?-  Chiese Edward a suo padre. Si trovavano ancora nella stanza-studio in cui il ragazzo si ritirava a dipingere; avevano parlato a lungo, suo padre si era lasciato andare completamente, aveva trasmesso tutte le sue emozioni senza filtri, e il figlio si era commosso.
Tuttavia qualcosa non quadrava: tutti loro erano fantasmi, da Margharet ai domestici, i cavalieri ed anche il cane. Ma Julia non c'era più; lei era morta definitivamente ed aveva raggiunto l'aldilà. Perché loro non potevano riposare in pace? Come faceva Margharet a perseguitarli dagli abissi?
Edward aveva confessato gli ultimi eventi a Richard: il suo corpo che aveva consistenza fisica molto più umana che fantasma, le sue emozioni provocavano reazioni inaspettate, come le lacrime, i tremori o i battiti. Il suo cuore batteva regolarmente ed in presenza di Carol scalpitava così forte da far paura. Avvampava di calore ogni volta che si toccavano, bruciava dentro come il fuoco.
Suo padre aveva ascoltato con attenzione le parole del figlio, ed era giunto a delle conclusioni:
1. Edward era innamorato di Caroline.
2. Ancora non se ne era reso conto. (Tipico di Ed, una frana nei sentimenti)
3. Tutti loro erano non-morti per un motivo.

-Edward, quando sei morto avevi degli obiettivi da portare a termine? Anche una cosa di poco conto per esempio...-
-Volevo sposarmi e diventare un fedele vassallo della regina.Ma d'altronde era il mio destino.-
-No Ed, intendo qualcosa che volevi tu. Qualcosa che volevi davvero realizzare.-
Edward ci pensò bene: da giovane era davvero irrequieto, se voleva qualcosa la otteneva subito e poco dopo si era già stancato. Ma cosa voleva davvero Edward da vivo? Si pose la domanda mentalmente e rispose "Caroline" in automatico. Si imbarazzò per quel pensiero; suo padre gli stava chiedendo cose ben più serie.
-No Edward. Io ti stavo chiedendo proprio questo.- Disse il padre avendo letto nella mente del figlio.
-Papà avevamo detto di non usare la telepatia tra di noi!-
-Era necessario: sapevo avresti negato i tuoi desideri.-
-D'accordo ma che c'entra?-
-C'entra perché Julia aveva realizzato tutto ciò che voleva in vita, noi altri no.-
-E tu papà, che volevi?-
-Io volevo una famiglia.-

William rientrò a casa che era l'ora di cena e tutti erano preoccupati per lui. Edward era ancora più inquieto del solito: passeggiava in circolo nell'atrio, mangiandosi le unghie, e rifletteva ad alta voce dicendo frasi sconnesse.
-William!- Sentì una voce troppo familiare chiamarlo dalla cucina: era Christopher, super preoccupato che lo guardava come se fosse sopravvissuto ad un cataclisma.
"E fortuna che sono io quello che viene dall'800" pensò Will.
-Stavo morendo! Sei stato via troppo tempo, una cosa tipo 5 o 6 ore! Non hai un cellulare con te, ti avevo detto di portarti il mio!- si passò entrambe le mani tra i capelli.
Richard sorrise e disse al figlio:
-Volevo farti una ramanzina ma ci ha pensato lui... non sparire Will, non sappiamo cosa può fare Margharet.-
-D'accordo. Scusate se vi ho fatti preoccupare.-
Tutti sparirono in cucina per mangiare mentre Will salì in camera giusto per rilassarsi un attimo dopo l'assalto iniziale e si ritrovò stretto tra due braccia forti. Non si voltò verso di lui o la sua determinazione avrebbe vacillato. Tuttavia il suo profumo ed il suo calore gli facevano smuovere lo stomaco dolorosamente, e lui questo lo sapeva; era davvero una brutta persona Chris.
-Lasciami.-
-Will, scusa per la storia di Brighton, scusa se ti tratto male, scusa se ti giro intorno anche se non dovrei, scusa per tutto ciò che è successo in questi mesi; ma non posso lasciarti stare. Non credo di essermi mai preoccupato per qualcuno che non fosse Caroline in tutta la mia vita, sinceramente mi spaventa pensare costantemente a te, alla tua pelle, ai tuoi occhi, alla tua intelligenza, a tutto ciò che esprimi con un sorriso o un gesto. Sto male senza te, più male del solito. So che sono un alcolizzato, un tossico, un disordinato cronico, un deficiente fallito... sono tutte queste cose e anche più, ma con te sono migliore. Quella volta a Brighton avevo discusso con mio padre, con Caroline, con tutti; mi mancava mia madre e Dave mi ha persuaso a cadere nei miei vizi. Guardami William, tremo davanti a te.-
Il ragazzo non si voltò verso Christopher perché non voleva mostrare la sua debolezza.
-E tu guarda che mi fai Chris; ogni volta resisto e poi mi parli, mi tocchi, mi molesti a modo tuo ed io cedo. Siamo un disastro insieme Chris. Lasciami stare.-
-Will. È una vita che mio padre mi impone ciò che dovrei scegliere. Non ho intenzione di ascoltarti, scusami, ma non posso proprio lasciarti andare.-
Detto ciò, Chris diede un bacio leggero sulla tempia di Will ed uscì dalla stanza per raggiungere gli altri in cucina.
William scese dieci minuti dopo, con gli occhi rossi.

Simon odiava farlo per ovvi motivi.
Innanzitutto, la puzza: un qualcosa di nauseabondo.
Poi, il buio pesto: lo spaventava brancolare nel nero profondo.
Infine, la fatica: sudava come un maiale, tornava al dormitorio che si doveva fare almeno due docce, ed era stremato.
Però era necessario.
Ne trovò quattro in buone condizioni, che non puzzavano manco tanto, e all'apparenza forti fisicamente. Era soddisfatto.
Caricò il bottino nel fuoristrada e si diresse alla fonte d'acqua più vicina. Prese i quattro e li gettò in un ruscello. Si pulì le mani con delle salviette e tornò in macchina col sorriso sulle labbra.
Tutta quella puzza e quella fatica dovevano pur fruttare no?

Caroline aveva parlato al telefono con Grace per circa un'ora e mezza: l'amica le aveva raccontato di come aveva trascorso il pomeriggio con Amir, delle loro chiacchiere e soprattutto, del bacio. Con grande coraggio era stato lui a farlo per primo, sotto il London Eye.
Anche Amir, come Edward e gli altri, sentiva il battito del proprio cuore, respirava e provava dolore fisico. In pratica sembrava stessero tutti tornando vivi.
Si erano date la buonanotte con la voce rotta da un'emozione sconosciuta.
Qualcuno bussò alla porta ma Carol sapeva che si trattava di Edward.
-Ciao.- Disse il ragazzo.
-Ciao.-
-Posso stare un po' qui con te?-
"Da quando chiedi il permesso Ed?" Pensò la ragazza, poi vide il blocco da disegno sotto braccio e capì: voleva prendere ispirazione, e lei era la sua musa ormai.
Edward si accomodò sul letto sistemandosi tra i cuscini di velluto, aprì il blocco, impugnò il carboncino e sorrise a lei.
Tracciò i contorni del suo viso, la linea morbida delle labbra e del naso, la forma allungata degli occhi e le onde morbide sulla fronte create dei capelli. Lei ormai si sentiva completamente a suo agio mentre Ed faceva scorrere lo sguardo lungo il suo corpo e allo stesso tempo ne tracciava una copia su carta. Ogni volta era diversa: spesso la ritraeva fedele alla realtà, altre volte metteva nel disegno lo stato d'animo che aveva lei in quel momento, perciò ne usciva un ritratto alterato ma bellissimo. Carol non sapeva quale le piacesse di più.
Mentre pensava a queste cose, sentì la bocca di lui premere sulla sua, e la sua lingua scontrarsi con le labbra.
Si lasciò andare a quel bacio dolce e delicato, inaspettato e familiare. Amava baciare Edward, sentire quel calore forte e diverso da tutti gli altri.
Il bacio si fece audace ed impellente; le mani dei due ragazzi scorrevano sui loro corpi esplorandosi a vicenda, tra eccitazione e paura. Entrambi non erano vergini ma tra loro c'era un'emozione diversa: non era sesso, non era solo ricerca del piacere fisico, era molto di più. Era l'unione tra due anime, tra due mondi completamente diversi che si scoprivano simili.
Edward sfilò la maglietta di Carol con delicatezza mentre lei passava le mani tra le ciocche bionde e morbide di lui.
Si tolsero in fretta i pantaloni e poco dopo furono nudi, pelle contro pelle, il seno morbido di Carol premuto sul petto duro di Edward, i loro sesso bollenti che fremevano. Ed si prese un attimo per ammirare la sua partner: baciò ogni millimetro della sua pelle color latte, accarezzò le sue curve, morse le spalle ed il suo ventre teso, venerò con la lingua il centro del suo piacere per poi penetrarla con estrema lentezza.
Si guardarono negli occhi sempre, anche quando Edward iniziò a muoversi dentro di lei. Il ragazzo credeva di scoppiare immediatamente per l'emozione, perché Caroline era stretta e incandescente, perché forse l'amava davvero. Lei ansimava sulla bocca di lui osservando le spirali celesti e bianche dei suoi occhi, perdendosi tra quel sentimento così forte ed il godimento. Edward spingeva in lei con forza, toccando apici di piacere che nessuno dei due poteva immaginare poter provare.
Vennero entrambi quando erano ormai sudati e stremati, lui riversandosi in Carol e lei sotto lo sguardo adorante di lui. Edward si stese un fianco portandosi dietro Caroline e le depositò un bacio tra i capelli, sospirando di piacere.
Si addormentarono abbracciati, uniti dal bisogno di sentirsi vicini fisicamente, in una notte londinese piena di stelle.

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora