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Giunse la notte ed i fratelli filarono a dormire senza neanche scambiarsi una parola dall'ora di pranzo: ovvero da quando avevano sentito strane sensazioni. Per sdrammatizzare, Chris aveva detto quasi sottovoce che lo stress faceva brutti scherzi e che la prossima settimana sarebbe partito per Praga per rilassarsi sopratutto. Caroline, anche volendo, non poteva raggiungerlo perché in quella settimana il professore di filosofia del diritto aveva scelto i suoi migliori studenti per partecipare ad uno stage (PAGATO!) presso il suo studio legale.
Caro osservava il soffitto di legno della sua enorme camera pensando a chi la occupasse prima di lei. Quando avevano scelto le stanze personali lei e Chris, lui aveva preso quella più vicina alle scale (-lo sai che di notte mi sveglio perché ho sete!- le aveva detto) e lei aveva comunque un'ampia scelta tra quella accanto e altre cinque stanze tutte grandi e meravigliose.
Lo stile vittoriano era di suo gusto: quella pienezza di quadri e fronzoli non la disturbava, gli ambienti caldi e sontuosi le piacevano molto. Girovagando aveva trovato una piccola porta in legno di palissandro, rialzata su due gradini e chiusa da una chiave che poi aveva trovato in una ampolla di cristallo nella cassaforte di casa. Nonostante Caroline non credesse nel destino, nelle superstizioni e nelle leggende, pensò comunque che dovesse trovare proprio lei la chiave. La camera era arredata in modo impeccabile e molto femminile: che fosse stata della figlia del Lord? Che fosse la residenza di città di una principessa? Caroline non lo sapeva ma adorava quella stanza.
Dunque...
Mentre stava sdraiata sul letto col naso per aria sentì di nuovo quella strana sensazione di brivido caldo che era diventata quasi familiare. Il calore si spostò tra i lunghi capelli sparsi a raggiera sul cuscino e poi sul collo. Caroline non era più intimorita da quello strano formicolio, piuttosto le piaceva.
Christopher, nella sua comoda stanza vicino alle scale, provava le stesse identiche cose a cui non sapeva dare un nome. Si sentiva un po' confortato da quel movimento sulla guancia che poi era arrivato sulle labbra e la fronte. Gli venne però improvvisamente sete e dovette sottrarsi a quel tocco per scendere in cucina. Come al solito, era tutto tranquillo; quel quartiere era diverso dagli altri.
Tornò nella sua camera con una bottiglia d'acqua in mano, aprì la porta e vide un ombra scura muoversi davanti alla grande finestra illuminata solo dalla luna.
-Caro?- chiamò lui sottovoce.
-Caroline?-
Stavolta udì uno scricchiolio che lo fece voltare verso il letto sul quale giaceva una figura scura, semisdraiata, immobile. Christopher non udiva altro respiro oltre il proprio eppure era convinto che fosse una persona quella sul suo letto.
-Chi sei? Che cosa vuoi?-
Niente di mosse, neanche l'aria.
-Vuoi i soldi? Posso pagarti ma poi devi andartene e lasciarci in pace. Soprattutto, non toccare mia sorella!-
L'individuo non rispose. Chris prese coraggio e si avvicinò. Non vedeva i tratti dello sconosciuto ma poteva capire fosse un uomo dalle gambe muscolose contenute in un pantalone scuro, forse marrone, di stoffa pesante.

Caroline non riusciva a prendere sonno; qualcosa la faceva sentire inquieta e per questo, nonostante le cuffiette nelle orecchie, non riusciva a dormire. Mentre ascoltava  "Scars to your beautiful" il cellulare si staccò con prepotenza dallo spinotto e volò lontano da lei sul letto. Caro raggiunse l'oggetto lentamente e lo recuperò accorgendosi che tremava. Cosa stava succedendo?
Udì strani scricchiolii provenire dal corridoio, dal bagno della sua stanza e persino dal soffitto. Uscì di corsa dalla sua stanza per raggiungere quella di Chris. In quel momento suo fratello apparve in cima alle scale con una mazza da baseball in mano.
-E questa?- Disse Caro indicando la mazza. Si è vero, non era il momento di chiedere dove l'avesse presa, ma era l'unica cosa che aveva pensato non appena aveva visto Chris.
-Me l'ha regalata il capitano della squadra del liceo. Era gay perso. Ti lascio immaginare perché me l'abbia regalata.-
Nel frattempo i rumori si erano fatti quasi assordanti, i ragazzi tremavano come se ci fosse un terremoto ed una strana sensazione di gelo si insinuò sotto la loro pelle.
Apparvero, una dopo l'altra, delle figure scure schierate sulla soglia della cucina al piano di sotto. Chris si posizionò davanti alla sorella con fare protettivo ed in posizione di attacco.
-Chi siete?! Che volete da noi?- Disse il ragazzo ma non udì risposta. Le ombre si dissolsero ed i fratelli tornarono a respirare.

Due giorni dopo
Da quella volta in cui avevano avvistato quasi 10 ombre nel salotto della loro casa, i fratelli non erano stati mai più disturbati. A volte sentivano quello strano e piacevole calore sul corpo, ma si convinsero entrambi che si trattava di suggestione.
Quel giorno Grace, l'unica amica di Carol, passò a prendere un libro di Chris sulle religioni che il giovane aveva comprato in Asia.
-Buongiorno gente!- esclamò sull'uscio del palazzetto la bionda.
-Grace, ci siamo solo noi e Chris. E lui non torna prima delle 15:00 lo sai bene.-
-Non si sa mai che ci sia qualcun altro.- La ragazza scherzava, ma Caro, dopo quella notte, non dava nulla per scontato. Perciò rabbrividì appena l'amica disse quelle parole e sentì di nuovo il formicolio sul collo.
"Suggestione Caroline" si disse mentalmente "solo suggestione."
Pranzarono in allegria (con la spumeggiante Grace era inevitabile deprimersi) e si rinchiusero in camera di Chris a cercare il famoso libro.
-Ho già detto che adoro il caos di tuo fratello?-
-Purtroppo si, l'hai detto anche a lui, quindi si sente autorizzato ad espandere il suo disordine in giro per casa.-
Christopher era un disordinato cronico. Nonostante stesse per laurearsi in medicina e fosse preciso come un chirurgo, era particolarmente affascinato dal caos. Ovviamente, lui trovava tutto nel suo disordine, ma Caroline, la tipica precisina, si sentiva soffocare dopo soli due minuti di ricerca.
Mentre cercavano, Caroline si ricordò che la sua amica era una fan di leggende e miti della storia, e che probabilmente sapeva anche la storia della casa.
-Grace, si dicono molte cose su questa casa. Nessuno l'ha mai voluta abitare da quando morì tutta la famiglia che la costruì, ma perché?-
-Mmm... questa è una domanda strana da parte tua Miss Scetticismo, ma dato che sono tua amica ti dirò la leggenda che si tramanda qui a Londra.-

È risaputo che una volta, il miglior commerciante di Londra sotto il regno della regina Vittoria, fosse l'anglo-tedesco Richard Rudolf Von Fustë. Quell'uomo era intelligente e sapeva sfruttare le occasioni della vita. Era emigrato in Inghilterra dopo che suo padre venne arrestato per furto. Il giovane Richard iniziò a lavorare presso la bottega di un vecchio commerciante di ceramiche, e piano piano allargarono le loro vedute introducendo altre merci e nuovi clienti. Il tutto grazie al giovane apprendista a cui il vecchio si affezionò a tal punto, che una volta morto, lasciò tutto a Richard. Quest'ultimo non sprecò il regalo che gli era stato fatto e divenne, nel giro di pochissimi anni, l'uomo più ricco d'Inghilterra e Lord di fiducia della regina. Ed essendo diventato un Lord, Richard doveva sposare una contessa, o duchessa, o una principessa. La regina scelse per lui una ragazzetta di nome Margharet, figlia di un duca e di una principessa. Era una ragazza vivace e carina, un po' sciocca ma piacevole. A Richard piaceva Margharet ma non tanto quanto Julia. Era una ragazza bellissima dentro e fuori, intelligente e sveglia, tutti la amavano nel quartiere in cui lavorava come fioraia. Dunque... la storia con Julia nacque molto prima che Richard spossasse Margharet e per questo la ragazza restò incinta all'età di quindici anni, dando alla luce un maschio che chiamarono Edward. Margharet non poteva protestare perché l'unione era avvenuta molto prima che lei conoscesse Richard; quindi lo prese come figlio suo e gli diedero ovviamente il cognome del padre. In pochi sapevano i veri natali di Edward e quei pochi, tacevano, intimoriti dalle ritorsioni dell'uomo più influente di Londra. Tre anni dopo però, Julia diede alla luce un altro maschio, sempre di Richard, che chiamò William. Il Lord, per mascherare il tradimento alla moglie ufficiale, disse che il ragazzino era figlio di uno stupratore e che la povera Julia proprio non poteva mantenerlo. Margharet, mossa a commozione, accolse anche il piccolo William ma chiese al marito di costruire una casa in suo onore e di suo gusto. Così nacque il palazzetto sulle rive del Tamigi: un piccolo scrigno, ripieno di mobili pregiati e manufatti rari, dimostrazione dell'amore del Lord Von Fustë per la moglie (o forse per rabbonirla?). I giovani Lord crebbero e divennero bellissimi: simili alla madre in tutto e per tutto, potevano sembrare gemelli nonostante si portassero tre anni di differenza. La signora Von Fustë non era così stupida come tutti credevano, e vedendo la somiglianza incredibile tra i due denunciò il marito di tradimento. La regina ovviamente non diede peso alle accuse della giovane poiché aveva cose più importanti a cui pensare. E Margharet, consumata dalla gelosia, giunse al gesto estremo. Prima cerco Julia, la attirò in casa sua mentre il marito era in Austria per lavoro, la torturò e poi la seppellì da qualche parte. I ragazzi li fece addormentare con un sonnifero, e con l'aiuto dei domestici li murò ancora vivi nelle pareti della vasta casa. Quando il marito tornò, lei scagliò una maledizione verbale contro la casa e i suoi futuri abitanti; infine davanti agli occhi di Richard, si buttò nel Tamigi.
Nessuno seppe se il signor Von Fustë si suicidò o venne ucciso dalla famiglia di Margharet, fatto sta che la maledizione non abbandonò mai la casa sul Tamigi, poiché in molti provarono ad abitarci, fuggendo spaventati da voci e rumori, oggetti che volavano e altre cose che nessuno sa accertare di preciso.

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora