17.

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Christian discuteva animatamente con il signor Black, uomo intransigente e presuntuoso, abbastanza profittatore che pretendeva di portarsi la figlia in Russia a concludere un affare mai sentito prima. Ma poi, in Russia? Chris lo aveva mandato via urlandogli contro che loro non avevano bisogno di lui e dei suoi lavori perché se la cavavano benissimo da soli, e che volevano inseguire i loro sogni, studiando e creandosi una vita di cui essere fieri.
Il padre se ne era andato senza fare troppe storie ma con uno sguardo truce che prometteva un ritorno.
Chris risalì le scale del palazzo, si affacciò sulla sua camera vedendo un William addormentato. Il suo sonno era un po' agitato, perciò si avvicinò a lui e gli depositò un bacio sulla fronte.
Ancora ebbro del suo profumo, uscì dalla camera e si diresse verso quella di Caroline da chi provenivano delle voci divertite.
Aprì leggermente la porta e vide Amir seduto a terra che rideva con le lacrime agli occhi, tra le sue gambe una Grace molto divertita, Rudolph ed Andrew stravaccati sul letto che si tenevano la pancia dalle risate, Marcus ed Edward, al centro della stanza che esaminavano un cellulare cercando di capire come funzionasse, con una Caroline che riprendeva il tutto sopra le loro teste. Erano talmente belli tutti quanti che Chris sorrise insieme a loro sentendo un calore che si irradiava dal centro del petto e raggiungeva ogni angolo del suo corpo. William avrebbe di sicuro saputo come usare un cellulare perché lui era estremamente intelligente ed informato sul presente in cui viveva. Will non si era fermato al 1860, lui aveva accettato la sua condizione, e continuava a vivere la sua non vita stando al passo con i tempi. Edward ed i cavalieri invece, non avevano lasciato andare il passato e si erano rifiutati di accogliere le novità e la tecnologia; ma a quanto vedeva Chris in quel momento, sua sorella e Grace erano state molto convincenti.
-Non credo di aver mai assistito a qualcosa di così divertente! E devono ancora accenderlo!-
Disse Grace.
-Oh Marc, guarda guarda!- Disse ad un tratto Edward con tono eccitato. Era riuscito ad accendere il cellulare e adesso guardava incantato quella scatolina che produceva suoni ed immagini.
-Come hai fatto?- Ormai Marcus era riuscito a non usare la terza persona con i suoi padroni e parlava, più o meno, come un ragazzo normale.
-Qui c'è una piccola protuberanza... vedi? È proprio impercettibile ma c'è!- Disse trionfante l'altro.
Grace e Caroline presero in giro Ed per le sue parole e continuarono a guardare i due.
Chris entrò nella stanza e piombò il silenzio: tutti si erano accorti del cambiamento di William e tutti sapevano che era colpa sua, anche se non erano a conoscenza dei dettagli.
Tuttavia Chris non si fece intimidire da quegli sguardi, si accomodò accanto alla sorella che gli fece un sorriso e fece un ghigno in direzione di Edward.
-Ok, vediamo cosa sa fare vostra maestà Edward Von Fustë.- lo derise.
Subito Ed si rimise all'opera per cercare di capire come usare un cellulare e i ragazzi guardarono la scena divertiti.

William si svegliò nel cuore della notte: accanto aveva Christopher che dormiva beatamente. Gli scostò un ciuffo nero dal viso e poi scivolò fuori dal letto. Cercò di fare meno rumore possibile nonostante gli scricchiolii della casa e scese al piano terra per sgranchirsi un po' le gambe. Ultimamente, il ragazzo aveva notato un cambiamento in lui e negli altri: le sensazioni fisiche di loro stessi stavano cambiando, diventavano sempre più umane. Sentivano il dolore di uno spigolo nel fianco, io formicolio delle gambe dopo una posizione scomoda, a volte i giramenti di testa e i dolori muscolari. Chi li sentiva di più, chi meno, stava comunque accadendo, e questo li terrorizzava. Che voleva dire quel cambiamento? Da quando erano morti non sentivano nulla.
William raggiunse la cucina, affamato cercò qualche avanzo nel frigorifero; già, la fame, altra cosa nuova con cui stavano facendo i conti.
Trovò un tramezzino tonno e pomodoro, preparato da Grace "in caso di estrema necessità". Lei pensava sempre a tutto, era un po' la mamma del gruppo, pensiero che fece sorridere William mentre masticava lentamente il cibo, assaporando bene quei sapori che adesso, erano ancora più vividi.
In realtà, da quando i Black avevano varcato la porta della loro casa, tutto era più... vivo.
-Sembri uno di quei teppistelli di questo secolo. Non è da te, William.-
Will sobbalzò nell'udire quella voce così profonda e simile a quella del fratello: suo padre sostava davanti all'entrata della cucina, maestoso ed imperioso, con il suo portamento regale e le vesti di quando era vivo, tipicamente vittoriane. Unico tratto comune tra loro, le scritte argentate lungo il corpo che attestavano la loro innocenza.
-Padre, perché non ti mostri agli altri, di giorno? Abbiamo appurato ormai che la luce non ci nuoce. Perché ti ostini a nasconderti? I Black sono persone meravigliose ed anche Grace.-
-Non voglio ascoltare oltre William. Vedo troppi comportamenti che non mi piacciono, anche da parte di tuo fratello. Troppe confidenze, moine e cose strane: da quando i cavalieri e i servitori possono parlarvi in quel modo colloquiale? Vi siete fritti il cervello per caso?-
-Ma padre sono finiti i nostri tempi! Tu non te ne sei accorto perché ti sei isolato, come fece Edward, ma se solo provassi ad aprirti a questo mondo scopriresti che non è tanto male. Per favore, dai una possibilità ai Black.-
Richard Von Fustë guardò gli occhi di suo figlio, così chiari e limpidi, così simili a quelli dell'amore della sua vita e non riuscì a reprimere un sorriso.
-Va bene... darò una possibilità a quei ragazzi. Ma Edward deve ricominciare a parlarmi.-
-D'accordo padre, cercherò di convincerlo.-

Il giorno seguente in casa c'era un'aria rilassata e serena: Edward e Caroline sembravano più uniti che mai, i cavalieri erano molto più felici, Amir e Grace sembravano persi l'una per l'altra, e Chris cercava di stare vicino a Will, ma a distanza di sicurezza. Ancora non si erano chiariti, William non aveva di certo intenzione di dare un'altra possibilità al ragazzo, mentre Chris si avvicinava piano piano, in silenzio, cercando di non farsi notare dagli altri. Perché senza Will non poteva stare: gli mancava fisicamente, psicologicamente e in qualsiasi modo poteva mancare una persona.
Mentre tutti facevano colazione William decise di parlare del padre e del suo tentativo.
-Ragazzi mio padre ha deciso di uscire allo scoperto...-
Tutti esultarono, in particolare i cavalieri, tranne Edward.
-Ma ad una condizione... che mio fratello torni a parlare con lui.-
Ed si rabbuiò ancora di più, e guardò male il fratello. In silenzio si alzò dal tavolo e si rifugiò in camera di Carol.
-Provo a parlarci io Will, stai tranquillo.- Disse Caroline e seguì il maggiore dei Von Fustë al piano di sopra.

-Perché non vuoi parlare con tuo padre?-
-Perché è colpa sua se siamo morti.-
Si erano ritrovati in camera, sul letto di Carol, Edward sdraiato di schiena e lei stesa su di lui di pancia. Caro guardava i contorni della mascella di lui e seguiva tutte quelle linee che definivano il suo volto spigoloso. Edward guardava il soffitto, accarezzando Caroline sulla schiena con una lentezza estenuante.
-Come scusa?- Chiese lei.
-Se lui non avesse tradito Margharet lei non si sarebbe vendicata. Quella donna è sempre stata invidiosa di nostra madre, dovevano in qualche modo aspettarcelo che ci avrebbe fatto del male. Ma lui continuava a vedere mia madre, senza nascondersi, faceva tutto alla luce del sole, e sua moglie ovviamente è impazzita. Non posso non dire che Margharet sia una persona sana e che la sua reazione sia comprensibile, ma io sono quasi impazzito quando ho visto la mia futura sposa tradirmi, e nemmeno l'amavo, perciò non oso immaginare cosa abbia provato lei.-
Caroline pensava che Edward avesse in parte ragione; suo padre non si era controllato ed aveva messo in pericolo tutta la famiglia. Ma se era un amore così grande, come evitarlo?
-Ed... tu non hai idea di quello che ha passato. Se gli darai una possibilità magari potrà spiegarti cosa significa essere innamorati e non poter stare insieme.-
Edward non rispose; strinse Caroline più forte, tanto che pensò avrebbe potuto spezzarla, e chiuse gli occhi. Provò ad entrare nei pensieri della ragazza per l'ennesima volta, ma fallì come sempre. Sentì il suo profumo dolce, di zucchero, pungere il naso e arrivare fino al cervello. Percepiva la forma del suo seno schiacciato contro il proprio busto, le ossa dei fianchi contro il bacino e le sue gambe lunghe e sinuose allacciate alle proprie più muscolose. Era come stare nudi ma vestiti.
Caroline aveva la testa poggiata sul petto di Ed, e sentiva il ragazzo respirare piano: un leggero movimento verticale del suo corpo, anomalo per un fantasma che non dovrebbe avere un cuore che batte o un apparato respiratorio funzionante.
Il corpo di Edward era più caldo negli ultimi giorni, ed in quel momento lo era ancora di più per il contatto con Carol. Edward si sentiva incandescente. Prese il viso di lei, e guardandola negli occhi le diede un bacio leggero sulla fronte, poi su entrambi i zigomi, sotto il mento, sul lobo sinistro e su l'occhio destro. Infine intrappolò le sue labbra morbide nei denti e le tirò lentamente. Caroline emise un gemito leggero che fece eccitare Edward ancora di più. Il ragazzo passò la lingua sotto il labbro superiore di lei, tra i denti e la pelle morbida, cosa che fece impazzire Caroline.
A quel punto entrambi si esplorarono con le mani e con le bocche, lentamente e con minuzia, senza tralasciare alcuna linea, il tutto perfettamente vestiti.
Il cuore di Edward batteva più forte che mai.
Caroline non aveva mai provato così tante sensazioni, credeva persino di poter morire.
-Ed. Siamo sulla buona strada.-
-Quale strada?-
-Quella per tornare umano.-

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora