I ragazzi decisero di dare un'occhiata al luogo in cui era stato Chris.
La passerella di legno era deserta, nemmeno una luce a rischiarare quella notte senza luna, il mare calmo, una rarità per Brighton.
Si incamminarono per giungere proprio dove le tegole erano leggermente bagnate, dove Christopher aveva afferrato quella mano che lo aveva tirato verso le profondità degli abissi.
I cavalieri facevano da scudo alle ragazze e ai loro padroni affacciandosi dal bordo del molo. Tutto sembrava tranquillo e calmo, ma Chris non poteva essersi spaventato così per nulla.
D'un tratto, in un punto preciso, l'acqua si increspò dapprima leggermente, poi le onde divennero sempre più spumose, finché non iniziò letteralmente a bollire sotto i loro sguardi attoniti. Due dita emersero dall'acqua, seguite da tutta la mano ed una parte del braccio snello e candido. Christopher era indietreggiato, portando con se William, stringendo la mano al ragazzo così forte che gli lasciò i segni.
-Eccola.- Disse sussurrando.
E come richiamata dalla voce di Chris, la testa uscì dall'acqua con una lentezza estenuante, rivelando quegli occhi castani indemoniati e i ricci scuri.
I cavalieri restarono impietriti davanti alla scena così come i fratelli Von Fustë.
-Margharet.- Disse Will.
La donna tornò negli abissi, non prima di aver sorriso in modo terribile ai presenti.Il viaggio di ritorno verso Londra era stato silenzioso e carico di tensione: i Von Fustë e i cavalieri avevano identificato la donna come Margharet Von Fustë, matrigna e moglie di Richard, e da quel momento i fratelli Black si erano ammutoliti. Avevano capito che la terribile matrigna li tormentava anche da morta, cercando di attaccare i Black e ferire i suoi figliocci. La rabbia e l'odio di Margharet verso quei ragazzi era sconfinato e non si era mai affievolito, ma la domanda era: come faceva a manovrare quei cadaveri dagli abissi?
Lei era relegata ai fondali proprio perché si era suicidata buttandosi nel Tamigi, e non poteva uscire alla luce del sole altrimenti si sarebbe bruciata come gli altri colpevoli che abitavano casa Von Fustë.
Questo pensava Christopher sulla via del ritorno, e cercava una spiegazione non scientifica, perché ormai vi aveva rinunciato, ma quantomeno religiosa.
Edward non aveva lasciato la mano di Caroline nemmeno un secondo; la ragazza cercava di trasmettergli serenità ma lei per prima era molto scossa. La sua vita, fino a pochi mesi prima, era scandita dalla solita routine: andava all'università, andava a qualche festa dove rimorchiava un bel ragazzo, ne parlava con Grace, raccoglieva i pezzi del fratello quando tornava a casa così ubriaco e fatto che non ricordava il proprio nome, litigava con suo padre, piangeva per la madre e continuava a rifare inesorabilmente le stesse cose, ogni giorno.
Sopravviveva.
Ora viveva.
Da quando i Von Fustë erano prepotentemente piombati nella sua vita tutto era cambiato: non si sentiva più sola, aveva trovato un amico prezioso in William, il ragazzo più dolce e sensibile che lei avesse mai conosciuto, rideva in continuazione con i cavalieri che si vantavano ancora delle loro imprese, era felice perché vedeva Grace felice e litigava spesso con Edward, poi facevano pace, perché loro erano così. Aveva scoperto il lato artistico del ragazzo, che non smetteva di sorprenderla ed affascinarla, il suo lato malinconico e nostalgico, quello burbero e quello dolce. Si sentiva protetta quando c'era lui nelle vicinanze; e pensare che all'inizio Edward restava nella sua invisibilità per irritarla e farle di tutto. Ora Caroline si era abituata alla sua presenza fisica, ai suoi sorrisi e alle sue battute.
-Sono sicura che Chris troverà qualcosa su quella donna folle. Non devi preoccuparti per noi, perché ci siete voi. E per voi, ci siamo noi. Capisci, Ed? Ci siamo l'uno per l'altro, come una famiglia.- Gli spiegò Caroline stringendo di più la presa che serrava le loro dita.
-Una famiglia. Prima del vostro arrivo la mia famiglia era William; non mi fidavo più neanche dei cavalieri. D'altronde sono stato ucciso da mia madre e dai domestici, persino i cavalieri potevano tradirmi.-
-Sai che non lo farebbero mai.-
-Si, ed è per questo che sono morti. Perché loro sono stati solo fedeli, sono stati coinvolti in un affare familiare del tutto estraneo alla loro vita, e questo non me lo potrò mai perdonare Carol. Mai.-
Mentre Ed parlava dei suoi sensi di colpa, alcune scritte sul suo braccio brillarono e sparirono sotto gli occhi di Caroline.
Che stava succedendo?
-Io...io non mi sono mai preoccupato di nessuno in vita mia! Quando siamo stati murati vivi William ed io, pensavo solo a come uscire da lì, senza guardare in faccia mio fratello che soffre di claustrofobia. Io ero intento a mandare maledizioni, ad urlargli di reagire e trovare una via di fuga. Lui stava già morendo dopo poche ore, per paura. Ed io non mi preoccupavo minimamente della sua salute. Carol sono una persona orribile e rimpiango di essere rimasto su questa terra, con gli occhi di mio fratello così puri che mi guardano come fossi una divinità, e gli sguardi dei cavalieri che aspettano un mio ordine per fare qualsiasi cosa. Anche da morto, io pensavo solo alle armi, allo sport, alla mia fidanzata che mi aveva tradito; loro invece si preoccupavano per me, per tutto quello che avevo perso. Faccio schifo Caroline, mio fratello, i cavalieri e persino quelle carogne dei domestici non mi meritano. Sono una vergogna per i Von Fustë, e dopo aver visto te che ti prendi cura di Chris, nonostante lui sia pessimo, mi sento ancora più vile. Vorrei sparire Caroline, ma sono troppo egoista per desiderarlo sul serio: perché vorrei William sempre con me, e così Marcus e tutti i cavalieri. Ma la cosa peggiore è che vorrei anche te e quel disastro di tuo fratello.-
Edward parlava e non si rendeva conto di brillare di luce propria: quelle scritte sulle braccia erano quasi del tutto scomparse ormai, ogni parola bruciava nel cuore di Caroline e sul corpo del ragazzo allo stesso modo. Calde lacrime iniziarono a scendere dagli occhi blu della giovane, un leggero sorriso le incorniciò le labbra. Proprio quando Edward aveva finito il discorso, lei lo abbracciò e lo baciò.
Edward non aveva mai provato sensazioni fisiche così nitide da quando era un fantasma: percepì chiaramente la morbidezza delle labbra di Carol, la densità ed il sapore della lingua che piano piano aveva fatto breccia nella sua bocca incontrando una risposta positiva del ragazzo. Era calda Caroline, bollente, anche la sua saliva lo era, Edward adorava quella sensazione. Le mise una mano tra i capelli neri come la pece, saggiando la morbidezza finalmente più nitida di prima, e l'altra mano sul viso, tra il collo e la guancia, dove la pelle era sottile e sensibile. La accarezzò con il pollice in modo dolce, in contrasto con il bacio che era sempre più irruento e bisognoso. Ma di cosa avevano bisogno?
-Carol...- Ed riuscì a staccarsi con grande fatica.
-Carol io ti sento.- Le disse anche se lui stesso non sapeva cosa significasse. Voleva solo farle sapere che era diverso ora.
-No Edward, sono io che ti sento.- Disse Caroline, e portò una mano sul petto del ragazzo dove, oltre al respiro affannato di lui, poteva anche sentire un leggerissimo battito di cuore.
Edward era morto e non respirava più. Eppure ora aveva il fiatone.
Edward era morto e il suo corpo era sempre molto freddo. Eppure ora bruciava.
Edward era morto ed il suo cuore si era fermato tempo prima. Ma ora, il suo cuore batteva.-Will! William!-
Grace chiamava a gran voce, dal primo piano, il più piccolo dei Von Fustë. Che cosa aveva mai da gridare? William si affacciò dalla cucina con sguardo interrogativo, e vide la ragazza molto preoccupata ed agitata.
-Che succede?-
-Il signor Black è qui! È tornato a Londra! Ai cavalieri ci penso io, tu avverti Chris, tuo fratello e Caroline sono ehm... impegnati.- William divenne immediatamente invisibile e raggiunse la camera di Christopher, quella che anni prima era sua.
Impegnati? In che senso impegnati? Non voleva scoprirlo adesso, ma se suo fratello non gli diceva nulla dopo allora lo avrebbe preso a sberle e colpi di fioretto.
Trovò Christopher sotto la doccia, che canticchiava una qualche canzone pop mentre si sciacquava i capelli.
Will attese un po'.
Poi Chris diede un colpo alla doccia con il dito, per fargli capire che sapeva fosse lì, anche se era invisibile.
-Tuo padre è qui.- bisbigliò William; come risvegliatosi da un sonno profondo, Chris chiuse l'acqua della doccia, si infagottò nell'accappatoio e uscì dal bagno in fretta e furia. I suoi capelli scuri erano bagnati e sparati in ogni direzione, gocciolavano sulle spalle e a terra, ma a Chris non importava, si vestiva sotto lo sguardo fermo di Will che in realtà si era voltato. All'improvviso, il biondo sentì afferrarsi le guance, voltare la testa e si ritrovò davanti due gemme blu che lo inghiottivano in tutta quella oscurità che a Will non faceva paura. Christopher depositò un leggero bacio sulla sua fronte e poi sgattaiolò al piano inferiore per incontrare il temutissimo signor Black. William, ancora frastornato, si chiese come faceva Chris, da sempre, a trovarlo anche quando si rendeva invisibile.
Ancora confuso, si immerse nelle coperte del letto di Chris che profumavano di lui, facendolo cadere in un sonno confuso e frastornato.
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INDELEBILE
ParanormalUna nostalgica Londra del 2013 fa da sfondo ad una serie di eventi che porteranno due fratelli ed i loro amici a scoprire un mondo parallelo, proveniente dalla Londra del 1800. Leggenda e realtà si fondono sgretolando i confini scientifici, facendo...