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La settimana seguente
Grace uscì dall'aula di storia delle tradizioni stremata; quella lezione era così pesante che la ragazza avrebbe preferito tre ore di corsa dentro Hyde Park. L'unica cosa che la confortava era sapere che dopo avrebbe visto Caroline ed Amir. In realtà le piaceva anche William, e suo fratello a tratti. Scese la scalinata del dipartimento, salutò alcune compagne di corso e si avviò per casa Von Fustë/Black. Mentre camminava una signora la fermò per chiedere informazioni: non parlava, probabilmente era straniera, indicava solo un luogo della cartina turistica, e puzzava. Aveva un odore così terribile che Grace si sentì svenire; poi le venne in mente la descrizione di Caroline quando venne attaccata dallo zombie. Osservò di nuovo la donna che aveva davanti e si accorse che portava solo uno stivale, che aveva i capelli bruciacchiati sul lato destro, le labbra livide e poi quel fetore. Grace fece uno scatto ed iniziò a correre senza fermarsi perché, da ogni via, stavano sbucando zombie che la seguivano.

Amir era in estrema difficoltà: c'erano una miriade di pomodori, quali doveva prendere? Caroline aveva detto che odiava quelli in lattina e che, in alternativa, comprava quelli nel vetro o nel cartone. Ma c'erano comunque troppi marchi che Amir non conosceva.
-Giovanotto vada a soccorrere quella ragazza in strada! Sta per essere aggredita credo!- Gli disse una vecchietta che passava di lì. Amir mollò il carrello e corse fuori dal supermercato. Anche se non aveva un cuore pulsante, sentì una dolorosa fitta al petto quando riconobbe Grace, che correva esausta con i capelli al vento e due o tre persone che la inseguivano. Amir vide subito che si trattava di altri zombie come quello che aveva aggredito Caroline; non ci pensò due volte e si lanciò in attacco, strozzandomi con facilità e sbattendo le loro teste su un cassonetto vicino. I passanti si fermarono incuriositi e spaventati. Ma Grace, anche se scossa dall'evento, trovò la forza di inventarsi una scusa.
-Signori vi ringraziamo per aver assistito al nostro spettacolo inedito. Spero vi sia piaciuto, e che siamo stati convincenti.-
La folla di presenti esplose in un boato di applausi e complimenti, i ragazzi tirarono un respiro di sollievo e fecero un inchino.
Quando l'ammasso di persone si disperse, Grace ed Amir cercarono i corpi degli zombie dove li avevano lasciati, e rimasero a bocca aperta vedendo che stavano già per essere divorati da cani e gatti randagi. Grace represse un conato e si allontanò quasi correndo da quella vista. Amir la raggiunse e la abbracciò forte.
-Grace, non lascerò mai più che qualcuno ti si avvicini. Sei al sicuro ora, ci sono io.-

Caroline stava facendo la valigia per Brighton: alla fine aveva accettato perché ci sarebbe stato anche William. E forse, Edward. Il ragazzo si era ammorbidito molto con tutti dal giorno del cui compleanno, non rispondeva con stizza e trattava bene anche il fratello William, nonostante ancora fosse molto diffidente nei confronti di Chris.
Caroline aveva raggiunto un nuovo traguardo con lui: poteva guardarlo mentre dipingeva. Una volta era entrata per sbaglio nella vecchia camera di Ed, sorprendendolo con un pennello poggiato sull'orecchio ed uno tra le dita, una tavolozza sporca di qualsiasi gradazione di blu e la tela ancora bianca. Caroline non aveva fiatato, intimorita da quello che avrebbe potuto dire o fare lui, e stava uscendo dalla stanza, quando Ed la fermò con la sua voce:
-Secondo te è giusto dipingere il cielo di un solo colore?-
-Non so... forse non è solo di un colore... è talmente grande.-
-Infatti! Ma allora non è possibile dipingerlo: non ci sono abbastanza colori per rendere quella vastità reale su una tela.-
-Ma non devi per forza renderlo reale.- Azzardò a dire Caro.
Edward si voltò finalmente verso di lei, con i suoi occhi di ghiaccio, particolarmente luminosi quel giorno, si alzò dallo sgabello e si mise davanti a lei:
-Carol, ho bisogno di vedere il mondo attraverso i tuoi occhi.-
Da quel momento Caroline diceva ad Edward tutti i suoi pensieri; gli disse che secondo lei Londra era molto grigia, nostalgica ed uggiosa, ma era affascinante per questo. Disse che il cielo non è mai di uno o più colori, ma che ognuno di loro ne vedeva diversi a seconda dell'umore o del carattere. Parlavano di attualità e del passato; parlavano della vita e della morte, della luce e del buio. Caroline aveva detto ad Edward che preferiva la notte al giorno perché il sogno è meglio della realtà.
Edward era sommerso, incantato ed incatenato dalle parole e dai pensieri della ragazza. Ogni minimo particolare lo affascinava in lei; attraverso gli occhi blu di Carol, Edward vedeva un mondo nuovo, pieno di luce, sfumature e colori mai visti prima. Dopo la sua morte, aveva perso ogni speranza, ogni stimolo ed interesse per chiunque o qualunque cosa. Ma ora si sentiva rivivere attraverso lei. Ed odiava coloro che non la apprezzavano o che la usavano. Carol non ne parlava mai, ma Ed sapeva che tutti le portavano rispetto e credevano di conoscerla solo perché era famosa; che all'università volevano sedersi accanto a lei nella speranza di copiare; che i ragazzi si avvicinavano a lei per scommessa, perché era la preda più ambita di Londra. A lui, invece, non interessava niente di tutto ciò. A lui piaceva Caroline a prescindere dal suo status. Gli piaceva osservarla mentre cucinava, mentre studiava in quel modo così molesto; gli piaceva così tanto il suo viso quando faceva le smorfie di disgusto, confusione, dolore. Amava vederla imbarazzata davanti al postino, che di prima mattina aveva suonato al campanello, e lei era tutta struccata ancora con il pigiama indosso. Adorava la sua intelligenza, la sua acutezza e la sua innata passione per la giustizia. Edward non avrebbe cambiato nulla in Carol.
Per questo ed altri motivi, si ritrovavano spesso in giro per casa assorti nella contemplazione del nulla, finché Edward non iniziava a dipingere, svuotando anima e mente e riversandole nelle sue tele. E Caroline stava a guardare il miracolo: perché non aveva mai visto qualcosa di più bello in vita sua.
Non parlavano mai mentre lui creava, lo facevano solo prima di iniziare, in modo che lui avesse l'ispirazione.
A questo pensava Caroline mentre metteva in valigia le ultime cose. E si meravigliava di come il loro rapporto era mutato in modo così drastico da lasciarla senza fiato.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera, era Chris.
-Caroline, abbiamo un problema.-

Grace era ancora sotto shock quando Caroline la vide: sudava freddo e spesso aveva degli scatti, come se qualcuno potesse attaccarla da un momento all'altro. Chris ancora non sapeva da dove venissero quei corpi né vivi né morti, ma sapeva che non aggredivano chiunque, e questa consapevolezza lo portò a prendere una decisione.
-Ok. Grace, Amir e tutti gli altri cavalieri, oggi preparate le valigie perché si sta qualche giorno a Brighton. Abbiamo bisogno di staccare la spina e soprattutto di non farci vedere per un po' qui in giro. Gli zombie cercano noi e tutti coloro che ci stanno accanto. Caroline, parlaci tu con i genitori di Grace e di loro che avete una conferenza o altro a Brighton, non so inventati una scusa.-
Christopher non aveva chiesto, ma ordinato. E tutti sapevano che quando Chris ordinava, bisognava eseguire.

Tre giorni dopo
Grace si era innamorata della stanza che occupava con Caroline, in quell'albergo lussuoso a Brighton che si affacciava proprio sull'Oceano. Chiamarla stanza era riduttivo: si trattava di un vero e proprio appartamento, situato al quinto ed ultimo piano dell'hotel. Nella camera accanto a destra vi soggiornavano tutti i cavalieri, in quella a sinistra i fratelli Von Fustë e Christopher.
-Allora... tu ed Amir?- esordì Caroline mentre l'amica svuotava la valigia.
-Niente.-
-Ma va Grace...-
-Ok, ok... mi piace, e non poco. Ma Caroline, è un fantasma capisci? Non c'è futuro.-
Caroline annuì. Spesso si dimenticava che fossero fantasmi: ormai persino Edward non usava l'invisibilità e si era abituata a vederli umani. Però bisognava guardare in faccia alla realtà, si disse, e questo pensiero la rese triste.
-Caro... So che stai iniziando a provare qualcosa per Edward ma...- Grace non terminò la frase che l'amica la bloccò prima.
-Grace. Non provo niente per Edward. E poi, come dici tu, è un fantasma. Solo un fantasma.-
In quel momento qualcuno bussò alla porta e Grace guardò dallo spioncino di chi si trattasse.
-Parli del diavolo...-
Aprì la porta ad Edward che entrò in fretta e furia, sembrava sconvolto ed era estremamente affascinante vestito da ragazzo del ventunesimo secolo, pensò Caroline.
-Che è successo?- Chiese Grace ormai abituata alla bellezza dirompente dell'altro.
-No dico, vogliono uccidermi? Quei due non fanno altro che stare appiccicati, parlare, ridere, discutere e ridere, e poi parlare e di nuovo ridere! Capite?! Mio fratello è ormai il fratello di Christopher!-
"Povero Ed." Pensò Grace. "Ancora non hai capito come è la situazione".
E le ragazze già ne avevano parlato prima di partire: non volevano spiegate ad Edward che tra quei due c'era attrazione sessuale e non fraterna, lui non avrebbe capito, perché ai suoi tempi i gay non erano ben accetti. Lo avrebbe capito da solo, o comunque gliene avrebbe parlato William quando sarebbe stato pronto.
-Ed, mio fratello non vuole portarti via Will. Ti ho già spiegato che c'è una buona intesa tra loro.-  lo rassicurò Caroline.
-Si ma... a volte mi sento a disagio quando sono con loro. Come se non potessi entrare nel mondo di Chris e Will.-
-Si, ti capisco.-
Per fortuna il discorso terminò perché Marcus chiamò tutti nella hall.
-Piuttosto... Ed, devi dire a Marcus di non parlarti come nel 1800. Non sei più signorino Edward, le persone si insospettiscono e ci prendono in giro. Per favore, potresti dirglielo tu che sei il suo migliore amico?-
Edward era un po' titubante, ma alla fine sorrise e fece un cenno col capo proprio mentre le porte dell'ascensore si aprivano e rivelavano i cavalieri schierati letteralmente nella hall.
Edward prese Marcus in disparte e parlarono a lungo.
-Da retta solo a te e a William. Sei entrata nel cuore di pietra di Von Fustë eh!- Scherzò Grace. Ma Caroline non riusciva a non pensare al paragone che William aveva fatto una volta, tra Edward e lo zucchero. Duro come il marmo all'inizio, dolce e morbido dopo un po'.
Caro però, doveva stare attenta a non affondarci, in quella distesa di zucchero.

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora