I'll do anything to make sure Brad's going to hell at his own party.

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Justin Bieber

«Sono a casa!» Dissi non appena aprii le porta d’ingresso cigolante dell’appartamento, solo per imbattermi nell’oscurità che era ancora più deprimente del mio umore al momento. Erano circa le nove di sera e mi ero aspettato che mia mamma fosse ormai a casa. Situazioni del genere capitavano decisamente troppe volte negli ultimi anni passati, eppure mi sentivo ancora solo ogni volta che trovavo l’appartamento deserto, privato del calore che mia mamma portava con sé dovunque andasse.

Chiusi la porta dietro di me e appesi la giacca sull’appendiabiti senza accendere le luci. La parte anteriore del nostro appartamento si affacciava ad est, dove il cielo si stava già oscurando. Potevo ancora distinguere le figure dei mobili e mi sentivo come se, se avessi acceso la luce, mi sarei in qualche modo esposto, come se qualcuno avrebbe potuto vedere quanto avevo fatto qualche ora prima.

Lasciai cadere lo zaino a terra e afferrai il retro di una delle sedie di legno che circondavano il tavolo da pranzo. Il respiro sfuggì tremante ai miei polmoni, come se lo avessi trattenuto per del tempo. Non mi ero mai vergognato di me stesso più di quanto stavo facendo ora. Guardai le mie mani e mi accorsi con un tremito che erano state in posti che non avrei mai dovuto toccare. Avevo toccato una ragazza in una maniera che era più peccaminosa della peggior cosa che mai avessi fatto. E mi era piaciuto. Tutto.

Mi sentivo come se avessi iniziato un nuovo capitolo della mia vita nel momento in cui il corpo di Lily si era mostrato a me – le nuove sensazione, il toccare, una donna che mi voleva. Non avevo mai sperimentato una cosa del genere. Pensavo di aver provato la cosa più estrema già dopo quella volta in cui ci eravamo strusciati fino a raggiungere l’orgasmo negli spogliatoi, ma mi ero sbagliato. Terribilmente sbagliato.

Non mi sentivo neppure più me stesso. Mi sentivo totalmente un ragazzo nuovo; un ragazzo che non si divertiva leggendo libri sulla scienza e facendo i compiti. Il nuovo me non era interessato alle reazioni fra due sostanze – il nuovo me era invece interessato a come il corpo di una ragazza reagiva al mio tocco. E non ero sicuro di quale ragazzo avrei voluto essere.

La mia testa era colmata dall’eco della sua bellissima voce. Il modo in cui il mio nome era scivolato sulla sua lingua, il modo in cui aveva cercato di contenere i suoi gemiti, il modo in cui aveva stretto le lenzuola bianche del suo letto mentre cercava di trattenersi dall’urlare. Era tutto sembrato troppo per me da sopportare.

Sapere che l’avessi toccata nei punti giusti mi faceva sentire in qualche modo fiero di me stesso, tenendo conto che avevo zero esperienza quando si trattava della sessualità. Ero fortunato che avessi prestato attenzione due anni prima, quando il nostro insegnato ci aveva spiegato tutto riguardo la riproduzione dell’uomo, inclusi i genitali di entrambi i generi. L’unica differenza con oggi era che non ero disgustato all’idea di fare sesso.

Un piccolo movimento nell’altro lato della stanza attirò la mia attenzione e velocemente voltai il capo – la luce vicino al vecchio divano si era accesa. Su quello stesso divano sedeva una figura che non vedevo da molto tempo. Deglutii udibilmente mentre cercavo di trattenermi dal respirare pesantemente – me l’aveva appena fatta fare sotto dalla paura. I suoi lunghi capelli bronzei erano raccolti in una scombinata coda e i suoi occhi castani guardarono nei miei incuriositi, domandandosi silenziosamente per quale motivo fossi stato lì in piedi per tutto quel tempo.

«Bonsoir, Justin.» Mi salutò mentre un piccolo sorriso si stampava sulle labbra. «Tu n’aimes pas d’éclairage, eh? [Non ti piace molto la luce, eh?]» Il suo sorrisetto divenne un ghigno quando notò le mie labbra dischiuse, indicando che non fossi in grado di pensare a qualcosa da risponderle. Aveva indubbiamente notato il mio strano comportamento, per il non accendere le luci e tutto il resto.

Locked Up.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora