CAPITOLO 3

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<<Ehi, mamma! Sono appena atterrata e sono seduta in un bar a mangiare qualcosa.>>

<<Tesoro, non hai mangiato nulla sull'aereo? Hai vomitato? Quando eri piccola non riuscivi proprio a prendere un aereo senza rimettere anche l'anima.>> mia madre non è cambiata di una virgola negli ultimi dieci anni: neanche saluta, si preoccupa di cosa ho mangiato...

<<Mamma, sto bene. Ho solo fame! Il Sig. Freud dovrebbe arrivare tra venti minuti per portarmi a scuola, quindi ho pensato di mangiare una brioches.>> 

<<D'accordo, tesoro.>> sento una voce di sottofondo ma non riesco a capire cosa stia dicendo. << SI, ARRIVO! Scusami, tesoro, ma siamo sommersi, il lavoro mi aspetta. Ti voglio bene, chiamami stasera, okay?>> 

<<Mamma, ti sei dimenticata del fusorario? Se da me è sera, da te è notte fonda! Chiamami tu quando chiudete, qui sarebbero le 4 del pomeriggio.>> le comunico, forse per la millesima volta da quando mi hanno offerto la borsa di studio.

<<Oh, è vero. Scusami, ci sentiamo più tardi amore, STAI ATTENTA!>> e mette giù. Mia madre, come del resto credo la maggior parte delle madri del mondo, non parla normalmente al telefono. Lei URLA. Appena blocco il telefono mi porto una mano all'orecchio, massaggiandolo delicatamente. 

Finalmente posso mangiare la mia brioches e bere il mio cappuccino. Quando finisco tutto lascio una banconota da dieci sul tavolino, il resto è mancia, e mi avvio verso l'uscita. Dopo qualche minuto capisco di essermi incamminata verso l'uscita sbagliata, e mi ritrovo al centro dell'aeroporto. Sto cercando su google una mappa di questo labirinto, quando delle urla mi terrorizzano. Istintivamente, mi porto le mani sopra la testa, per proteggermi da qualsiasi cosa stia per accadere. 

"OH MIO DIO, È LUI!!" "SHAAAAAWNN, TI AMOOOO" "TI PREGO SPOSAMIII". Al sentire quelle parole, alzo lo sguardo e vedo una mandria di ragazzine correre verso di me. Non faccio in tempo a spostarmi: mi passano letteralmente addosso facendomi cadere. <<Ma che cavolo ci fai qui in mezzo, brutta cretina?!>> sento una ragazza urlarmi addosso. Non riesco ad alzarmi perché continuano a corrermi affianco e sulle mie borse. Quando, finalmente, la mandria finisce, mi volto, arrabbiata e confusa. Intravedo un ragazzo, deve avere qualche anno in più di me. Sembra stanco, e il suo sguardo cade sul mio corpo a terra. <<Oddio, stai bene?>> mi urla. Riesco a fargli cenno di sì con la testa e poi le ragazze lo accerchiano, allontanandolo dalla mia vista.

Vedo Hannah, la ragazza del cappuccino, correre verso di me. <<Oh, mio Dio! E' tutto okay? Sono proprio delle stronze, quelle lì. Aspetta, ti aiuto ad alzarti.>> Mi appoggio a lei per tirarmi su, e poi prendo le mie cose. <Si, è... è tutto okay. Grazie mille, Hannah>> controllo velocemente l'orologio <<Cavolo! Sai per caso come posso raggiungere l'uscita principale? Il Sig. Freud mi starà aspettando.>> dico. <<Il Sig. Freud hai detto? Ma... Tu sei la ragazza italiana che ha vinto la borsa di studio alla Toronto's Academy of Languages?>> mi chiede.

<<Ehm. si. Perché, la conosci?>> chiedo.

<<Se la conosco? Io ci vivo e studio! Io sono la tua nuova compagna di stanza!>> grida, sembra felice. <<Sai, mi aspettavo una fighetta tutta Chanel e Prada, ma mi sbagliavo! Non sono mai stata più felice di vedere una persona! Per l'uscita devi seguire i cartelli per il GATE 1 e quando ci arrivi girare tutto a destra verso i negozi.>> dice, allegra.

<<Beh, sono contenta anch'io! Ora vado, ma ci vedremo sicuramente più tardi, se siamo nella stessa stanza!>> 

<<Certamente! A più tardi!>> urla mentre mi allontano.

SPAZIO AUTRICE: 

Ciao ragazz*! 

Spero con tutto il cuore che la mia storia vi stia piacendo. Fatemelo sapere, come sempre, VOTANDO e COMMENTANDO! 

Un bacio grande,

Fede <3


Dimmi che non finirà// Shawn Mendes IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora