Capitolo 24

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24.


L'imbrunire stava scivolando lentamente attorno ad Aken, con i suoi colori cupi e l'aria sempre più fredda a fargli da mantello.

Cercando con lo sguardo un luogo ove nascondersi per la notte, il principe desiderò trovare quanto prima un rifugio adatto allo scopo.

Era impensabile fermarsi in un villaggio – era sempre possibile che qualcuno lo riconoscesse, nonostante gli anni passati chiuso all'interno del castello.

Ancor di più, era rischiosa la sola idea di utilizzare una delle capanne che sorgevano lungo la Carovaniera del Nord.

Pur se adibite appositamente allo scopo di ospitare i viandanti, sempre in transito lungo la via delle montagne, non erano certo adatte a lui che era un fuggiasco.

Sarebbe stato il primo luogo in cui gli armigeri di suo padre – e un tempo suoi uomini – lo avrebbero cercato.

Alla capitale, ormai, il padre doveva aver compreso le sue intenzioni e, se lo conosceva bene, stava già predisponendo una squadra di ricerche.

Certo, il fatto che non vi fossero falchi a disposizione per mettere in allarme i borgomastri, lo metteva al sicuro, così come metteva al sicuro Eikhe, ovunque ella fosse.

Questo, però, non avrebbe fermato per sempre il padre, perciò avrebbe dovuto comunque raggiungere Marnha quanto prima.

Era quindi consigliabile non lasciare neppure il più piccolo brandello di prova della sua presenza.

Il bosco era l'unica soluzione.

Oltre a un aiuto insperato, pensò un secondo dopo, sorpreso quanto intimorito.

Aken levò il capo con sguardo colmo di stupore quando, alle sue orecchie, giunse il familiare ululato di un lupo. Un lupo molto particolare.

Si volse a destra e a sinistra, ben deciso a comprendere da dove provenisse quel suono ancestrale, chiedendosi nervosamente se lo stesse solo sognando.

Solo una volta nella vita aveva udito quel particolare suono, e non era più riuscito a dimenticarlo.

Sapeva fin troppo bene chi era.

Evanescente come un'apparizione spettrale, una bianca figura ammantata da un alone di luce spuntò come dal nulla dal bordo della foresta.

Mentre il cavallo scartava nervosamente sotto di lui, Aken fissò a lungo quella divina emanazione, senza peraltro riuscire ad aprire bocca ed esternare in qualche modo la sua sorpresa.

Mai, nella vita, si sarebbe aspettato di veder comparire nuovamente dinanzi a lui la figura immortale di Hevos.

A quanto pareva, però, il dio-lupo lo stava onorando della sua presenza per motivi che ignorava completamente.

Il principe diede delle pacche leggere sul collo del cavallo per calmarlo mentre, con lievi sussurri all'orecchio, lo pregava di non spaventarsi.

Allo stesso tempo, la voce stentorea del dio-lupo gli giunse alle orecchie come una musica magistralmente eseguita.

"Vieni a me, figlio del branco, e ripara il tuo corpo mortale dalla notte!"

Smontando da cavallo con un'espressione sul volto che rasentava lo sconcerto, Aken attirò il cavallo verso il bosco, strattonandolo gentilmente per le briglie.

Hevos, imperturbabile, si sedette sulle zampe posteriori, attendendo paziente il suo arrivo.

Quando fu abbastanza vicino per scorgere bene la sua figura, il principe notò un particolare curioso e che, la prima volta che si erano incontrati, non aveva scorto.

Il Marchio di Hevos - Cronache di Enerios Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora