Capitolo 29

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29.


Il boato che li svegliò di soprassalto, nel cuore della notte, non fu spaventoso a causa di ciò che lo aveva provocato, quanto piuttosto per l'oscuro presagio che portava con sé.

Sobbalzando nel letto che ormai da mesi divideva con Eikhe, Aken si levò a sedere di scatto, le orecchie vigili in cerca di ulteriori rumori chiarificatori.

Le mani della compagna, nel frattempo, corsero all'acciarino nel tentativo di accendere la candela sul comodino il più in fretta possibile.

Bussando alla loro porta con fare concitato, nemmeno un minuto dopo quel suono disumano, Antalion esalò con voce ancora impastata dal sonno, ma già in allerta: "Posso entrare?"

"Vieni pure, An" disse lesto Aken, levandosi da letto mentre una fiammella purpurea prendeva vita sulla candela.

Armato della propria, che gli illuminava il viso tirato e i capelli scompigliati dal sonno, Antalion entrò a grandi passi nella camera padronale.

Fissati alternativamente i genitori, domandò torvo: "Una slavina?"

"A giudicare dal rumore, o era bella grossa, o si è trattato di una valanga in piena regola" brontolò il padre, indossando alla svelta camiciola, pantaloni e una pesante casacca di pelle di bufalo, che Eikhe aveva confezionato per lui come regalo per la sua venuta.

Storcendo la bocca carnosa, il figlio annuì mentre la donna, imitando il compagno, indossava i suoi abiti più pesanti assieme ad alti stivali di cuoio nero.

Quando furono entrambi pronti, si volsero a guardare il figlio, già abbigliato per uscire e, senza una parola, imboccarono il corridoio per raggiungere l'ingresso della casa e, da lì, la via principale di Hyo-Den.

Era necessario scoprire se i frangi-valanga avevano retto, o se le parti più esterne del paese fossero state colpite dal fronte nevoso.

Diverse donne, e non pochi uomini, si riversarono a loro volta lungo la via mentre Istrea e la figlia, uscendo di gran carriera dalla loro abitazione, si univano al gruppo sempre più folto di persone.

Salutandole con sorriso di circostanza prima di affiancarle, Aken chiosò: "Risveglio burrascoso, eh?"

"Avrei preferito non doverlo mai sentire ma, dopotutto, non mi stupisce. Siamo in primavera, ormai" brontolò Istrea, prima di accorgersi del cupo cipiglio dell'uomo al suo fianco.

Una valanga a quell'ora antelucana poteva voler dire solo una cosa; le temperature si erano irrimediabilmente alzate.

Se già non lo era in quel momento, la Carovaniera del Nord sarebbe stata ben presto percorribile.

Questo significava anche che, da quel momento in poi, re Arkan avrebbe inviato i soldati alla ricerca del figlio, rivoltando come un guanto ogni angolo del regno.

Aken vi aveva pensato nell'istante stesso in cui, quel sordo tuono mortale, si era allargato nella valle con le sue vibrazioni raggelanti.

Pur avendo a cuore le sorti di coloro che, per disgrazia, si fossero trovati in mezzo a quella furia di neve e ghiaccio, non aveva potuto esimersi dal chiedersi quanto tempo sarebbe passato prima di ricevere notizie dai clan del sud.

Non voleva andarsene da lì, e neppure desiderava costringere la famiglia all'ennesimo sacrificio per causa sua, ma cos'altro gli rimaneva da fare?

Non avrebbe mai rimesso piede a Rajana alle condizioni del padre, e non voleva che l'esercito se la prendesse con le figlie sacre che, così gentilmente, lo avevano accolto nel loro abbraccio.

Il Marchio di Hevos - Cronache di Enerios Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora