Prologo

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Ma come ho fatto a ritrovarmi ancora a una di queste stupide feste?

Sempre più affollate, con la musica ad un volume altissimo, tanto quasi da rompermi un timpano.
Sarah mi ha costretto a venirci.
Dice sempre che stare troppo a casa ci fa male, e abbiamo bisogno di divertirci davvero. Sinceramente non sono d'accordo, il vero divertimento non si basa solo sull'uscire per andare in discoteca.
Sempre più convinta di trovare un ragazzo giusto qui, in questo posto, in cui i ragazzi non mi sembrano per niente seri.

"I ragazzi giusti e super fighi vanno sempre a queste feste. Ci troveranno anche me."
Parole che mi ha detto poco prima di ritrovarci in questo posto.

Mentre ci sono io, che sono ancora più stupida di lei, facendomi fregare dai suoi occhioni e dai suoi discorsi strappalacrime per convincermi a venire ad una di queste stupide feste.
Cosa hanno di speciale? 

La guardo, al centro della pista con intorno alcuni ragazzi sotto la canzone di Despacito di Luis Fonsi ad alto volume, mentre sono seduta qui su uno di questi divanetti, ai bordi dell'intera sala, che all'apparenza sembrano davvero comodi.
La osservo con una punta di invidia su quella pista dove si scatena.
Vorrei essere come lei per certi versi, fingere che la mia vita non sia un disatro e andare avanti senza rendermene conto.
Senza ricordi che ti tagliano, senza delusioni, senza pianti e dolore, senza nulla.
Ricambia il mio sguardo e mi fa un occhiolino. Le faccio un mezzo sorriso e mi alzo da quel divanetto per andare a prendere una boccata d'aria fresca.

Attraverso la folla intera con fatica, mi arrivano spintoni ovunque. Quando raggiungo la terrazza faccio un sospiro, riempiendo i miei polmoni di aria fresca.

Maledetta festa! 

Mi sposto in punto della terrazza poco affollato, senza ragazze mezze nude o ragazzi arrapati pronti a saltare addosso a chiunque solo per soddisfare i loro schifosi bisogni, o addirittura delle persone totalmente fatte.

Mi guardo in giro, e con mia grande fortuna, noto che in questo momento sono sola qui fuori. Si sentono solo delle urla di piacere di qualche ragazza, ma questo poco mi importa.

Una voce maschile interrompe i miei pensieri.
<E tu che ci fai qui fuori tutta sola?>
Mi giro e lo guardo.

È un ragazzo alto rispetto a me, moro e pieno di tatuaggi. Ha l'orecchino ad entrambi i lobi delle orecchie, ed indossa un jeans scuro e un semplice maglione nero sopra.

<Ti ho fatto una domanda. Non sei abituata a rispondere?> Continua, con modi superficiali.

Mi giro dalla parte opposta e lo ignoro, ma ovviamente lui non si arrende. Sento dei passi dietro di me, e poi una presa sul mio braccio.
Mi giro nuovamente.

<Non. Mi. Toccare!> Sibilo a denti stretti, mentre lo fisso intensamente negli occhi.

Molla subito la presa, quasi spaventato.

<Uh.. che caratterino! Cos'è, hai litigato con il tuo fidanzato?> Borbotta, con una smorfia.

<Sono single.>

<E allora cos'hai? Il ciclo?> Ribatte.
Ruoto gli occhi al cielo.

<No, lasciami stare.>

<E se ti dicessi che non voglio farlo?>  Mi provoca.

<E se io ti dicessi che non ti voglio fra le palle?> Lo sfido con un occhiata.

Ridacchia alla mia risposta. Si siede sulla panchina in legno scuro li vicino, e continua a fissarmi.

<Smettila. Le foto durano più a lungo, se vuoi falla e non ci pensiamo più.>

<Siamo anche spiritose. Mi piaci ragazza.> Commenta. <Come ti chiami?> Ridacchia.

<Cosa te ne importa?>

<Beh sto facendo conoscenza. Non te l'hanno insegnato i tuoi genitori?>

<Si, ma mi hanno anche insegnato a non parlare con i sconosciuti. > Ribatto, mentendo.
No, non me l'hanno insegnato.
Non hanno mai fatto parte della mia vita. 

<È per questo motivo che mi stavo presentando.> Controbatte. <Piacere, Christopher ma per gli amici Chris.>
Mi porge la mano.

Guardo la sua mano. <Alice.> Rispondo, senza stringerla. La ritrae e mi fissa ancora una volta.

<Molto piacere Alice.> Mi fa un occhiolino.

<Piacere Christopher. Ora che ti sei presentato, e hai fatto "amicizia", puoi andare grazie?>

<No, preferisco restare. Si sta più freschi qui fuori.>

Ruoto gli occhi al cielo, e sposto di nuovo lo sguardo per non ritrovarmi un paio di occhi azzurro cielo che mi fissano.
Devo ammetterlo, sono davvero stupendi.

Un ragazzo viene verso di noi. <Chris, andiamo. Ci siamo tutti, ed è tutto pronto per il grande colpo.>

Si alza dalla panchina, e mi fa un cenno come saluto. <A presto, mia cara Alice.> Si volta, allontandosi.

Lo guardo andare via.
<A mai più caro Christopher.> Sussurro, non appena varca la soglia della finestra stessa con il ragazzo che lo ha chiamato.

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