Capitolo 5

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Alice

Quando solitamente la sera ti ritrovi stesa nel letto, pensando alla giornata e ai momenti vissuti durante il giorno, speri anche che il giorno dopo potresti riposarti, senza la minima idea di essere disturbata da un qualche aggeggio metallico che allo scattare dell'ora prestabilita, emette un suono acuto e rimbombante.
E quindi, devi devi essere pronta ad allungare un braccio, cercare di colpire il famoso tasto per spegnere quel rumore, e alzarti nel medesimo istante. Magari dalla posizione comoda che hai finalmente trovato.

Allungo un braccio, mugolando parole a caso contro l'aggeggio in questione e riesco a farlo smettere di produrre quel suono buttandola per terra. La migliore soluzione, ad ogni problema. 
Mi alzo controvoglia, trascinando i piedi intrufolati dalle ciabatte, in bagno. Evito di guardarmi allo specchio, stessa situazione ogni mattina, e mi spoglio velocemente per poi entrare nella doccia, rilassare i muscoli e il corpo stesso.

Insapono per bene ogni parte del mio corpo, per poi sciacquare accuratamente le stesse parti con l'acqua fredda; che aiuta anche a svegliarmi, ovviamente.
Esco dalla doccia dopo aver finito la mia intera procedura, e mi avvolgo in un asciugamano bianco. Attraverso il corridoio, nuovamente e mi intrufolo nel mio armadio per vestirmi.

Tesoro, se continui di questo passo, non arrivi a scuola nemmeno per
le 8:00. 

Hai ragione.

Controllo la sveglia: 7:21, precise.
Ho ancora qualche minuto per prepararmi, e senza rendermene conto afferro un paio di jeans chiari e una canotta nera, abbinata ad una camicia a quadri rossi e neri, e un paio di converse.
Infilo il tutto, aggiustandolo per dare ai stessi vestiti una forma decente. Capelli sciolti sulle spalle, lasciandoli naturali, in piccole onde morbide. Una riga di eyeliner nero sulle palpebre chiare, e un po' di mascara, il giusto per risaltare gli occhi e farli sembrare svegli.
Per quanto ci si può riuscire, ovviamente.

Afferro la borsa sopra la scrivania bianca, nella quale infilo i vari libri e quaderni occorrenti per la giornata che poi,  naturalmente,  alcuni li lascerò nel mio armadietto per il giorno dopo, evitando di portarli nuovamente.

Rivolgo un rapido sguardo all'ora: 7:30.
Perfetto, sono ancora in tempo.

Esco di casa, senza vedere Sarah. Probabilmente avrà iniziato il primo turno oggi, e sarà partita questa mattina presto.

Affretto il passo, cercando anche di correre di tanto in tanto.
Il rombo di un motore dietro di me, mi fa sobbalzare mentre cerco di camminare piu velocemente, il che fa girare di 360 gradi il mio attuale corpo verso la presunta persona, o il presunto veicolo.

Una moto. Una moto rossa ferma, vicino al marciapiede, dove rimango immobile e magicamente incantata nel vederla. Il proprietario si toglie il casco, così che io riesca a vederlo in faccia.
Christopher.
Lui.. Lui ha una moto così?

Lo fisso incredula di ciò che ho appena visto, sotto i miei occhi.
-Ciao piccola, sapevo di trovarti qui.- La sua voce mi da il buongiorno con un tono decisamente più scuro, sapendo che io sto ancora ammirando la sua moto. -Ti piace, non è vero?- Mi fissa, per poi accarezzare la sua moto con il dorso della mano.

-Si, è molto bella.- Annuisco, spostando lo sguardo verso di lui.

-Sapevo che ti sarebbe piaciuta.- Si vanta, compiaciuto della situazione.

-È tua?- Domando, avvicinandomi per guardarla meglio.
Ho sempre avuto un debole per le moto. Mi ricordo che una volta, all'orfanotrofio,  vidi una moto nera come il buio, ma lucente con qualche rifinitura qua e là per i lati lucidi, tutte i piccoli particolari accentuati, e me ne innamorai.
Non sapevo di chi fosse, mi ricordo solo che le andai vicino per ammirarla in qualsiasi dettaglio che potesse colpirmi ancora di più di ciò che era davanti ai miei occhi.

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