17- L'equazione di Dirac

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-Me la stai facendo sudare- Si aggiusta il ciuffo, tirandosi leggermente le punte dei capelli, per poi guardarsi un pò intorno.

-Sei ubriaco, smettila- Lo allontano e mi libero dalla sua presa. Appoggio le mani sul suo petto e cerco di farci pressione, ma lui non vuole proprio saperne di lasciarmi andare.

-Vuoi che ti dimostri di essere sobrio?- Prende il mio volto tra le mani e lo tiene fermo. I miei occhi sono incatenati con i suoi, nonostante non sia proprio la mia più grande ambizione.

-E come?- Gli chiedo, arrendendomi. -Avvicinati e capirai che non puzzo d'alcol-

-Riccardo- Idiota, siamo già abbastanza vicini, non credi?

-Preferisci che ti baci?- Alzo gli occhi al cielo, ma poi penso meglio alla sua proposta.

-Qualche settimana fa mi dicesti che se tu mi avessi voluta baciare, lo avresti fatto senza chiedere niente- Non faccio neanche in tempo a concludere la frase, che sento le sue labbra sulle mie. Cazzo. Quanto è bravo... Porto lentamente le mani tra i suoi capelli, mentre lui mi sta già cingendo i fianchi. Come posso staccarmi adesso? E' come se tutti i pezzetti si fossero aggiustati. Mi sembra di vivere un sogno e la mia paura adesso, è quella di svegliarmi all'improvviso. Socchiudo gli occhi e mi allontano da lui. Cosa sto facendo? Perchè lo sto facendo...?

Abbasso lo sguardo e lui si schiarisce la voce.
-Scusami- Sussurra, mordendosi il labbro inferiore e andando verso il soggiorno. -Riccardo- Lo richiamo e lui si volta con un'espressione devastata.

-Cosa vuoi dirmi? Vuoi dirmi che sei innamorata di Andreas? Ti rendi conto che è il mio migliore amico? Ma va bene così... Sono io che sono troppo impulsivo- Mi avvicino a lui e lo bacio di nuovo. Chi era quello impulsivo? -Che cosa mi stai facendo?- Mi chiede, senza aumentare la distanza tra di noi.

-Questo non posso saperlo- Mi accarezza la guancia sinistra ed io mi accorgo che le luci sono ancora spente. Non abbiamo neanche avuto il tempo di accenderle, o forse non ci abbiamo neanche fatto caso.

-Il problema è un altro, Riccardo... Non puoi suonare sulle corde rotte di una chitarra. E ti assicuro che le mie in questo momento sono distrutte-

-Permettimi almeno di aiutarti ad aggiustarle- Sorrido leggermente, per poi abbracciarlo e appoggiare la testa sulla sua spalla sinistra.

-Ma come hai fatto a sapere che lavoravo lì?- Cerco di guardarlo negli occhi, ma da questa posizione è leggermente complicato. Non avendo nessuna intenzione di allontanarmi da lui, decido di fare a meno del contatto visivo. -Ho le mie fonti-

-Mi fai paura- Affermo, alzando il sopracciglio sinistro, per poi accendere le luci e avviarmi verso il salotto.

-Anche io ho paura, Fede...- Confessa, sedendosi accanto a me sul divano. Mi prende la mano e mi fa avvicinare a sè. Appoggio la testa sul suo torace e lui porta il suo braccio dietro la mia schiena. -Di cosa?-

-Ho paura di tutte le forti emozioni che mi fai provare-

-Se non rischi, vuol dire che in fondo non vuoi- Sussurro e lui mi lascia un bacio tra i capelli. -Tu domani vai in quel posto e dai le tue dimissioni- Ordina, facendomi alzare in piedi di scatto.

-Ah, adesso ho capito! Hai fatto tutta questa scena, quando l'unica cosa che ti interessava era questa! Non ti andava bene di frequentare una che lavora in un posto del genere... Con quali soldi credi che io sopravviva? La sai una cosa? Vaffanculo! Vaffanculo, Riccardo!- Prendo la borsa e vado verso la porta. Mi blocca il polso e mi impedisce di uscire. Chiude la porta con una pedata, facendomi sussultare. -Adesso i ruoli sono tornati al loro posto- Diciamo che quello del polso è un po' il nostro "rituale".

-Lasciami in pace, Riccardo- Chiudo gli occhi e la mia testa inizia a scoppiare. -Stai zitta ed ascoltami- Lo fisso in quegli occhi azzurri che mi hanno fatto letteralmente perdere la testa. Ma io non posso far altro che proteggere me e proteggere lui da una cosa che andrebbe a finire male.

-Lasciami perdere e vivi la tua vita- Appoggio le mani sul suo torace, provando ad allontanarlo, ma è come se i nostri corpi si fossero trasformati in due calamite. Le calamite si attraggono, ma con la stessa forza si respingono. Nonostante tutto, come in tutte le cose, l'attrazione è leggermente maggiore rispetto alla repulsione.

-Non è quello che voglio e neanche quello che vuoi tu!- Ribatte, abbassando leggermente il tono nella seconda parte della frase. -Riccardo, adesso basta!-

-Era meglio prima- Continua imperterrito, senza ascoltare in nessun modo ciò che gli avevo chiesto prima. -Basta!- Grido, quasi in preda al panico. Perchè non ho la forza di andarmene? Forse perchè mi piace davvero...

-Fammi parlare- Mi spinge contro la parete ed io non posso far altro che ascoltarlo. Mi trovo tra la parete ed il suo corpo, con le sue mani ai lati della testa. In quante vorrebbero essere al mio posto...
-Era meglio quando non sapevo di piacerti e quando non avevo questa voglia irrefrenabile di baciarti. Ma adesso è tutto diverso ed io non so assolutamente come cambiare idea-

-Ti ripeto, vivi la tua vita e permettimi di vivere la mia- Lo allontano ed apro la porta. -Con te, però- Ribatte, bloccando la porta con un piede.

-La verità è che ho paura! Scusami se mi freno ma non ho la forza di andare avanti. Ho paura, Riccardo. Ma è da quando ti ho visto per la prima volta in quella stazione che non voglio far altro che stravolgerti la vita!-

-Hai paura di me?- Mi chiede, facendo perdere il mio sguardo in quei suoi pozzi blu. -Ho paura di quello che mi fai provare ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi abbracci, ogni volta che semplicemente mi sfiori una mano-

-Credo di aver capito...- Inizia a camminare per la stanza, allontanandosi di conseguenza da me. -Non che mi ricordi molto della fisica studiata al liceo, ma c'era una specie di equazione dell'amore?-

-Per meglio dire l'equazione di Dirac?- Lui si volta e sorride beffardo alla mia domanda retorica. -Sei una secchiona... Oppure sei una innamorata dell'amore- Abbasso lo sguardo imbarazzata e quando ho trovato la forza di rispondere, lui mi ha ancora una volta preceduta. -Ti ricordi cosa diceva?-

-Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continuerà ad influenzare l'altro, anche se distanti chilometri o anni luce- Recito la teoria a memoria, ripercorrendo con la mente una pagina del mio libro di Fisica 1, esame dato lo scorso anno. -Per rispondere alla tua domanda di prima, probabilmente entrambe- E' strano essere innamorati dell'amore? Perchè poi cos'è l'amore in realtà? E' l'insieme di tutte quelle emozioni splendide che qualcuno ti fa provare... Ed io sono innamorata di tutte quelle emozioni.

-E cosa deduci da quella teoria?-

Nota Autrice
Non uccidetemi per il fatto che ho lasciato il discorso a metà... Chissà cosa risponderà Fede? Commentate!!
Allyxx

Broken Strings || Rederica #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora