19- Ritorni

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Dopo quella sera non è cambiato un granché, se non che Riccardo ed io ci siamo messi insieme. Dire "fidanzati" suona un po' strano... Quindi diciamo che ci siamo messi insieme. Non mancano le giornate in cui litighiamo e forse sono quasi più quelle in cui discutiamo, rispetto a quelle in cui andiamo d'amore e d'accordo. Probabilmente però non c'è neanche niente di strano. Forse sono solo io a vederlo. Lui è partito per le ultime tappe dei suoi Instore. Nessuno sa ancora della nostra relazione, dato che non ci siamo quasi mai fatti vedere insieme. O meglio, non ci siamo praticamente mai visti neanche noi, cosa che ha reso più facile il nostro piano di tenere tutto nascosto. Vedo le sue foto su Instagram e l'idea di poter a breve risentire le sue labbra sulle mie mi aiuta a superare queste giornate difficili. Tra qualche giorno saranno precisamente due mesi dal nostro primo incontro e sono molto emozionata per questa specie di anniversario. Ovviamente io continuo a lavorare in quel locale, nonostante questo sia stato diverse volte un argomento di discussione. Ho diciamo vinto io, dato che non ho ancora trovato una soluzione migliore.
Purtroppo non ho ancora trovato un lavoro più adatto a me e alle mie competenze. Ogni volta che passo davanti al Politecnico di Milano spero di poter varcare quel portone un giorno. Alcune volte Riccardo ha provato ad entrare nell'argomento, ma io non voglio che si senta in dovere di aiutarmi economicamente.

Sto caricando la lavapiatti, aspettando una sua chiamata, dato che non lo sento da ieri mattina. Ieri sera ho fatto tardissimo, perché il locale era stato preso in affitto per una festa di compleanno e non ho fatto in tempo a richiamarlo.
Non saprei dire sinceramente quante bottiglie di vodka siano state consumate. E pensare che qualche anno fa ero io al loro posto e guardavo dall'alto in basso le bariste... Un piatto mi cade dalle mani e osservo tutti i pezzettini di ceramica blu frantumatasi sul pavimento.

Inizio a piangere. Mi appoggio alla parete e mi lascio scivolare per tutta la sua lunghezza. Perché? Perché è accaduto a me? Avevo impostato la riproduzione casuale nel telefono e in questo momento sta suonando D'improvviso. Quanto darei per risentire la voce di mia sorella anche solo per un attimo. Mi alzo lentamente e vado verso quella che è da poco diventata la mia stanza. Sotto il letto ho nascosto una scatola da scarpe piena di foto, biglietti di concerti, depliant di mostre d'arte e cose del genere. In questa scatola è rinchiusa la mia vita, la mia vita prima di quel maledetto incidente. Trovo una foto, scattata qualche anno fa in California. Arianna ed io eravamo a Santa Monica, mentre mamma e papà erano ad una specie di convegno. Eravamo felici, con i nostri costumi firmati e i Ray-ban ultimo modello. Ma non erano quelle le cose che ci rendevano felici... Dire che stavamo bene insieme, che se fossimo state lontane l'una dall'altra avremmo sofferto, sarebbe stato sintomo di debolezza in una società materialista, così eravamo costrette e fingerci entusiaste della nuova linea mare di Dior. Ma noi eravamo diverse, o forse ero solo io ad esserlo.
-Mi manchi, non lo vedi?- È la prima volta in quasi otto mesi che ammetto di sentire la sua mancanza. Chiudo la scatola e la spingo sotto il letto. Quella parte della mia vita non esiste più.

Il campanello suona ed io mi asciugo velocemente le lacrime che mi hanno bagnato le guance. Apro la porta e mi ritrovo davanti Andreas.
-Ehi! Quando sei tornato?- Gli chiedo, mostrando uno dei sorrisi più finti che potessi fargli. Che c'entra, sono contenta di rivederlo, ma è capitato qui in un momento un po' sbagliato. Ma non è solo questo... Forse speravo che fosse Riccardo? Sì, era quello che speravo.

-Ciao, piccolina! Sono tornato questa mattina e avevo bisogno di due uova per fare i pancakes- Spiega ed io apro un po' più la porta per permettergli di entrare dentro.

-Ti sei sistemata proprio bene, eh!- Si guarda un po' intorno, mentre io prendo le uova dal frigorifero.

-Sì, non posso lamentarmi e soprattutto non potrò mai ringraziarti abbastanza per l'aiuto che mi ha dato e che mi stai ancora dando- Appoggio la mano destra sulla sua spalla e gli sorrido. -E comunque queste sono tue- Gli porgo la vaschetta con tre uova, ma lui non la prende. Sposta un paio di volte lo sguardo dal mio volto alla mia mano sulla sua spalla. Ritraggo la mano imbarazzata, ma lui la prende.

-Andreas?- Chiedo, facendo un passo all'indietro.

-Dimmi- Afferma, fissando i miei occhi. -Io sono innamorata di Riccardo- Spiego, ritraendo la mano una volta per tutte.

-Prendi queste- Gli porto le uova ancora una volta e il campanello suona ancora una volta. Prende le uova ed io vado ad aprire la porta. -Riki!- Gli salto in braccio e lui mi lascia un bacio sul collo. -Mi sei mancato tantissimo!- Sussurro, vicino al suo orecchio, per poi stringerlo ancora di più a me.

-Speravo di ricevere un'accoglienza del genere, ma non ero sicuro di trovarti a casa- Mi rimette a terra ed io lo abbraccio di nuovo, tirandolo per la maglietta. -Andreas!- Si allontana da me e gli va incontro. Mi ha lasciata qui come una cretina...

-Come stai, bro?- Parlano per qualche minuto, ignorandomi completamente.

-Bene, grazie per le uova. Io vado- Riccardo gli dà una pacca sulla spalla, per poi osservarlo uscire. Una volta sentita la porta sbattere, colpisce il muro con un pugno. -Riccardo, cosa fai?- Mi avvicino a lui e gli tocco la schiena.

-Cosa cazzo ci faceva lui qui?!- Grida, facendomi quasi sobbalzare. -Aveva bisogno delle uova per i pancakes. È tornato stamattina e...- Mi interrompe, baciandomi. Mi spinge contro il muro e mi bacia con foga. -Riki...-

-Non chiamarmi Riki- I nostri respiri sono affannati e i nostri battiti sono irregolari. -Sei mia. Deve capirlo.- Conclude ed io gli accarezzo le guance, per poi lasciargli un bacio all'angolo della bocca.

-Mi sei mancato tanto- Dico un'altra volta, mentre sento le sue mani esperte cingermi i fianchi. -Anche tu, Paper... E mi dispiace non averti considerata prima, ma avevo una questione da risolvere- Spiega ed io abbasso lo sguardo.

-Credo che adesso ci sia un'altra questione da risolvere...-

-Intendi quella che penso io?- Le sue braccia sono tese e le sue mani sono ai lati della mia testa. Io passo da sotto e mi avvio verso la camera da letto.

-Voglio un po' di coccole, niente di più...- Gli faccio l'occhiolino e lui mi segue scuotendo la testa.
-Paper!- Mi volto, fermandomi sulla soglia. -Domani partiamo-

Nota Autrice
Secondo voi quale sarà la meta del viaggio dei Rederica? Commentate!!
Grazie ancora una volta per la posizione in classifica e per le 9k di letture! Adesso road to 10k😘
Siete la mia forza, Allyxx

Broken Strings || Rederica #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora