Capitolo 1

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Non credevo che la vita universitaria potesse fornirmi anche un ingresso gratuito in palestra, ma invece è così. Portare in giro per gli ambulatori tutte queste scartoffie, radiografie e documenti mi sta facendo allenare parecchio glutei e polpacci. Senza contare che devo seguire anche i pazienti per la tesi!

Diventare fisioterapista è sempre stato il mio sogno, quindi per quanto possa lamentarmi, in realtà sono contenta e ogni volta che qualcuno mi chiama " dottoressa" il mio cuore perde un battito, anche se nel profondo so che i veri dottori sono i medici, ma comunque è un titolo che mi spetta.

Passeggiando per questi corridoi, salendo per queste scale e prendendo questi ascensori sorrido e saluto tutti come se nella mia vita tutto fosse in ordine, anche se in realtà tra tesi e problemi personali il mio mondo sta crollando, ma la mia saggia nonna ripeteva sempre che il miglior biglietto da visita è il nostro sorriso, quindi non mi costa nulla sollevare gli angoli della mia bocca per regalare una piccola gioia a qualcuno.

In fondo è anche grazie a questa teoria se la dottoressa Anna Rinaldi,a capo del reparto di ortopedia, ha scelto me per la stesura di questo grande progetto, mi ha definita il connubio perfetto tra umanità e scienza, ma in realtà credo abbia esagerato un pochino... Insomma sono solo io, una 22enne un po' sbadata, l' unica cosa su cui sono d' accordo è sul fatto che mi impegno. Sono dell' idea che nulla si conquista senza impegno.

-" Valeria! Per favore, potresti raggiungerli un momento nel mio ufficio? "  mi dice la dottoressa Rinaldi.
-" Certo dottoressa"
Senza troppi indugi la seguo nella stanza, dove lei si siede sulla sua poltrona in pelle nera, dietro una scrivania piena di fogli.
-" Valeria, so che è tardi e che tra poco il tuo turno finisce, ma sta arrivando un paziente che vorrei seguissi tu."
-" Certo, nessun problema, semplicemente prenderò un altro treno." le dico sfoggiando un sorriso.
-" Ti ringrazio! Secondo me potrebbe essere un paziente da inserire nel tuo studio per la tesi. "
-" Lei crede? Cosa dice la sua cartella?"
-" Te la passo appena pronta. Si è infortunato pochi minuti fa, quindi è fresco fresco di dolori e pronto a subire le tue manovre ahahah."
- "Capisco! Grazie di avermi considerata."
Con una mano ormai sulla porta, la dottoressa mi dice un' ultima cosa.
-" Vale...sii molto discreta con questo paziente, è un personaggio piuttosto famoso."
-"S-si dottoressa."

Un personaggio piuttosto famoso? Chi sarà mai? E se fosse Raul Bova o Luca Argentero? Oh mammaaa!!

Impalata dietro la porta dell' ufficio della Rinaldi sono sicuramente diventata tutta rossa, con il cuore che batte a mille e una ipersudorazione. Poi mi viene in mente una cosa... Ho la divisa che puzza di ospedale e stropicciata, il trucco sciolto e i capelli raccolti in maniera disordinata con una matita, peggio di così non potrei stare!

Purtroppo non ho neanche il tempo di darmi una sistemata che mi chiamano in pronto soccorso.
-" stupido cerca persone! "
-" Maria, ti lascio questi documenti, passo più tardi a prenderli"

Lascio tutto sul bancone delle infermiere e corro verso il mio paziente, a quale star piace aspettare?

Come sempre il pronto soccorso è pieno di sportivi infortunati, chi per una mano, chi per un ginocchio... Cerco qualcuno che mi dia informazioni sul paziente della dottoressa Rinaldi, ma nessuno sa indicarmelo e io non ho ancora la cartella.

Quando decido di arrendermi, un signore in un elegante completo nero, con tanto di cravatta ben annodata e auricolare in funzione mi tocca una spalla.
-" La dottoressa Marzocca?"
-" S-sono io."
-" Prego, da questa parte."

Sono talmente scioccata dalla sua figura che non rifletto sul fatto che questo è il " mio" pronto soccorso e che al massimo dovrei essere io ad accompagnare lui, ma ignoro questo pensiero.

Quest' uomo inquietante mi accompagna nella stanza della caposala, intorno alla quale stranamente non c'è nessuno. Inizio a sentirmi agitata e non all' altezza della situazione, ma non posso fare altro che prendere in bel respiro e mettercela tutta.

-" Prego." mi dice l' uomo in nero dopo aver detto qualcosa in quello strano auricolare.
Lui mi apre la porta e io con il cuore a mille entro.

Dentro la stanza c'è della gente intorno ad una sedia a rotelle, che chiede a chi ci è seduto sopra se vuole acqua o qualcosa da mangiare. Nonostante tutte quelle voci, nel momento in cui il paziente rifiuta gentilmente qualsiasi proposta, credo di riconoscere la sua voce.

Se prima il mio cuore batteva, ora è pietrificato. Non sudo più, anzi, sento tanto freddo. Anche il mio respiro si blocca. Non può essere lui... Non avrei mai immaginato che potesse essere lui! In realtà sono caduta e ho sbattuto la testa e sto sognando...anzi oggi non mi sono proprio alzata dal letto e questo è tutto un sogno!

Lui è così tremendamente affascinante, anche con quei pantaloncini azzurri. Avrei una voglia matta di toccare quei ricci scomposti, illuminati dalla fioca luce che entra dalla finestra della stanza e di sentirlo cantare...

-"Dottoressa, questo è il suo paziente, le raccomando di essere molto cauta" è proprio la guardia a riportarmi sulla terra, ma resto comunque pietrificata.
-" Dottoressa!!! Mi dica che non è niente di grave!!!"  una donna con le lacrime agli occhi mi dá il colpo di grazia per svegliarmi.
-" S-signora, dovrei prima vedere la cartella e visitare il paziente."

Cerco di essere il più professionale possibile e di non far notare il tremore della mia voce. Vorrei che non mi credesse una mocciosa che vuole solo il suo autografo. Così quando le infermiere mi passano finalmente la sua cartella, cerco di assumere un' aria da vera dottoressa.

Mi prendo alcuni secondi per digerire tutto e infine mi avvicino a lui.
-" Aiutatelo a sedersi sul lettino, per favore".
-" Ahi, piano." dice il mio paziente.
-" cercherò di essere delicata, ma capisce anche lei che dovrò muoverle questa caviglia vero?"
-" Si si, cercherò di fare l' uomo".

Mi scappa un sorriso. Sapevo che era simpatico, ma il nervosismo amplifica il mio concetto di simpatia.
Delicatamente palpo l' intera gamba, a partire dalla coscia, fino al polpaccio, per capire se ci siano lesioni più in alto e infine raggiungo la caviglia, che ruoto da un lato all' altro, provocando dei gemiti di dolore al paziente.

Durante tutta la visita mi sentivo i suoi occhi addosso, ma io non avevo il coraggio di guardarlo.

-" Dottoressa, allora???" mi chiede la donna.
-" No, nulla di grave è solo una brutta distorsione."
-" Eh... Ma posso riprendere il tour vero?" chiede il paziente.
-" Purtroppo non può poggiare il peso su questa caviglia e a giudicare dai suoi concerti... Credo sia un problema"
-" Quindi? "

Finalmente prendo coraggio e lo guardo dritto negli occhi e sfoggio il mio miglior sorriso.
-" Dove sarà nei prossimi giorni signor Meta?"

L' angolo di Melissa
Buon giorno lettori! Questa è la mia prima storia, spero possa piacervi! Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate <3
Baciiiii😘

Era una vita che ti stavo aspettando-Ermal Meta- Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora