Capitolo 8

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Più esamino questa caviglia, più sono convinta che non sia una semplice storta, ma una vera e propria frattura. Ogni minimo movimento che compio la fa urlare, il che non aiuta a farcela piacere, ma in fondo non posso biasimarla, se avessi una caviglia rotta urlerei molto più di così.

-" Credo proprio che dovrò chiamare il medico di guardia." le dico con tono deciso, mentre sfilo i guanti.
-" È così brutto?"
-" Diciamo che ci sono alte probabilità che tu debba portare il gesso per i prossimi mesi. "

Apro la porta e chiedo all' infermiera di passare il mio caso e un messaggio con i dettagli al medico, ma mentre sto per lasciare la stanza, la tipetta inizia a dare aria alla bocca.
-" L-lo so che non mi sopporti." oh, bella intuizione biondina. " e so anche che non avresti voluto vedere lui."
-" No cara, io non ho niente contro di te, non ti conosco nemmeno e per lui...lascia stare, non metterti in mezzo a cose che non sai e che non ti riguardano!"
-" Io invece so tutto. So che ti ha tradita, so quanto ti abbia ferita e so della tua storia... Di tuo padre..."
-" Tu non sai un bel niente!! Hai capito ragazzina?"

Vado via sbattendo la porta alle mie spalle e scappo via. Il mio cuore è a brandelli, ma non per lui. Quella finta bionda non deve neanche nominare mio padre, non può venire qui e credere di sapere tutto, non può.

Mi ritrovo stremata a piangere a singhiozzi sulle scale dell' ingresso della clinica e ancora senza cellulare. Non ho la forza di fare un passo, figuriamoci per tornare a casa, ma nel momento in cui ogni speranza sembra essere perduta, una voce calda e profonda mi ridesta dai pensieri.

Gli occhi sono talmente appannati dalle lacrime da non permettermi di distinguere i lineamenti del suo volto, ma il tocco della sua mano sulla mia è inconfondibile, lo riconoscerei tra mille. Ermal si siede al mio fianco e mi stringe sempre più forte la mano.

-" Valeria! Perché stai piangendo, ti prego dimmelo."
Provo a biascicare qualcosa, ma dalle mie labbra non esce nulla, riesco solo a piangere,così mi tuffo tra le sue braccia, senza far cessare il contatto tra le nostre mani.
-" E-ermal, T- ti prego, n-non l-lasciare la mia mano..."
-" Non la lascerei per nulla al mondo."

Non so per quanto tempo restiamo immobili su quelle scale, ma le sue spalle hanno retto, senza tremare, il peso del mio corpo tremate. Il suo mento era proprio sulla mia testa, mentre la mano libera mi accarezzava il braccio. Non ho idea di che espressione avesse il sui volto, ma me lo immaginavo con gli occhi chiusi, mentre mi sussurrava il verso di qualche sua canzone.

"Piccola anima, tu che fuggi come se fossi un passero, spaventato a morte. Qualcuno è qui per te, se guardi bene ce l' hai di fronte, fugge anche lui per non dover scappare. Se guardi bene ti sto di fronte, se parli piano ti sento forte..."

-"Perché sei qui?" gli chiedo quando finalmente riesco a prendermi una pausa dalle lacrime.
-" Non lo so, avevo voglia di vederti."

Sciolgo il nostro abbraccio, ma non le mani e lo guardo dritto negli occhi. Lui è venuto a cercare me, mi ha salvato da una brutta situazione ed è rimasto a consolarmi. È arrivato come un cavaliere senza macchia e senza paura e di questo gli sarò grata per sempre.

-" Perché una stella sta bagnando il viso della mia dottoressa? "
-" Ti va se te lo dico da un' altra parte?"
-" Volentieri..."
-" Allora accomopagnami in un posto."

Saliamo nella sua macchina dai vetri oscurati e questa volta non mi interessa dello scimmione alla guida. Lo conduco sul lungo mare della città e di preciso nella mia nicchia segreta.

-" Attento con quelle stampelle!"
-" Sei tu che mi porti in posti del genere..."
-" Vedrai, ti piacerà! E poi solo qui riesco a pensare."

Questa nicchia si affaccia proprio sul mare, è scavata nella roccia e qualche onda la raggiunge bagnando i primi metri dell' ingresso.

-"Attento."
-" Wow! È... È stupendo qua!"
-" Benvenuto nel mio rifugio segreto, signor Meta."

Ermal si siede, con fatica, sulla sabbia, mentre io mi poggio con la spalla alla roccia.
-" Così è qui che vieni a nasconderti."
-" Quando ho bisogno di riflettere corro qui. Il rumore delle onde, il verso dei gabbiani... Tutto è così pacifico qui." mi stringo tra le mie stesse braccia guardando l' orizzonte.
-" Perché stavi piangendo Vale?"
-" Ricordi cosa ti ho scritto nell' ultimo messaggio?"
-" Certo, hai accennato a delle cicatrici."
-" Diciamo che stasera si sono riaperte entrambe..." Ermal non parla, così prendo un bel respiro e comincio il mio racconto. " la prima data che ti ho scritto era quella della morte di mio padre. Lui stava tornando da lavoro in macchina e un camion, guidato da un uomo ubriaco, lo ha preso un pieno e lui è morto sul colpo."
-" Mi dispiace... Che lavoro faceva? "
-" Era un poliziotto. E per ironia della sorte, non è morto in missione, ma per uno stupido incidente..."
-" La seconda data invece?"

Ermal è a pochi metri da me, seduto con le gambe distese e il peso poggiato sulle braccia. Mi guarda fisso, con un' espressione che non gli avevo mai visto, direi un mix tra concentrazione e attenzione.

-" La seconda è il giorno in cui ho scoperto che il mio fidanzato mi tradiva. Lui era tutto per me, mi fidavo, mi ha aiutata a stare meglio dopo la morte di mio padre e- e poi..."
-" Vieni qui..."

Ermal mi fa cenno di raggiungerlo e io mi siedo vicino a lui.
-" prima, sulle scale,non riuscivi a parlare eppure mi hai chiaramente chiesto di non lasciarti la mano, perché? "
Finita la frase, riprende la mia mano e la stringe fortissimo.
-" Da quando ero bambina, mio padre mi ha sempre infuso coraggio tenendomi la mano... Scusa se te l' ho chiesto, ma avevo bisogno di coraggio."
-"Vale... Io resterò per sempre a darti coraggio e giuro che mai e poi mai lascerò la tua mano."

Questa volta scoppio a piangere non per la tristezza, ma per la troppa gioia. Lucia ha ragione... Questo ragazzo mi sta restituendo la voglia di vivere.

L' angolo di Melissa
Ho scritto questo capitolo dopo aver ascoltato "Piccola anima" e mi sono commossa da sola... Sono proprio una babbia ahahah. Secondo voi Ermal è veramente un tipo così dolce?

Era una vita che ti stavo aspettando-Ermal Meta- Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora