Capitolo 14

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Camminando per le vie del castello, per sconfiggere la noia, sento uno strano rumore proveniente da una porta chiusa.

A volte, quando non riesco a dormire, mi alzo nel cuore della notte e cammino. Il castello è enorme e queste escursioni notturne mi aiutano a memorizzare i vari corridoi, le stanze e i nascondigli che ci sono.

Di solito, a quest'ora non c'è nessuno.

Apro la porta e mi ritrovo davanti ad un corridoio buio e qui, il rumore si fa più forte.

Cerco un interruttore e quando finalmente lo trovo, noto che poco più avanti c'è un'altra porta.

Mi avvicino, la apro e capisco cos'era quel rumore che sentivo prima.

Questa stanza, enorme e con le pareti a specchio, è provvista di un sacco di attrezzature da palestra e sul lato destro, Kieran sta prendendo a pugni un sacco da box.

Indossa solo dei pantaloncini e tutto il suo corpo è imperlato di sudore.

Noto che ha le cuffiette nelle orecchie e colpisce il sacco in modo violento, con un'espressione arrabbiata ma anche un po' triste.

So che dovrei lasciarlo in pace. Non sembra in vena di parlare, però magari posso aiutarlo.

Mi avvicino e lui si accorge di me grazie al mio riflesso nello specchio.

Si toglie le cuffiette respirando a fatica e mi guarda.

Non so cosa gli stia passando per la testa in questo momento e non voglio certo risultare invadente chiedendogli cosa c'è che non va, però non riesco proprio ad andarmene.

Si gira e si va a mettere una canotta.

-Mi scusi. Pensavo stessero dormendo tutti... - dice abbassando lo sguardo.

-Anche io. Che ci fai sveglio a quest'ora?

-Le ore della notte sono le uniche in cui non mi devo preoccupare che qualcuno abbia bisogno di me. E lei? Come mai è sveglia?

-Non riuscivo a dormire. Sai domani parto, e sono un po' in ansia.

Kieran si siede su una panca.

-È il suo primo viaggio?

-Si.

-Si divertirà. Ne sono sicuro.

-Grazie. Sei molto gentile. Senti, non vorrei intromettermi, ma stai bene? Quando sono entrata sembravi arrabbiato. Se vuoi parlare con qualcuno, magari per tirare fuori quello che hai dentro puoi contare su di me. So per esperienza che parlare dei propri problemi con qualcuno aiuta.

-Non mi sembra giusto scaricare i miei problemi e le mie frustrazioni su di lei. Dovrebbe andare a riposare, non perda il suo tempo con me.

-Per me non è una perdita di tempo. Mi farebbe piacere ascoltarti. Forse posso aiutarti in qualche modo.

Lui mi guarda per qualche istante e fa un lungo sospiro.

-Be okay. Mi fido di lei... Emm... Avrà sicuramente sentito tutto il chiasso che c'è stato l'altra sera in cucina, quando sono venuti gli ospiti...

-Si - dico sedendomi accanto a lui.

-Sono stato io a causare quel danno. Vede, quando i signori mangiano io ho il compito di sistemare tutte le portate che verranno servite durante i pasti. Quella sera stavo svolgendo il mio lavoro e ho dato una sbirciata alla sala dove eravate riuniti tutti voi. E... e l'ho visto. Lì, seduto fra voi, insieme alla sua nuova compagna, tutto impellettato e sistemato. Sembrava quasi una brava persona... - dice sorridendo amaramente - A quel punto non ho capito più niente. Mi è mancata la terra sotto ai piedi e sono andato a sbattere contro un cameriere che stava portando gli antipasti ai signori.

Gli metto una mano sulla spalla.

-Era mio padre. Leonard è mio padre... L'ho riconosciuto subito. Mia madre aveva una sua foto.
Un giorno, stavo giocando con le sue cose e l'ho trovata. Gli ho chiesto chi fosse quell'uomo e lei mi ha raccontato la sua storia. Voleva che sapessi che se mai l'avessi visto, gli sarei dovuto stare alla larga. La notte in cui scoprimmo che era arrivato ad Harepam io e mia mamma eravamo pronti. Avevamo ipotizzato che prima o poi ci avrebbe trovati e quando l'ha fatto, siamo fuggiti subito. Il piano prevedeva che lei venisse a vivere al castello con me, ma all'ultimo minuto mi disse che non era questo il suo posto e che sarebbe tornata a riprendermi non appena avesse risolto la questione...
La vista di mio padre mi ha fatto pensare a mia madre. E mi sono venuti in mente brutti pensieri. La aspetto da otto anni e non è ancora venuta a riprendermi e adesso sono convinto che non lo farà mai più.
Spero solo che stia bene e che sia ancora viva. Non posso fare a meno di pensare che si sia fatta una nuova famiglia e mi abbia dimenticato. Questa è l'ipotesi diciamo migliore che mi è venuta in mente. Ma poi penso che non si sarebbe mai scordata di avere un figlio, giusto? Quindi devo presumere che si nasconde ancora? Che mio padre l'ha trovata? O devo supporre che sia morta? Io, sto impazzendo. Ho cercato di non pensarci troppo in questi anni, ma la vista di mio padre, mi ha scombussolato e adesso ho mille pensieri in testa, e non so che fare...

-Io non so cosa trattenga tua madre, ma penso che stare qui ad aspettare non ti porti a niente. Hai provato a cercarla?

-Il signorino Zach me lo ha proposto più di una volta, ma io ho troppa paura di sapere la verità...

-E preferisci vivere con questo peso addosso? Forse non troverai niente, ma vale la pena provare a capire che fine abbia fatto. Non credi?

-Si, ha ragione, ma...

-Non c'è nessun ma. Non hai niente da perdere. Anche se la risposta che cerchi non ti piacerà, devi comunque saperla.

-Perché si interessa tanto a me? Il signorino Zach è gentile, il nostro rapporto si basa sul reciproco rispetto, ma per lui io rimango un cameriere, mentre lei mi guarda con occhi diversi. Sento che mi considera come un semplice ragazzo e basta.

-È così infatti. Per me non sei un cameriere. Sei un mio coetaneo e voglio aiutarti. Non meriti di stare qui a servire. Nessuno lo meriterebbe. Dovresti vivere la tua adolescenza come chiunque altro, e non vivere rinchiuso qui dentro.

-Grazie signorina. Cioè, Julie. Lo apprezzo davvero molto.

-Ti va di fare una follia?

-Cioè?

-Andiamo a svegliare Zach e facciamo la nostra ricerca.

-Oh no. Non possiamo fare una cosa del genere. Faremo tutto dopo il suo viaggio. Posso aspettare. Ho aspettato otto anni, due settimane non sono niente.

-Ma...

-Nessuno ma - mi interrompe -Posso aspettare - dice con determinazione e poi quasi pentendosi delle sue parole dice: -Oh, mi scusi. Non avrei dovuto parlarle così. Mi disp...

-Non devi scusarti. Hai detto quello che pensavi, ed è questo quello che fanno due amici. Aspetteremo fino al mio ritorno. Nel frattempo non guardare il bicchiere mezzo vuoto. Forse quello che troveremo ti sorprenderà.

Gli dò un piccolo bacio sulla guancia e mi allontano facendogli l'occhiolino.

-Buonanotte Kieran.

-Grazie, buonanotte.

Mi allontano sorridendo. Spero di aver dato un po' di speranza a questo ragazzo. In ogni caso, sono felice che si sia confidato con me e spero di poterlo aiutare.

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