Capitolo 23

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I due giorni seguenti passano senza che veramente li senta passare.

Dopo essermi svegliata sul letto di Zach e aver pianto fra le sue braccia, mi sono costretta a ritornare nella mia camera. Mi sono letteralmente strappata di dosso il vestito che indossavo, sono andata in bagno e ho vomitato. Non avevo mangiato niente eppure sembrava che il mio corpo volesse espellere tutto quello che avevo vissuto in quelle poche, orribili ore. Sono entrata nel mio letto e non mi sono più alzata da allora. Ho dormito quasi tutto il tempo, e quando ero sveglia fissavo il soffitto, il lampadario con i rami intrecciati, la pietra azzurra sul mio comodino... Non ho più pianto. Credo di aver finito tutta la riserva nella stanza di Zach.

La mia famiglia è venuta a trovarmi parecchie volte, e quando si sono resi conto che non avrei spiccicato neanche una parola, hanno smesso di farmi domande o rassicurazioni e mi hanno semplicemente fatto compagnia in silenzio.

Ieri è passato Zach, e anche a lui non ho rivolto parola. Non riuscivo a dire niente e dal canto suo, neanche Zach sembrava propenso ad intrattenere una conversazione. Si è disteso sul letto accanto a me e abbiamo guardato il soffitto insieme.

Poco prima di andarsene mi ha preso la mano e me l'ha strinta.

-Domani c'è un piccolo rituale in suo onore. Sai... Per dirgli addio per sempre. Non so se te la senti, ma dovevi saperlo.

In risposta ho ricambiato la stretta di mano e dopo un po' se n'è andato lasciandomi sola.

E adesso eccomi qui, con un abito nero troppo elegante per l'occasione. Lui non avrebbe apprezzato... Ma sono troppo stanca per contraddire le scelte di Charlotte, così lo indosso senza fiatare.

-So che te l'ho già detto, ma mi dispiace tanto. Non meritava una fine del genere... - dice Charlotte prendendomi la mano.

Faccio un cenno d'assenso, incapace di fare altro e insieme ci avviamo fuori dal palazzo. Saliamo su una macchina nera dove troviamo mio padre ad aspettarci sul sedile anteriore e dopo qualche secondo l'autista mette in moto e ci conduce in spiaggia.

Ricordo distrattamente un giorno in Italia, con Isaac.

Stavamo passeggiando lungo un muro altissimo quando ad un tratto vidi un enorme cancello al di là del quale si scorgevano dei monumenti con statue di angeli o madonne inginocchiate in preghiera.

-Che posto è? - chiesi ad Isaac.

-È un cimitero. In molti Paesi del mondo, compresa l'Italia, i morti vengono deposti in delle bare così che i loro cari possano venire qui a piangerli tutte le volte che ne sentono la mancanza. È un posto pieno di dolore e tristezza, mi vengono sempre i brividi quando ne vedo uno. Io non sopporterei l'idea di restare rinchiuso in una di quelle bare, anche se sono morto - rispose lui.

Ad Harepam trattiamo i nostri morti diversamente rispetto agli altri Paesi. Dopo una breve cerimonia d'addio, riponiamo il corpo del defunto in una barca e le diamo fuoco lasciandola galleggiare nel mare aperto.

È un modo per salutare per sempre una persona amata. Preferiamo dire addio una volta soltanto, e ci piace immaginare che la nostra anima e il nostro corpo si fondano con le acque dell'oceano, libere e immortali.

E adesso, la barca di Isaac, in legno, con dei simboli sacri scolpiti sulle fiancate, è proprio davanti a noi, e all'interno, insieme alle numerose candele, c'è il corpo inerte di Isaac.

Durante la funzione restiamo tutti in piedi. Un Pastore lancia delle rose all'interno della barca e inizia a recitare parole di conforto e addio, pace e amore, serenità e morte...

Ascolto poco, la mia mente continua a rivivere momenti passati... Sento a stento una mano che si unisce alla mia. Mi giro e vedo Zach a fianco a me con un espressione indecifrabile in volto.

-So che non è il momento migliore per parlarne, ma devo assolutamente dirti una cosa.

-Cosa? - dico con voce rauca. Questa è la mia prima parola da giorni... Fa quasi male aprire bocca e lasciare che le parole escano liberamente.

-Non è stata una morte naturale. Qualcuno lo ha ucciso.

-Come fai a dirlo? - dico estrefatta.

Il Pastore apre una boccetta di liquido bluastro e lo sparge sul corpo di Isaac continuando a recitare.

-Pensaci. Non può essere morto da un momento all'altro. Ho trovato una bottiglia di vino vuota fra le sue cose. Ma dentro non c'era vino. Ne sono quasi certo. Era veleno. Qualcuno gli ha dato la bottiglia per avvelenarlo.

-Non ci posso credere. Chi può essere stato?

D'istinto metto una mano sulla bocca. Non riesco a immaginare un motivo per cui qualcuno abbia potuto uccidere Isaac.

-Non lo so...

-E così tutti noi, salutiamo Isaac. Possa la morte dargli la serenità che la vita non gli ha concesso - tuona il Pastore.

Spinge la barca sull'acqua, prende una candela e lascia che il fuoco divori il corpo di Isaac.

Zach mi abbraccia e asciuga le lacrime che non mi ero accorta mi stessero bagnando le guance.

-Troveremo il farabutto che l'ha ucciso, e lo spediremo all'inferno. È una promessa.

Mi stringe e prometto a me stessa che d'ora in poi non sprecherò più un solo attimo della mia vita. Se Isaac è davvero stato assassinato, sarò io a vendicare la sua morte.

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