Capitolo 19

47 3 0
                                    

JuliettePov

Mi sveglio un po' dolorante. Ancora devo realizzare fino in fondo quello che è accaduto questa notte.

Non sono più vergine.

Non so se essere felice o preoccupata. Isaac è stato dolcissimo, ma non mi aspettavo che sarebbe arrivato a tanto in così poco tempo. Soprattutto non dopo quel primo bacio rifiutato.

Chissà cos'è cambiato. Chissà cosa l'ha spinto a fare questo importante passo.
Be, in ogni caso non posso che esserne felice. Questo significa molto per me.

Mi volto verso di lui. È la seconda volta che lo guardo dormire e ha sempre quell'espressione corrucciata in viso. Chissà cosa gli passa per la testa mentre dorme.

Allungo una mano per toccargli il viso. Vorrei tanto far sparire tutte le sue preoccupazioni. Anche se non lo ammette, qualcosa lo turba. Gli tocco le piccole rughe che ha sulla fronte, poi lo zigomo sinistro, la guancia e infine le labbra.

Quelle labbra che questa notte mi hanno baciata a lungo, così morbide...

Isaac apre gli occhi un po' rossi e appena mi vede fa un piccolo sorriso.

-Buongiorno - gli dico sorridendo.

-Buongiorno. Dormito bene? - dice lui con un alito che mi fa capire che ha bevuto alcol.

-Si. E tu?

-Si.

-Hai bevuto ieri sera?

-Cosa? Perché me lo chiedi?

-Il tuo alito. E hai gli occhi rossi.

-Ho bevuto un po' - ammette.

-Quando?

-Quando tu dormivi. Io non ci riuscivo, così sono uscito e ho preso qualcosa di forte. Oggi partiamo, io avevo bisogno di dormire e l'alcol mi fa addormentare subito.

-Okay - dico semplicemente. Non so perché ma la sensazione che mi nasconda qualcosa è sempre più forte, ma non indago oltre. Forse sono solo io che mi preoccupo troppo.

-Come... come ti senti? - mi chiede un po' imbarazzato.

-Molto bene - dico dimenticando le mie paranoie e ripensando a ieri notte.

Mi prende il viso con la mano e mi da un dolcissimo bacio. Poi si allontana appoggiando la sua fronte alla mia. Fa un sospiro profondo e dice: -Sei pronta per andare a Berlino? - dice con un sorriso e con gli occhi che sembrano risplendere di felicità.

-Prontissima.

La suoneria del suo cellulare lo fa voltare dall'altra parte facendo tornare la sua espressione corrucciata, lo sbocca e si alza per rispondere. Mi fa segno di attendere e va a chiudersi in bagno portandosi con se dei vestiti.

-Pronto?... Non voglio parlarne... Senti, oggi parto... - gli sento rispondere con la voce smorzata dalla porta chiusa.

Mi alzo e inizio a vestirmi e prepararmi. Quella di Isaac è evidentemente una conversazione che non vuole lasciarmi ascoltare, sennò non si sarebbe chiuso in bagno, ma sento lo stesso tutto quello che dice. La porta rende solo il tutto un po' ovattato, ma non abbastanza perché io non senta.

-No... Non è successo niente... Non c'è bisogno che lo sappia, e tu non le devi dire niente, mi hai capito?... Lo sai perché... Non è vero... Lasciami in pace. Non voglio avere più niente a che fare con te... Si. La mia vita è con lei. Io sono felice con lei e tu devi sparire.

La conversazione si stacca con un rumore di qualcosa che cade e si rompe. Io non riesco a muovermi. Non avrei dovuto ascoltare questa telefonata. Mi siedo sul letto e spero che gli orribili pensieri che mi stanno venendo in mente siano solo frutto della mia fantasia. Devo aver capito male. Si. Non può avermi tradita. Non lo farebbe mai, giusto? Non dopo questa notte... Ma poi penso ai suoi occhi rossi, alla puzza di alcol... No. Ci deve essere un'altra spiegazione.

Esce dopo qualche minuto e sistema le sue cose in valigia.

Nota che lo guardo e si siede accanto a me.

-Tutto bene?

-Chi era al telefono?

Fa un sospiro -Ian.

-Ian? E che voleva?

-Vorrebbe venire con noi. Quel ragazzo è assurdo...

-E cosa non vuoi che io sappia?

-Hai sentito tutto eh? Ma è una sorpresa. Ieri ho chiesto ad Ian di fare una cosa per te, ma oggi mi ha proprio fatto infuriare. Voleva che lo portassimo con noi per tutto il resto del viaggio, ma questa è la nostra vacanza, lui non c'entra niente - dice con un inquietante serenità.

Poco fa sembrava parecchio arrabbiato al telefono, e adesso è come se non fosse successo niente.

-Tutto qui? - domando confusa.

-Si. Perché cosa pensavi che fosse?

-Niente. Niente, non ci fare caso. A che ora dobbiamo prendere l'aereo?

-Alle 11.00 quindi prepara tutto, ora ci facciamo portare la colazione in camera e poi andiamo in aeroporto.

Non dico che non credo alla sua storia, ma dentro di me si accende un campanello d'allarme. Spero solo di sbagliarmi.

One Love, One LieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora