Capitolo 18

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Non posso credere di averlo fatto davvero.

Dovrei essere felice, ma sento solo un grande vuoto dentro.

È stato bello, non posso negarlo. Per quei brevi infiniti istanti non ho pensato ad altro che a Juliette. A quanto mi fa stare bene, a quanto sono fortunato ad averla al mio fianco...

Eppure, manca qualcosa.

Perché? Cos'ho che non va? Non potevo desiderare una ragazza migliore con cui passare il resto della vita e invece di gioire mi lamento.

E mentre rifletto su questo, mi rendo conto di che persona orribile io sia.

Alla fine, ha vinto Ian.

Ho solo usato Juliette. E adesso, ho fatto la cosa più spregevole di tutte.

Sono andato a letto con lei solo per dimostrare a me stesso che le parole di Ian non erano vere. Solo per dimostrare che io non sono... come lui...

Sposto la mano di Juliette dal mio petto e la adagio delicatamente sul cuscino per non svegliarla.

Mi rivesto ed esco quasi correndo dall'hotel.

Mi accascio alla parete di un edificio lì accanto e mi trattengo dall'emettere un urlo disperato.

Tutta la rabbia verso me stesso si trasforma in frustrazione.

Come ho potuto fare una cosa del genere a Juliette? Come?

Faccio dei respiri profondi per riprendermi, ma servono a ben poco. Nulla può placare il senso di colpa che mi pervade.

Ho tolto a Juliette la cosa più importante che aveva solo per scoprire quello che in realtà già sapevo.

Ma no. Non posso ammettere una cosa del genere. Ci sarà un'altra spiegazione.

Mi alzo e mi accorgo che l'edificio su cui mi sono appoggiato è un bar.

Be, un drink non mi farà di certo male.

Entro e l'odore di alcol misto a fumo mi invade le narici. Mi avvicino al bancone e ordino un bicchiere di Tequila.

Certo, forse avrei potuto scegliere qualcosa di meno forte, ma non importa. Ho voglia di dimenticare tutto per qualche istante.

Il barista mi mette davanti il bicchiere e bevo subito il suo contenuto.

L'alcol mi brucia la gola, ma ben presto il senso di fastidio si trasforma in benessere e così continuo. Due, tre, quattro... fino ad arrivare al quinto bicchiere.

Comincio a vedere tutto appannato e inizia a girarmi la testa. Okay. Forse non avrei dovuto bere così tanto, ma chi se ne frega?

Sento qualcuno ridere in lontananza, ma poi mi accorgo che sono io. Perché sto ridendo? Non lo so e non mi interessa. Non mi sentivo così felice da molto tempo ormai. È come se tutti i problemi fossero spariti.

Prendo il portafogli dalla tasca dei pantaloni e insieme ad esso anche un bigliettino con un numero.

Pago i miei drink al barista ed esco fuori barcollando. Mi siedo su una panchina li vicino e digito, a fatica, il numero sulla tastiera del mio cellulare. Comincio a vederci doppio, ma voglio sapere di chi è questo numero.

Schiaccio il pulsante verde e inizio a sentire il solito Tuuu.... Tuuu...

Chissà perché Tuuu e non Buuu o Laaa. Mi viene di nuovo da ridere. Ma che pensieri mi vengono in mente?

-Pronto? - fa la voce all'altro capo della linea telefonica.

-Chi sei? - biascico.

-Ian. Tu chi sei?

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