Capitolo 10

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Camminando per i corridoi del Castello, con un libro in mano, mi dirigo verso la mia stanza con l'intenzione di leggere un po' e magari tenere la mente occupata in qualcosa che non riguardi Isaac.

Svolto nell'angolo e vado a sbattere contro qualcuno e il libro cade per terra.

-Mi scusi signorina, sono mortificato - dice il giovane maggiordomo che ho incontrato quella prima notte al Castello, in giardino. Prende il libro e me lo porge con gli occhi bassi.

-Grazie... Come ti chiami? - chiedo allungando la mano per prendere il libro.

-Kieran signorina.

-Kieran. È un piacere rivederti.

-Il piacere è tutto mio, signorina.

-Chiamami Julie, per favore.

-Ma... Signorina...

-Ti prego - insisto.

L'idea che un ragazzo, probabilmente più piccolo di me, mi chiami signorina è inaccettabile.

-Julie - dice arrossendo sempre con lo sguardo verso il pavimento.

-Come stai, Kieran?

-Bene sign... Julie. Lei?

Mi rendo conto che per lui sia difficile darmi del tu, quindi non insisto oltre. È già una vittoria che mi chiami Julie.

-Sono stata meglio. Ma va bene così.

-Non si trova bene al Castello?

-No... Cioè si... Mi devo ancora abituare ecco.

-Ce la farà. Anche io, quando sono arrivato, ero un po' spaesato, ma prima o poi si abituerà a tutto, glielo garantisco.

-Grazie. Sei molto gentile - dico cercando di sorridere.

-Emm be... Io vado.

Inizia a camminare e io lo seguo.

Forse sono troppo insistente con lui, ma mi suscita un senso di protezione.

E poi... Non voglio stare da sola.

-Dove vai? - chiedo.

-Devo andare a servire la cena.

Lo seguo in cucina e giunti alla soglia si gira e mi guarda con un espressione interrogativa.

-Perché mi seguite?

-Voglio aiutarti.

-Oh no. Lei non può fare un lavoro che spetta a me.

-E perché no? Sono la Principessa. Posso fare quello che voglio.

-Ma non questo! La prego, se la scoprono passerò dei guai seri! - dice con sguardo supplicante e voce lamentosa.

-Non permetterò che ti accada nulla, tranquillo. Non c'è niente di male ad accettare l'aiuto di qualcuno ogni tanto.

-Ma voi non siete "qualcuno". Siete una Reale, e i Reali non fanno lavori da servi. Perché mai voi insistete tanto a fare qualcosa che gli altri non farebbero mai?

-Sono cresciuta fuori dal Castello, e a casa Charlotte mi ha imparato a fare i "lavori domestici" quindi per me è un piacere aiutarti.

-Non dovreste farlo.

-Ma lo farò comunque - dico con determinazione.

Entro in cucina, superando la sua faccia sorpresa e intimorita allo stesso tempo, e mi dirigo verso il bancone dove sono già state messe posate, bicchieri, piatti, tovaglioli...

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