Sul filo del rasoio

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Sean correva il più veloce possibile, ma ad ogni passo sentiva qualcosa venirgli meno, sentiva una sensazione straziante attanagliargli il petto. Non riusciva a dare un'accurata giustificazione a ciò che stava provando, ma era chiaro che qualcosa stava lasciando il suo corpo. Oppure non era il suo? Correva sempre più veloce, un'incredibile forza nelle gambe lo spingeva verso la meta, ma quando giunse finalmente davanti casa sua, si fermò di colpo osservando l'entrata da debita distanza. I polmoni facevano entrare e uscire l'aria molto rapidamente, il sangue gli pompava violento nelle vene e nelle tempie, le gambe gli formicolavano a causa della furente corsa e le mani gli pizzicavano provocandogli un leggero fastidio. A passo lento si avvicinò alla porta mentre, con i sensi, ispezionava l'ambiente circostante assicurandosi di non trovare sorprese. La porta di legno era aperta di pochi centimetri, infatti, bastò sfiorarla appena affinché si aprisse. Lo scenario che gli si parò davanti era inquietante. Non c'era una buona illuminazione, ma l'unica lampada accesa gli permise di osservare tutto. Sul pavimento c'erano vetri rotti provenienti dalle finestre del soggiorno, libri aperti e altri avevano delle pagine strappate, schegge di legno dei mobili ormai distrutti e cocci di vasi ovunque, sembrava fosse passato un tornado. Alla sua destra, la libreria era completamente distrutta, era stata svuotata da tutti i libri che vi erano. I fogli dei libri erano sul pavimento, mentre altri volevano per la stanza a causa del vento freddo che entrava dalle finestre. Sean si guardava intorno senza riconoscere quella che era la sua dimora. Era impietrito da quello scenario, infatti, camminava con passo lento quasi per non far rumore in quella casa vittima di tragedia. Fece per alzare di poco lo sguardo e sentì un rumore che gli fece gelare il sangue nelle vene. Sembrava il rumore che emanava una pozza d'acqua sotto il suo stivale, abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi. Non era acqua ma un fluido rosso scuro, capì subito cosa fosse, ma sperava di sbagliarsi. Alzò lo sguardo seguendo il percorso del liquido e s'inginocchiò a terra. Nel frattempo, Emma e Regina, che erano appena arrivate, entrarono quasi furtivamente e rimasero incredule nel vedere quello scenario agghiacciante.

"Sean? C'è qualcuno? Cos'è successo qui?" chiese Emma camminando lentamente cercando il ragazzo con lo sguardo. Non ebbe nessuna risposta, ma non appena entrò nel soggiorno vide l'immagine completa.

Sean era inginocchiato a terra, stringeva qualcosa di indistinto tra le braccia, ma non appena gli si avvicinò si fece tutto molto più chiaro, era Shar. Sgranò gli occhi e si portò le mani sulla bocca incredula e spaventata. Il cacciatore non si accorse della loro presenza. Sembrava che la lupa non respirasse, infatti, era immobile tra le braccia del suo cacciatore. Regina osservò la scena percependo una forte angoscia, aveva sperato così tanto che sua madre se ne fosse andata senza causare tanti problemi, ma non era così. Nell'intera casa si percepiva l'oscurità della sua magia. Emma si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla:

"Sean, mi dispiace."

"No! Non dirlo! Non mi può lasciare così. Non può farlo!"

Aveva le lacrime agli occhi, non aveva mai sentito una sensazione così intensa e devastante, non poteva credere a quello che era successo, non voleva. Shar era immobile tra le sue braccia, non riusciva neanche a sentire il suo respiro.

"Sean..."

"No! Zitta, non dire niente! Non è morta!"

Quello era stato un vero e proprio shock, infatti, continuava a rifiutare ciò che era palese. Non poteva credere che Shar lo avesse abbandonato per sempre. Emma non sapeva cos'altro fare, ma

Regina sentì qualcosa che era sfuggito a entrambi. Si avvicinò al ragazzo accovacciandosi ritrovandosi molto vicina alla lupa:

"Sean è morta, non puoi farci niente." Disse guardandolo con occhi freddi.

Il Cacciatore Di Streghe - Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora