Storybrooke

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Storybrooke
Storybrooke, nel Maine, è una normale città dove, i suoi abitanti erano ignari dei suoi oscuri segreti. Alcuni anni prima, gli abitanti della città, non avevano idea di quale fosse il loro destino, infatti, erano ignari del fatto che loro, fossero in realtà i personaggi delle fiabe. Le loro storie originali saranno sconvolte dall'arrivo di nuovi personaggi, sembrava che il destino di tutti dipendesse da un libro delle fiabe. Il sortilegio fu spezzato con l'arrivo di una donna che chiamavano "La Salvatrice". Tutti quanti, erano costretti ad affrontare diverse prove e una donna, Emma Swan, non sembra coinvolta nelle vicende fiabesche, ma tutto è relativo. Chiunque mettesse piede a Storybrooke, era coinvolto.
Storybrooke si presenta come la pacifica cittadina, ma qualcosa stava per cambiare. Tutti sentivano aria di cambiamento.
Erano trascorsi diversi anni dall'ultima catastrofe fiabesca a Storybrooke, fortunatamente la popolazione si riprese nel miglior modo possibile, ma Regina Mills, era sempre considerata la donna più pericolosa di sempre. Regina Mills era la Strega Cattiva di Biancaneve, la sua fama aveva attraversato il tempo e i secoli, ma a quanto pare, la donna non ne era per niente dispiaciuta. Lei riteneva che la paura fosse alla base di ogni cosa, se i suoi nemici la temevano, non avrebbero avuto alcun desiderio ad attaccarla, così era nei secoli prima e così sarà sempre. Regina era il sindaco della città, tutti la temevano, certo, ma in cambio non aveva altro che rispetto.
Il sortilegio lanciato dalla Regina Cattiva, fu annientato dall'arrivo della Salvatrice. Dopo quell'episodio, la donna si rese conto che, quello che desiderava più del fare del male alle persone, era essere amata e rispettata da tutti quanti, ma in modo particolare, dal suo figlio adottivo, Henry. Il giovane aveva sempre avuto fiducia nei confronti della donna, infatti, quest'ultima, in più di un'occasione aveva dimostrato che desiderava cambiare ed essere buona, avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentirsi amata dal suo figlioccio.
Ormai sembrava tutto cambiato. Le persone vivevano più serenamente, Tremotino era diventato buono e, ogni cosa, era tornata al suo posto: Ariel e il principe Eric tornarono a casa, dove si sposarono ed ebbero una figlia, Biancaneve aspettava un altro figlio, avevano tutti trovato un loro posto, tutti, eccetto Regina. La donna era diventata amica di Emma Swan che, accudiva Henry, suo figlio. Spesso e volentieri si riunivano per trascorrere qualche ora in compagnia, a volte al cinema e a volte una semplice cena, ma quando si recavano alla "Tavola Calda Story", c'era sempre qualcosa da festeggiare. Emma, Henry, Mary Margaret (Biancaneve) e David Dallas, ironicamente chiamato "Charming" (il Principe Azzurro), erano come una vera famiglia, ma a completare il cerchio c'era Regina. Per quanto incutesse paura, loro non sentivano alcuna minaccia in lei, sembrava strano, ma la Regina Cattiva aveva un animo dolce, soprattutto per suo figlio Henry.
Quel lunedì mattina, tutta Storybrooke, si svegliò molto lentamente. Era inizio settimana ed era alquanto traumatico andare al lavoro dopo una giornata di completo riposo. Emma era alla Tavola Calda Story, soltanto in quel posto facevano il caffè più buono del mondo, anche perché non c'erano molti posti dove trovare degli ottimi caffè e delle ottime ciambelle di mattina presto. La donna non smetteva di sbadigliare, aveva appena accompagnato Henry a scuola, erano quasi le nove del mattino. Dopo un'enorme tazza di caffè, non si era ancora ripresa dalla sonnolenza. Il sole era caldo e alto nel cielo, sembrava una giornata estiva, peccato solo che fosse ancora a Novembre. Emma era seduta a un tavolo che parlava con Mary Margaret, sua madre, riguardo alla gravidanza. La donna era già attiva e non poteva neanche bere molto caffè:
"Se ne bevo anche un sorso, potrei agitare il bambino e non voglio che lo faccia. I libri che ho letto, parlano di come non agitare il bambino." Continuava a parlare senza prendere mai ossigeno.
Le due non avevano un bel rapporto, almeno non in quel momento. Per diversi anni non sapevano dell'esistenza reciproca, ma avevano subito recuperato il tempo mancato, erano una gran bella coppia.
"Scusa Jessica puoi darmi un altro po' di caffè?" chiese Emma sbadigliando con le lacrime agli occhi.
"Ancora caffè? Così non va bene Emma."
"Si, lo so. Ma il lunedì mattina è traumatico per me. Ieri ho fatto molto tardi."
"Ah, ma certo. Adesso è tutto chiaro." Affermò la donna sorridendo.
"Di che parli?"
"Notte movimentata con Uncino?" la donna starnazzò, ma Emma non ci fece neanche caso. Non era la prima volta che Mary Margaret le parlava in quel modo, ma la ragazza continuava a sostenere il fatto che non aveva alcuna relazione con quel pirata da strapazzo, anche se, non poteva negare che, tra di loro, ci fosse del tenero. Emma rimase in silenzio sorseggiando un'altra tazza di caffè caldo. Improvvisamente qualcuno aprì la porta. Non si vedeva molto movimento alle nove di lunedì mattina, e tanto meno, a Storybrooke. Gli abitanti si conoscevano tutti quanti, infatti, qualora fosse giunto un forestiero, era quasi inevitabile che, qualcuno non se ne accorgesse. Un ragazzo entrò nel locale, aveva dei pantaloncini corti di color grigio con delle strisce ai lati bianche e rosse, scarpette da ginnastica nere e canotta dello stesso colore. Quello che risaltava subito agli occhi, erano i suoi capelli bagnati, a quanto pare, aveva corso per molti chilometri, ma quello che attirò l'attenzione di tutte le donne nel locale, era il suo fisico atletico e perfettamente scolpito.
"Buongiorno." Disse sorridendo appena entrò nel locale e si diresse al bancone.
"Ciao, potreste darmi una bottiglietta d'acqua? Sono un po' disidratato." Commentò continuando a sorridere. La ragazza arrossì senza motivo, forse perché le aveva dato del lei o forse perché aveva un sorriso travolgente.
Il ragazzo guardò fuori e improvvisamente si udì un cane che abbaiò, in quel momento il giovane fece subito un'altra ordinazione:
"Scusami, potresti darmi anche quella barretta ai cereali? È dietetica vero?"
"Si certo." Affermò Jessica prendendola. Emma non riuscì a trattenersi e rise silenziosamente, come aveva fatto Mary.
"Accidenti, da queste parti, non si vedono molti ragazzi che seguono una dieta." Commentò Emma non riuscendo a resistere.
"Oh, ti riferisci alla barretta di cereali?" chiese voltandosi verso di loro ed entrambe annuirono. "Non è per me." Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima che potesse aggiungere altro, la porta del locale si aprì, entrò Regina e sulla soglia della porta, dietro di lei, c'era un enorme cane dal pelo scuro sfumato con delle chiazze chiare omogenee sul dorso.
"Di chi è questo sacco di pulci?" chiese freddamente la donna.
"È mio. Ed è anche affamata." pagò l'acqua e la barretta velocemente e prima che Regina chiuse la porta, il cane si mise sulla soglia aspettando il suo padrone. Il cucciolo distese le zampe anteriori nel locale, intanto rimase con le zampe posteriori alzate, quella era la classica posizione di chi voleva giocare.
"Grazie mille. Buona giornata." Concluse il ragazzo. Regina si spostò dalla porta e vide il ragazzo sereno intenzionato a giocare con il cane:
"Forza Shar! Andiamo!" e i due scomparvero silenziosamente così com'erano arrivati.
Regina era rimasta ancora vicino alla porta, non aveva capito bene cosa fosse successo e, soprattutto, chi fosse quel tipo. Era molto evidente che anche lei avesse dormito poco, probabilmente non per qualcuno, ma per qualcosa. Emma notò il suo sguardo assente e assonnato e chiese:
"Regina, dormito male?"
"Sicuramente meglio di te e Uncino. L'ho incontrato poco fa." Emma arrossì. "Non è vero, non abbiamo fatto niente!" Mary Margaret le puntò il dito contro e rise:
"Allora avevo ragione! C'è del tenero tra di voi!" Emma incrociò le braccia al petto accavallando le gambe, aspettava anche un commento dalla sua amica, ma non arrivò. Regina sembrava preoccupata per qualcosa, aveva uno sguardo cupo e serio, fortunatamente, quel particolare riuscì a notarlo solo Emma. La donna stava aspettando il suo caffè quando Emma si avvicinò e chiese con aria seria:
"Regina, tutto bene?"
"Certo. Perché come dovrebbe andare?"
"Sei più fredda del solito." Cercò di sdrammatizzare la ragazza, ma inutilmente. Il caffè non tardò ad arrivare e dopo aver pagato, Regina la guardò senza dire nulla e uscì.
"Accidenti che caratteraccio. Non cambierà mai." Commentò Mary Margaret avvicinandosi alla figlia. Emma non disse nulla, stava cercando di capire, c'era qualcosa di grosso in ballo, ma cosa? "Io vado al distretto. Credo che sia ora, Mary Margaret. Allora ci vediamo questa sera per il compleanno di Henry?"
"Oh si, il compleanno. Che bello, sono così emozionata!" entrambe sorrisero e si salutarono. Emma uscì dalla Tavola Calda Story tutta di corsa, voleva cercare la sua amica, ma sembrava essersi dissolta nel nulla, forse anche Regina era in ritardo.
Verso le cinque del pomeriggio Emma decise di andare a far visita al sindaco, temeva che si fosse dimenticata del compleanno di Henry, inoltre voleva approfittarne per chiedere cos'era che la preoccupava in quel modo.
"Toc-Toc"
"Avanti."
"Regina, disturbo?" chiese lo sceriffo della città.
"Cosa vuoi Swan? Ti sembrerà strano, ma sto lavorando. Cosa che tu non fai." Disse la donna senza guardarla usando il suo tono pungente e sarcastico.
"Vedo che non va tutto bene. Parliamo ok?" la ragazza entrò e chiuse la porta dietro di sé.
"Tutto normale Swan. Tranne poiché, le pratiche sembrano aumentare ogni giorno che passa. Assurdo!"
"Le pratiche? Qui a Storybrooke?"
"A quanto pare." Affermò la donna senza degnarla di uno sguardo.
"Allora Emma. Posso aiutarti in qualche modo o te ne vai?"
"No, volevo solo ricordarti che questa sera festeggiamo il compleanno di Henry, te lo ricordi vero?" "Certo che me lo ricordo. Come posso dimenticare una cosa così importante?" la donna continuò a non guardarla che era ancora in piedi davanti alla porta. La giornata non era ancora terminata e Regina sembrava molto più stanca del solito. Si tolse gli occhiali e si strofinò dolcemente gli occhi. Emma continuava a guardarla senza dire niente:
"Sei venuta qui per dirmi solo questo?" chiese la donna alzando lo sguardo.
"No."
"Come immaginavo. Cosa succede allora?"
"Sono preoccupata."
"Come? Per Henry? Gli è successo qualcosa?" chiese scattando in piedi di colpo.
"No, no Henry sta benissimo. Sono preoccupata..." fece una breve pausa e si avvicinò alla scrivania.
".. per te, Regina." La donna non riuscì a trattenere un sorriso.
"Sei la prima persona che si preoccupa per me, lo sai?"
"Regina.. cosa ti sta succedendo? Ti vedo... stanca."
"È tutto il giorno che scrivo e leggo queste scartoffie, è pur normale che sia stanca, non trovi? Sono anche io umana."
"Più stanca del solito. Il tuo sonno è disturbato?"
"Come?" la donna non riuscì a capire, come aveva fatto a capire che dormiva poco?
"Si. Sono perseguitata da alcuni sogni strani e ricorrenti."
"Come immaginavo. La stanchezza si riflette sul tuo volto Regina. Perché non ti prendi qualche giorno di vacanza?"
"Non posso, non con tutto questo lavoro da fare." La donna guardò l'orologio e terminò la conversazione:
"Ora vado a casa. Magari, cerco di riposare un po', prima di questa sera. L'appuntamento è alle otto in punto giusto?"
"Giusto."
La donna uscì dal suo ufficio lasciando la donna dai capelli biondi, in piedi e immobile in mezzo all'ufficio.
Quello era un giorno molto importante. Henry era il figlio biologico di Emma, ma la donna che lo aveva cresciuto era, niente poco di meno che, Regina Mills, il Sindaco di Storybrooke. Henry era su di giri, erano diversi giorni che non vedesse sua madre, quella adottiva. Purtroppo, l'incarico di sindaco era molto impegnativo. Regina tornò a casa, era tutto buio, aveva chiuso le finestre, non voleva essere disturbata per nulla al mondo, aveva necessità di dormire. La donna si mise comoda sul divano e prese un libro, non accese neanche il televisore, non voleva sentire alcun tipo di rumore, voleva rimanere da sola con i suoi pensieri. Il libro che aveva preso, non era da leggere, conosceva a memoria ogni singola parola, era il libro delle fiabe. Senza alcun indugio, fece scivolare le pagine tra le dita affusolate e regali, improvvisamente, si fermò per guardare un'immagine in particolare. La figura in questione, era molto importante per lei, raffigurava la donna più importante della sua vita, la stessa donna che le aveva rovinato la vita, era sua madre Cora. La donna che le aveva insegnato ogni cosa, la donna che l'aveva data alla luce e soprattutto, la donna che aveva distrutto la vita dell'uomo che amava. Cora gli aveva tolto tutto: amici su cui contare, l'affetto di una madre e soprattutto, la capacità di amare ed essere ricambiata. Non aveva mai perdonato la madre per aver fatto una cosa così crudele e senza scrupolo, ma per quanto volesse odiarla, non ci riusciva, almeno non completamente, era pur sempre sua madre.
Qualche anno prima, Regina e Cora si trovarono faccia a faccia, avevano discusso animatamente, ma, in qualche modo, erano riuscite a chiarirsi. Regina la perdonò, ma Biancaneve no. Cora aveva ucciso la regina Eva, sua madre, infatti, per quel motivo, Mary Margaret chiese vendetta e la uccise con un incantesimo. La donna era stata manipolata da Tremotino, Cora era un personaggio scomodo e doveva occuparsene, invece di sporcarsi le mani, lo fece fare alla donna più pira del mondo, Biancaneve. Era stata male per diverso tempo perché non aveva potuto fare niente per aiutare sua madre, ma Regina capì che dopo la sua morte, un nuovo mondo le apparse davanti. La donna non era d'indole malvagia come Tremotino o come sua madre, lei era stata portata ad odiare tutto e tutti. Odiava perché non poteva avere quello che avevano tutti gli altri, un marito o un compagno da amare e una famiglia, da rispettare e che la amasse a sua volta.
Quando sfiorò l'immagine, sentì uno strano ronzio, riguardava la magia, era chiaro, ma non riguardava né la madre e né lei, qualcosa stava succedendo a Storybrooke, e presto ne avrebbe avuto la prova. Dopo qualche minuto si addormentò con il libro aperto tra le mani, ma improvvisamente, cadde a terra e il libro iniziò a sfogliarsi da solo, fino ad arrivare sull'immagine di un cacciatore. Era il cacciatore della Regina Cattiva, colui che doveva strappare il cuore di Biancaneve, ma non aveva senso, il cacciatore della regina era morto molti anni prima. Che quell'immagine volesse significare qualche altra cosa?
Si fece subito sera, Henry ed Emma furono i primi ad arrivare, erano tutti in ritardo. La ragazza era turbata a tal riguardo ma Henry si sedette ad un tavolo e disse tranquillo e sorridente:
"Dai mamma non preoccuparti, va tutto bene." La ragazza sorrise e gli diede un bacio sulla fronte: "Vuoi una cioccolata calda?" chiese.
Il ragazzo rispose annuendo con la testa, senza smettere di sorriderle. Allora Emma si avvicinò al bancone e ordine un caffè per lei e una cioccolata calda per Henry. Quando prese la sua ordinazione, un ragazzo gli si parò davanti, ma lei non lo notò minimamente e andò a sbattergli contro versandosi tutto il caffè sulla maglia:
"Hei ma sta un po' attento!" esclamò alla ragazza furiosa.
"Veramente, dovrei dirlo a te, Miss Swan." Commentò il ragazzo sorridente. Prese dei tovaglioli e l'aiuto ad asciugarsi.
"Sei un po' pensierosa, eh? Sceriffo?" chiese guardandola negli occhi.
"Come fai a sapere chi sono?" chiese la ragazza immobile.
"Possibile che non ti ricordi di me? Sono molto cambiato dall'ultima volta che ci siamo visti, ma non così tanto da rendermi irriconoscibile." Sorrise.
"Ci siamo visti questa mattina." Commentò fredda.
"Si, ma questa mattina non è stato il nostro primo incontro." Emma lo guardò intensamente negli occhi per qualche minuto e lo riconobbe:
"Non ci posso credere! Sean! Sean Turner!"
"Ottima memoria, Miss Swan." La ragazza sorrise e portò il ragazzo al tavolo dove era seduto Henry.
"Scusa per il caffè." Disse Emma sedendosi.
Henry guardava i due con aria tranquilla, era curioso di sentire chi fosse quel ragazzo.
"Emm, ciao. Io sono Henry." Disse all'improvviso la ragazza allungando la mano sul tavolo. "Scusa Henry, io sono Sean. Piacere di conoscerti." Sean gli strinse la mano senza smettere di sorridere.
"Sai Henry, questo ragazzo l'ho conosciuto quando andavo a scuola. Se lo avessi visto anche tu all'epoca, beh diresti che è un'altra persona. Se non mi avessi punzecchiata, non avrei mai capito chi fossi."
"Accidenti Emma, che bella considerazione che hai di me."
"Dai, non te la prendere. Dopotutto, ho fatto un po' di fatica a riconoscerti senza occhiali, senza apparecchio e senza i capelli pieni di gel." Entrambi scoppiarono a ridere.
"Io invece non ho fatto alcuna difficoltà. Sempre prepotente e distratta." Il ragazzo si sedette vicino al piccolo Henry e bisbigliò:
"Sai, devi stare attento a questa donna. Mi rubava il pranzo." Disse scherzosamente.
"Come, il pranzo? Mamma!"
"Ma non è assolutamente vero! Bugiardo!" esclamò la ragazza buttandogli addosso il porta fazzoletti.
In quel preciso istante entrò Regina e trovò subito Emma ed Henry, ma si chiese chi fosse quel ragazzo. Stavano ridendo e scherzando, sembrava che quel tipo, fosse un vecchio amico tornato da un viaggio di cinque giorni. La donna si avvicinò lentamente per ascoltare:
"Vedi? Sono passati diversi anni e mi lanci ancora le cose addosso!" ridevano come matti.
"Allora eri una..." Henry guardò Emma, ma non riuscì a finire la frase, in quanto, Sean lo precedette e disse alzando entrambe le sopracciglia.
"Una bulla, si certo e anche una delle peggiori!" Risero tutti ancora una volta.
"Aspetta un momento, hai detto che non hai fatto fatica a riconoscermi, inoltre mi hai chiamato sceriffo, come lo sai?"
"Beh, a dire il vero non ti vedevo diversamente."
"In che senso?"
"Una ragazza con la tua indole aggressiva e con il tuo incontrollabile desiderio di verità, potevi diventare solo due cose: o una perfetta serial killer o una poliziotta, ma in questo caso, lo sceriffo." La ragazza rimase senza parole e poi sorrise.
"Ti prego Henry, non diventare antipatico come lui. Vero, primo della classe?"
"Mi piaceva studiare e conoscere, non ero il primo della classe."
"Certo. Al secchione piaceva che, gli altri, gli rubassero il pranzo." Commentò sorridendo la ragazza.
"Allora hai confessato!" affermò Henry e scoppiarono di nuovo tutti a ridere. Improvvisamente apparve Regina, sorrideva, le metteva di buon umore vedere Henry così felice.
"Scusate il ritardo."
"Oh, Regina!" esclamò Emma guardandola mentre scherzava e rideva. La donna rimase in piedi fissando il ragazzo che giocava con suo figlio, poi disse:
"Spero di non aver rovinato la festa."
"Oh no. Sono felice che sei riuscita a venire, mamma." Sean corrugò la fronte con fare confuso. "Aspetta un momento. Hai due mamme?"
"Beh, io sono sua madre biologica, mentre Regina è la madre che si è presa cura di lui in tutti questi anni. Non sei così perspicace dopotutto, Mr Turner."
"Oh capisco." Il ragazzo si alzò e fece cenno alla donna di sedersi.
"Prego, immagino che vogliate sedervi vicino al piccolo." La donna inarcò un sopracciglio e si sedette senza parlare.
"Hei! Non sono piccolo! Oggi compio quattordici anni!" il ragazzo spalancò gli occhi e sorrise. "Perdonami la scortesia Henry. Ti faccio i miei più sinceri auguri." Sorrise stringendogli la mano: "Allora, sei venuto qui per festeggiare con la tua famiglia?" il ragazzo annuì e sorrise dopo aver bevuto un po' di cioccolata calda. Regina non apriva bocca, si limitò a fissarlo:
"Che sgarbato, non mi sono presentato. Io sono Sean, Sean Turner." Allungò la mano verso la donna e lei si tolse il guanto velocemente per poi stringergli la mano:
"Regina, Regina Mills."
"Si lei è il sindaco, se vuoi, può farti fare un tour della città." Il ragazzo sorrise alle parole del giovane Henry.
"Beh grazie dell'offerta, ma credo che tua madre abbia un sacco da fare al municipio." Henry sorseggiò la cioccolata senza dire altro.
"Si, esatto. Non ho tempo da perdere con i forestieri." Il ragazzo sorrise alle sue parole pungenti e rimase ancora in piedi.
"Sean, coraggio, siediti. Quando sei arrivato a Storybrooke?"
"Sono qui da circa due giorni. Solo questa mattina, ho avuto due minuti per uscire da casa."
"Oh. Ecco perché non ti avevo visto prima."
"Che lavoro fai, Sean?" Chiese Regina immergendosi nel discorso.
"Faccio un lavoro molto ordinario. Spero di trovare un lavoro qui, in città. Sono ancora in cerca di qualcosa di... fisso. Intanto, avevo pensato di fare qualche lavoretto part-time. Come direbbero i latini, sono un factotum!" Emma sorrise e alzò un sopraciglio:
"Ecco, vedi? Sei un secchione." Tutti i presenti scoppiarono a ridere, tranne Regina che distolse lo sguardo fuori dal vetro.
"Vedi Emma, io preferivo stare incollato sui libri che fare a pugni in pubblico."
"Mmm, a tal proposito. Com'è che hai messo tutti questi muscoli?"
"Forse come facevi tu Emma, picchiavi i bambini più grandi di te." Improvvisamente si udì due voci alle spalle di Emma e di Sean. Erano finalmente arrivati Mary Margaret e David. Sean si alzò in piedi e fece accomodare la donna incinta.
"Si sieda."
"Oh, ma che cavaliere. Grazie." La donna lanciò un'occhiata verso Emma che colse il segnale. "Non c'è di ché."
"Ciao, sei un amico di Emma? Io sono David, il marito di Mary Margaret."
"Piacere di conoscervi, io sono Sean." Dopo che anche David si mise comodo intorno al tavolo, Mary Margaret chiese con fare sereno e tranquillo di sempre:
"Perché non ti siedi con noi?"
"Oh, ti ringrazio Mary Margaret, ma devo proprio andare." Sorrise tranquillo. Mentre parlava, udirono un cane abbaiare, o forse era un lupo ululare? Improvvisamente l'animale si affacciò alla finestra, mise le zampe sul vetro e guardò tutti.
"Non fateci caso, ha fame. Credo che stia cercando di capire perché ci sto mettendo così tanto." "Oh, ma è bellissima!"
"Come sai che è una femmina?" chiese incuriosito dall'esclamazione del ragazzo.
"Non saprei, ho un sesto senso per queste cose." Commentò il giovane Henry continuando a guardarla con ammirazione.
"Quindi vivi da solo con il tuo cane?" chiese improvvisamente Mary Margaret.
"Si. E se non le do da mangiare al più presto, sarò il suo antipasto." Il ragazzo salutò tutti e sparì insieme alla sua compagna. Il resto della serata fu molto piacevole, sopratutto per Henry che ebbe, in dono, moltissimi regali.
"Beh per me si è fatto troppo tardi." Commentò Regina abbracciando il figlio.
"Te ne vai di già? Da resta ancora un po'."
"Mi dispiace Henry, ma non posso proprio. Domani mi aspetterà una giornataccia."
"Allora ci vediamo, mamma." Il giovane lo abbracciò di nuovo e le diede un bacio sulla guancia. Quando la donna uscì dal locale, anche Emma si assentò per qualche minuto, sentiva di dover parlare con la sua amica.
"Regina aspetta un momento." La donna si fermò e la guardò visibilmente stanca.
"Cosa c'è?" era tornata quella di sempre, fredda e distaccata.
"Non ho potuto fare al meno di pormi delle domande."
"Cioè?" chiese la donna alzando un sopracciglio.
"Sei riuscita a dormire oggi pomeriggio?"
"Che domanda assurda Swan. Ad ogni modo, ben poco."
"Puoi dirmi cosa hai sognato?"
"Niente in particolare." Era incredibile come Emma entrasse nella mente delle persone. Non sentì la risposta che voleva, allora tagliò corto.
"Hai sognato un uomo con un cappuccio?"
"Come? No, niente del genere. Invece tu si?"
"Si." Emma incrociò le braccia sul petto, quella era una sera molto fredda.
"Ho sognato..." Regina fece una leggera pausa e continuò: "...mia madre. Il solito incubo ricorrente."
"Cora? È lei che ti perseguita?"
"Emma sono stanca. Non ho molta voglia di parlarne." Allora la ragazza terminò quello che, sembrava essere un interrogatorio, e la lasciò andare a casa.

Il Cacciatore Di Streghe - Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora