Caro Tu,
ero ferma su una barca traballante. Era mossa dall'acqua azzurra della Grecia. Sulla barca c'eravamo solo io e quello che la comandava. Un ragazzo giovane, bello. Eravamo fermi e nessuno dei due diceva niente.
"Ti butti in acqua?" ha domandato a un certo punto. Gli ho sorriso e gli ho detto di no. Senza aggiungere altro. Stavo per prendere il quaderno e cominciare a scrivere con i piedi nell'acqua fredda, quando lui mi ha chiesto "Hai il costume sotto i vestiti?" e "Hai il cambio?". Ho solo annuito la testa, perché le parole non si formavano nella mia testa normalmente e non volevo fare una figuraccia.
Così lui mi ha sollevata con il minimo sforzo e mi ha buttata in acqua. Ho gridato perché non me l'aspettavo. Lui si è tolto la maglietta e si è buttato dopo poco.Eravamo fermi nell'acqua. Muovevo gambe e braccia. Ma stavo ferma, sempre là.
Quando a un certo punto mi è pervaso un senso strano. Come se ci fosse qualcosa di brutto. Come se mi stessi perdendo qualcosa.
Sono tornata sulla barca e ho visto quattro telefonate perse da François.
L'ho chiamato appena sono rientrata in albergo, oggi pomeriggio. Ha risposto poco dopo.
"Rori, io ho..."
"Fran che succede?". Il suo tono distratto. I respiri veloci. Tutto mi stava preoccupando, con quel senso di sbagliato che mi tormentava il cuore. "François ci sei? Cosa sta succedendo?"
"Mia sorella è in ospedale". La paura che ho sentito trasudare dalle sue parole mi ha fatto rabbrividire, anche se ero seduta in terrazza al sole. "E scusa se chiamo te ma sei la prima persona che mi è venuta in mente, Rori. Mi dispiace, scusami"
"Perché Alison è in ospedale, Fran?"
"Incidente a Montreal"
"È grave?"
"No, ormai no. È stabile. Ma sono spaventato, Rori. Io...io non avrei dovuto chiamarti, ti sto disturbando. Scusami"
"François ehi-" ho guardato la mia mano destra stretta in un pugno. Lo rilasso quando sento un respiro profondo di François. Apro le dita e mi accorgo di essere sudata. "-Non scusarti, anzi. Hai fatto bene a chiamarmi. Adesso però calma, Fran. La paura passa tra un po'. Adesso devi solo tranquillizzarti. Vai a prenderti un tè, oppure un sudoku o un cruciverba come i vecchi, qualsiasi cosa". François sbuffa una risata, e immaginare il suo sorriso dall'altra parte del mondo mi fa sentire un po' meglio.
"Rori cosa stai facendo? Dove sei?".
E continuiamo a parlare per quindici minuti. Ogni tanto lui butta qualche battuta sarcastica che mi fa ridere. Prende sempre dei grandi respiri in ogni secondo di silenzio. E da come ci ritroviamo a parlare velocemente alla fine della telefonata capisco che si è calmato. Si è distratto dal pericolo di sua sorella ed è ritornato tranquillo.
Eravamo tutti e due in silenzio, ad un certo punto, quando lui mi dice che la notte non riesce più a dormire bene. Si addormenta tardi perché la sua mente è troppo piena di pensieri. Gli ho chiesto di dirmi a cosa pensa quando non riesce a dormire la notte.
Ha risposto che pensa a me. A noi. A quando stavamo insieme e a quanto vorrebbe tornare indietro e non lasciarmi andare così facilmente. Ma l'ha detto in francese, non sapendo, però, che il francese lo capisco
E, forse, questo era tutto quello che volevo sentire. Non sono rimasta sorpresa, perché non desideravo altro. Ho appoggiato il telefono sul tavolino dell'albergo e mi sono coperta il viso con le mani. Ho sentito gli occhi stretti in due fessure. Le guance raccolte sugli zigomi. E un sorriso che non riuscivo a nascondere.
"Rori sei ancora lì?"
"Sì, scusami. Cosa mi hai detto in francese?" domando, cercando in tutti i modi di imitare un tono confuso.
Lui esita. Prende un altro grande sospiro.
"Penso a quello che mi succede giorno per giorno. Penso a cosa va bene e cosa male in questo periodo"
"E come ti va questo periodo?"
"Potrebbe andare meglio-". Poi lo sento parlare con un altro uomo in francese, e capisco che forse può entrare nella sala dove sta sua sorella, che si è svegliata, "-Rori scusami, ma adesso devo andare"
"Fran posso dirti solo un'ultima cosa?"
"Certo"
Aspetto qualche secondo, prima di
"Il francese lo capisco".
Chiudo la telefonata subito dopo con lo stesso sorriso di prima ancora lì.
Ma rimango confusa quando sento quella stessa sensazione di prima. Quella sbagliata, quello che mi fa pensare che non sappia qualcosa.dalla Grecia con furore,
ROnnie.Nota del 09/12:
C'era qualcosa che non sapevo. Ma non potevo immaginarlo.
