"Alè, FERMO" grido, appena sento la maniglia della porta della mia camera abbassarsi.
"Gennà ma che hai?" urla isterico Alex, dall'altra parte della porta.
"C'è il caricabatterie del computer attaccato a cinque prolunghe che stanno in un equilibrio precario, e tu potresti rovinare tutto"
"Stai diventando paranoico" risponde, entrando in camera con un gesto brusco. Così facendo, stacca la seconda prolunga, e il computer si spegne di colpo.
"Fai schifo, Alessio"
"Parla quello che non esce da due giorni. Ma che stai facendo qua dentro?" domanda, dirigendosi a grandi passi verso le tapparelle.
"No, quelle NO. ALÈ NO" grido, troppo tardi. La luce del giorno mi fa chiudere gli occhi, ormai abituati alla flebile luce del computer da due giorni. "Mi sembri mia madre" sussurro in un commento strozzato che a quanto pare non sente.
"Ora mi dici cos'hai fatto in questa stanza per due giorni".
Lo guardo con aria di sfida, perché sa che non dirò niente, e finiremo come al solito, con lui che rinuncia e io che non parlo.
Dopo un minuto intero, però, lui ancora vuole delle spiegazioni, così, per una volta, mi decido a parlare.
"Stavo guardando dei video"
"Che video?"
"Su Veronica". Lui mi guarda con un sopracciglio alzato.
"La figlia di Ester?". Annuisco, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi scuri. "Ancora stai appresso a lei? Gennà, una persona che non ti conosce mica ti uccide"
"Ma tu non capisci, Alè" lo riprendo, portando una mano tra i capelli. "Ma abbiamo centomila settecento seguaci su Instagram, amico. In Italia ci conoscono tutti, non può essere italiana e non conoscerci-" Alex alza gli occhi al cielo, per poi guardarmi con diffidenza, "-E poi...quando mi ha parlato mi ha fatto un effetto strano"
"In che senso?". Alex si siede sul letto, accanto ai miei piedi, e mi parla con quel tono gentile che ti toglie le parole di bocca senza che tu lo voglia.
"Nel senso che ha una bella voce che dice delle belle parole. Dice un sacco di verità esplicitamente, senza giri di parole o senza addolcimenti. Quello che è così com'è".
Alex mi guarda, mentre parlo, e poi accenna un sorriso veloce, che sparisce subito.
"Gennà, non ti vedevo così da Lillà".
E detto questo, esce, chiudendo la porta con delicatezza.
Rimango fermo a fissare la porta, mentre quel suo soprannome mi rimbomba nel cervello, dopo quasi un anno, distruttivo come all'inizio, ma bello come lo è sempre stato.Lillà.
___[N/A]___
provate a indovinare
la grande idea che mi
è venuta in mente?
:)
ro.
