7th

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Caro Ian,
penso che ti ricordi il mio discorso il giorno del diploma. Ero agitata, perché quel giorno anche papà e zio vennero a vedermi. C'eri anche tu, all'epoca ancora un amico.
Per quella scuola, per i miei compagni e i miei insegnanti, ero solo Veronica Zara, non Veronica Leto.
Tra i fogli di questo quaderno ho ancora il discorso che feci.

«Chi l'avrebbe mai detto, eh? L'inferno è finito, vero ragazzi? Niente più professori, niente più verifiche e niente più sveglie alle 7 di mattina» stavo parlando, quando alcuni  ragazzi cominciarono ad applaudire, gridando per l'entusiasmo. «Molti di voi mi conoscono come Veronica Zara, una ragazza di origini italiane, con la mamma in Italia, e il padre commercialista, rappresentate di un'azienda all'estero. Beh, più o meno è vero. Mi chiamo Veroncia, ho origini italiane, mia mamma sta in Italia e mio padre è sempre via, ma per motivi diversi. Come molti di voi sanno, io, come la maggior parte degli uomini sulla Terra, sono perennemente affascinata dall'arte, come rappresentazione più veritiera dell'uomo in relazione con il Mondo. In alcuni, questo amore per l'arte è in qualche modo limitato, perché può portare a...niente, all'insicurezza di un futuro stabile. Questo la maggior parte delle volte è fomentato dai genitori, che vogliono il meglio che loro immaginano per i loro figli, non badando a quello che i figli vogliono in realtà. Tutto questo per dire che, in realtà, io amo così tanto l'Arte perché fin da piccola ci sono stata completamente immersa. Ora, potete girarvi tutti, verso l'ultima fila? Vedete i due uomini con gli occhiali, uno con delle sopracciglia strane e uno che sembra Gesù, con i capelli lunghi? Loro sono mio papà, a destra, e mio zio, e sono abbastanza famosi. Il mio vero cognome, ragazzi, è Leto. Sono Veronica Leto, la figlia di Shannon Leto e la nipote di Jared Leto» inutile dire che, quando sentirono il cognome, cominciarono ad applaudire, e gridare qualcosa che non capii.   «Non vi sto parlando di questo per vantarmi della mia famiglia, anche se potrei, ma vi dico questo perché Veronica Zara è Veronica Leto. Il comportamento, i voti a scuola, il modo di pensare, parlare e vestire. Sono io, a prescindere dal mio cognome. Questo è quello che voglio dirvi. Il nome non fa una persona. Quello che i vostri genitori sono non fa quello che siete voi. Il voto che ci hanno dato gli inseganti non fanno quello che sappiamo, quello che pensiamo (perché, diciamocelo, molto spesso vanno a preferenze) ». Persino i professori scoppiarono a ridere, mentre quasi tutti applaudivano in assenso. Dal fondo, riuscii a sentire zio Jar gridare, mentre papà sorrideva soddisfatto.   «Nel corso di quest'anno ho sentito molti ragazzi scegliere un indirizzo al college perché i loro genitori lo ritenevano migliore di quello che in realtà volevano fare. Per esempio, parlando con Siobhan, mi ha detto che ha cambiato idea tre volte, perché sua mamma le aveva sconsigliato prima psicologia, quello che più piaceva a Siob, poi Lettere  e cultura africane e asiatiche. Quando Siob optò per giurisprudenza, un indirizzo che non la rendeva entusiasta come psicologia, sua mamma le diede tutta la sua approvazione, perché faceva la scelta più giusta per il suo futuro, perché giurisprudenza è una facoltà più importante, che porta più lavoro, quindi più soldi. Ecco il problema degli uomini, americani in particolare. I soldi sono diventata la cosa più importante, per cui si è disposti a diventare scorretti, e non essere più umani. La scuola dovrebbe insegnarci, invece, ad essere il più umani possibile. Dovrebbe insegnarci a dosare adeguatamente nella nostra vita sia gli aspetti più umanistici sia quelli più scientifici. La scuola dovrebbe aiutarci a trovare quello che siamo, e seguire il nostro istinto più umano, le passioni. La vita è nostra, noi studiamo quello che saremo. Noi dobbiamo vivere con noi, e se non facciamo quello che ci piace, tutti ne rimettono. Sia noi, che sprechiamo la nostra vita dietro a qualcosa che non ci appartiene, sia i nostri genitori, che vedono il figlio fare qualcosa che non gli piace, solo perché a loro piace.
La maggior parte di voi ha scelto un indirizzo scientifico. Passioni o no, noi scegliamo. Infatti, a me avevano detto che Legge sarebbe stato più che adatto. Il mio insegnante di letteratura inglese mi ha pure detto che potrei tranquillamente diventare il presidente degli Stati Uniti, ma per piacere» non riuscii a non sbuffare una risata, mentre quasi tutti scoppiarono a ridere, anche l'insegnante. «Però io, da brava teenager figlia di una rock star, ho scelto quello che volevo e che, a mio preavviso, è il contrario del suggerimento dei professori. Solo io, Siob (alla fine ha comunque scelto psicologia), Glenn, Abbey e Graham abbiamo scelto un indirizzo umanistico, rispetto a tutti gli altri 40. Io ho scelto Filosofia a Roma, cosa che non c'entra niente con Legge in America.
Mi sto dilungando troppo, il preside mi sta facendo segno di tagliare. Allora,» a quel punto, tutti cominciarono a gridare cose tipo "Brava", "Grande Ronnie", "Dovevamo eleggerti presidente del club di fotogafia" che mi fecero scoppiare a ridere come non mai. «Questo discorso senza fine, però, non è per voi, ragazzi. Questo è per voi, genitori, insegnati, o adulti in generale. Spesso ci avete dato della generazione bruciata, troppo alienati dalla tecnologia, senza un'opinione su cosa accade. Molti di voi, forse, sono anche delusi dalla scelta di proprio figlio, come per esempio Saoirse, la madre di Siobhan, che in questo momento mi starà guardando malissimo. Adulti, voglio dirvi una cosa. Siamo ragazzi, facciamo quello che vogliamo a prescindere da tutte le regole, tutte le limitazioni e tutti gli ordini che potete darci. Non potete arrabbiarvi perché scegliamo quello che noi vogliamo per il nostro futuro. Capisco che per voi sia un'occasione per tornare giovani come una volta, e rivedere il vostro percorso fatto da qualcun'altro simile a voi, probabilmente anche noi saremo così. Ma fateci fare quello che vogliamo, perché la nostra vita è appena iniziata. Non vorrete  già toglierci il piacere di viverla? ». Appena finii, tutti si alzarono in piedi, e applaudirono per un minuto intero. Dal fondo, sentii mio padre gridare "Sono fiero di te". Scesi dal palco allestito per la cerimonia in palestra, e strinsi la mano al preside. Camminai fino al mio posto, in mezzo a tutti i ragazzi, mentre sentivo complimenti per il mio discorso da ragazzi, genitori e insegnati.

Finita la cerimonia, andai dalla mia famiglia, e sia papà che lo zio mi abbracciarono, dicendomi che non potevano essere più orgogliosi  di me, per quello che sono diventata e per quello che mi frulla in testa. Poi, Ian, sei arrivato tu, e senza dirmi niente, mi hai preso una mano, e mi hai baciata, davanti a tutti. Ero felice, indubbiamente.
E ora, nel deserto Lençóis Maranhenses, in Brasile, mi torna in mente la frase da cui partì il discorso di commiato.

Noi dobbiamo vivere con noi, quindi noi decidiamo per quello che siamo, non per quello che vogliono che siamo.

dal Brasile con furore,
ROnnie.

___[N/A]___

che schifo la vitaa.
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