a rischio.

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Passarono tre settimane, più o meno, e la situazione era rimasta la stessa diciamo.
Ci scambiammo i numeri di telefono, incominciai a legare molto con Mario, il ragazzo sorridente, cosa che non era da me, e un po' meno peró c'era un bel rapporto anche con gli altri due, era come se ci conoscessimo da sempre, era una bella sensazione.

Gionata invece, continuava a tenere il muso, e capitava spesso che non stesse con noi, ma con altra gente.
I ragazzi mi dissero che non si comportava così di solito, era strano. Ed io mi convincevo sempre di più del fatto che mi odiasse.
Senza contare che trovava sempre una scusa per andare via due minuti prima o dopo di me.
Boh, non l'ho capito molto a dirla tutta.

Era una mattinata tranquilla, di solito in quel periodo del mese io e la mia famiglia scendevamo a Napoli per il resto dell'estate, ma quest'anno tra le varie cose successe non potemmo. Ero un po' presa male, anche perché pure lì avevo diversi amici, e mi dispiaceva non rivederli.

Fatto sta che stavo uscendo per andare a fare colazione con Mario in un bar carino che mi fece scoprire una settimana prima, che ormai era meta fissa, quando incrociai in fondo alle scale proprio mister viso imbruttito, che stava andando da qualche parte ciondolando.

-Oh buongiorno Gionata.- dissi con un mezzo sorriso.
Lui rispose con un "giorno" a mo di bambino delle elementari. Non so perchè ma mi suscitó una sensazione strana dentro, vederlo.

Era quasi scocciato, non sapevo esattamente se fosse per avermi visto o altro.

Non volli andare subito al bar, vidi che il ragazzo si sedette su un muretto, con le mani sulla faccia, sembrava disperato.

-Tutto ok?- dissi avvicinandomi a lui.
-Niente in cui tu possa renderti utile.- rispose senza muovere un dito.

-Mi stavo solo interessando, tranquillo eh.- dissi, sbuffando.
A quelle parole lui alzó la testa guardandomi, per poi alzarsi anche lui e dirigersi verso la direzione opposta.

-Ho visto Gionata prima di venire qua, sembrava stressato.- dissi all'improvviso, mentre ero intenta a mescolare il mio cappuccino.
Mario annuì mentre sbranava il suo cornetto.
-Insomma, tu sai che ha? Sembra seriamente odiarmi.- dissi quasi scocciata da quel pensiero.
-Beh insomma, è un po' un casino.- mi rispose mentre si toglieva le briciole di dosso.
Lo guardai, attenta, con aria curiosa come a dire di continuare.

-Io non potrei dirtelo.. quindi sta zitta in ogni caso.-
-Di che parli?-
-Beh.. con sua madre, non riesce a pagare l'affitto di casa. E sono a rischio di andarsene, solo che non hanno altro dove andare, e lui è disperato.

A quelle parole ci rimasi molto male, non seppi cosa dire.
-Non c'è niente che possiamo fare?-
Mario mi guardó quasi ridendo.
-Ti pare? Poi in ogni caso non fare ne dire nulla, che probabilmente tu sei l'ultima persona che doveva sapere di sto fatto.- alzai un sopracciglio.

-Eh già, ma si può sapere perché mi odia?- chiesi indispettita.
-Ma non ti odia! Non saprei, perché è sempre stato uno sulle sue, ma non credo arrivi ad odiarti, non gli hai fatto niente.-
In effetti, che poi comunque non è che avrei pianto se ce l'avesse avuta con me eh, solo per curiosità.

-Grazie per la compagnia bimba, ci vediamo.- disse Mario dandomi un bacio sulla guancia, per poi uscire dal bar.
Andai a pagare le mie cose e decisi anche io di tornare a casa, tra una chiacchiera e l'altra avevamo perso due ore.

Arrivata a casa mi trovai mio padre tutto sistemato.
-Chi aspetti?- dissi mentre chiusi la porta.
-Nah, nessuno. Stasera siamo a cena dalla vicina.- disse subito, mentre io non gli diedi molta importanza e andai diretta in camera mia.

Passai il pomeriggio a casa, da sola, non avevo voglia di fare proprio niente, e poi avevo un pensiero in testa da quella mattina.
In fondo non volevo che Gionata se ne andasse, o passasse guai.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora