fraintendimenti.

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Gionata stette due giorni in ospedale, tra accertamenti vari.
Io e i ragazzi andammo a trovarlo, ma nulla di speciale, non aveva intenzione di rivolgermi parola.
Mario non si fece vivo, e il che mi preoccupò, aveva anche il telefono staccato.

In quanto a mio padre, beh ci avevo chiarito, più o meno, nulla di nuovo.

Fatto sta che, arrivato il secondo giorno, nel pomeriggio, dimisero Gionata, e dato che gli altri non poterono venire, lo riaccompagnai io a casa.

Durante il tragitto per prendere il bus rimanemmo in completo silenzio, ma non mi stava bene questa situazione. Volevo almeno delle spiegazioni.

-Si può sapere che ti ho fatto?- chiesi fermandomi sul posto, seccata.
-Niente. Possiamo tornare a casa?-
-No. Voglio delle spiegazioni Gionata.-

Inizialmente esitó.
-La vita è tua, se decidi di farti Mario a me non m'interessa, soprattutto dopo che m'hai illuso come..- si fermó, alzando la voce.

-Ma lasciamo perdere..- disse per poi continuare a camminare.
-Ma che cazzo stai dicendo? Secondo me quello schifo che ti sei preso ti ha dato alla testa..- poi pensai, che stupida che sono!
Mi aveva visto mentre Mario mi ha baciata l'altro giorno, ed ha frainteso.

Il ragazzo si giró di scatto, tirandomi un'occhiataccia.
-Gio.. scusami davvero.. hai frainteso..-
-Ma si, scusa Gio, non è come sembra Gio.. stronzate! Dite tutte così. E mi ero anche promesso di non perdere più tempo in ste cose. Ma vaffanculo Nicole!- mi urló in faccia, per poi andarsene.

-Ma sai che c'è, me ne torno a piedi.- urlai.
-Fai che cazzo ti pare.-

Mi incamminai incazzata nera verso la parte opposta della strada finchè lui non svoltó a sinistra, ed io proseguii.

Avevo le lacrime agli occhi, per un fraintendimento stupido, rischiavo di perderlo prima ancora di crearci qualcosa.

Stavo camminando su una strada isolata, quando come se non bastasse inizió a diluviare.

Ormai ero zuppa, così decisi di fermarmi su una panchina che dava sulla strada.

Dopo qualche imprecazione, vidi in scorcio un motorino familiare.
Mi alzai e iniziai a smanettare. Il ragazzo si fermó, era Mirko.

-Ma che fai sotto sta pioggia?-
-Se mi accompagni a casa te lo dico.-
Sorrise e mi fece il gesto di salire, e si diresse verso casa.

-Grazie a Dio sei apparso..- dissi mentre scesi dal motorino.
-Ero all'ospedale per Gio ma mi hanno detto che era già stato dimesso..- disse mentre parcheggiava il mezzo.
Annuii.
-Io devo farmi una doccia.. se vuoi sali nel frattempo. Ho bisogno di parlare con qualcuno..-
Dapprima esitò a rispondere, ma poi annuii.

Appena entrata in casa, dopo aver fatto una doccia veloce, raggiunsi Mirko con un asciugamano.

-Dimmi la verità. Gionata ha usato quella cosa perché mi ha visto con Mario vero?- dissi mentre gli porsi l'asciugamano.
Mirko mi guardó mentre si stava asciugando i capelli ed annuii.
-Ecco..- guardai in basso.

-Ma perchè l'hai fatto? Sembrava impazzito. non so cosa ci fosse tra voi due..-
-Non c'è niente tra di noi! E poi ha frainteso tutto. Prima ero in mezzo alla strada perché per riaccompagnarlo abbiamo avuto una mezza discussione su sto fatto. Ma la realtà è che Mario mi ha baciata, all'improvviso! Io mi sono staccata subito..-
-E lui ha visto proprio in quel momento..- rispose.

-Ha anche detto che l'ho illuso come qualcuno, ma non mi ha detto chi.. ma io non ho fatto niente!- a quelle parole Mirko mi guardó di scatto. Lo guardai, con uno sguardo interrogativo, ma scosse la testa.

-Vedi, lui è uno molto impulsivo. È sempre stato chiuso in se stesso, ha subito tante delusioni in passato, che l'hanno portato ad essere ciò che è oggi: silenzioso, cupo e con l'aria sempre scazzata. Solo con noi si apre, sappiamo tutto di lui come lui sa tutto di noi. Dietro questa spessa corazza che ha, è un pezzetto di pane. E lo so bene, per varie cose.. ora io non sono qui per raccontarti dei fatti suoi, se vorrà lo farà lui. Ma quando è venuto da me sembrava impazzito quando mi ha detto ciò che aveva visto, tanto che dal nervoso ha pure vomitato. Lui ha paura di riaffezionarsi, e forse tra di voi c'è stato un qualcosa che gli ha fatto riaccendere i sentimenti, anche solo uno sguardo..- lo guardai sgranando gli occhi.

Quindi in parte, era colpa mia! Mi sentivo una merda in quel momento.

-..ma stai tranquilla, dagli tempo, se ci tieni almeno ad averlo come amico dimostragli che si sbaglia, in questo momento ce l'ha a morte con te.- annuii, quando lui mi porse l'asciugamano.

-Grazie Mì.- dissi sconsolata.
-Dai tranquilla. Ora vado, che ho delle cose da fare. Per qualsiasi cosa, lo sai.- e ci salutammo.

Pensai, per colpa di una sciocchezza avevo portato un ragazzo all'overdose. Mi veniva da piangere.

Pensai solo che adesso stava bene, ma che avrei dovuto sistemare un sacco di cose.

Un aspetto che mi piaceva di me era il mio realismo, non ero una sognatrice, mi piaceva vedere la realtà così com'era, e non ero una che si sentiva spesso in colpa.

Forse quest'ultimo aspetto non era tanto positivo, ma almeno avevo il vantaggio di non pensare troppo.

Decisi di pensare ad altro, mi diedi una sistemata, poi mi tornó in mente il fatto che non avevo ancora avuto modo di rintracciare Mario.

Decisi di andare a casa sua, bussai ininterrottamente ma non ricevetti risposta, così riprovai a chiamarlo.

A questo punto finalmente mi rispose, dopo un po'.

-Mario! Cazzo ma dove sei finito? Sono fuori casa tua ma non..-
-Ah beh, io sono a Cogoleto bimba.-
-Cosa?-
-Tante cose.. piuttosto ho visto un sacco di chiamate, ma non potevo rispondervi. Che è successo?-
-Ti cercavamo, e poi Gionata è finito all'ospedale..ma insomma quando torni?-
-Eh.. io staró qua per un po'. Due, tre mesi se tutto va bene, è successo un casino.-
-Ma dai Mariè che cazzo dici..-
-Senti.. devo andare ora. Avverti gli altri.-

E chiuse la chiamata. Ero stranita, tanto.

Nel frattempo avevo già sceso le scale fino ad arrivare al portone.
Sbuffai e iniziai a ballettare guardandomi intorno.
All'improvviso da lontano, vidi una camminata familiare. Era Gionata. Corsi da lui, avevo bisogno di chiedergli scusa, ma in quel momento era più importante fargli sapere di Mario.

-Gio!- urlai col fiatone.
-Eh, dimmi.- rispose scazzato, continuando a camminare senza nemmeno guardarmi.
-Devo parlarti.- lo presi per un braccio e lo portai dietro a una scalinata di ferro.
-Ma che vuoi?- disse secco, sbuffando.
-Hai saputo di Mario?-
-No, che ha fatto?- il suo sguardo cambiò da scazzato a preoccupato.
-È andato a Cogoleto, per tre mesi non torna qui perchè è successo un qualcosa di grave di cui non mi ha parlato, l'ho sentito pochi minuti fa al telefono.-
-Seria? Non mi ha detto nulla-
-Si..ah a proposito..-
-Dobbiamo andare da Mario.- mi bloccó, serio, per poi farmi segno di seguirlo.
Obbedii, non volevo farlo incazzare di nuovo. Avrei avuto un'altra occasione per parlargli, in quel momento dovevamo pensare a Mario che era nei guai.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora