Fu strano come nel giro di poco tempo la mia vita cambiò drasticamente. Passai dal vivere in un bel quartiere di villette pulito e ben messo a passare le giornate in strada sotto palazzi di quindici piani e muri pieni di graffiti. Lasciai la mia vecchia e tranquilla vita per iniziarne una completamente diversa: persone, giornate, emozioni. Tutto diverso, tutto l'opposto. E sinceramente preferivo così, perché da quando mi sono trasferita mi sono resa conto di quanto fossi bloccata in una vita non mia prima.
Passarono settimane dalla serata con Matteo ed andava tutto benissimo. Gionata non l'avevo più sentito, e sinceramente non mi importava più di tanto.
Scesi le scale del mio palazzo velocemente per poi raggiungere il muretto dove mi stava aspettando Matteo, fumando una sigaretta.
Appena mi vide sorrise e si alzó dandomi un bacio veloce che ricambiai senza esitare.
-Ehi. Tutto bene?- chiesi sedendomi e sfilando una sigaretta dalla tasca.
-Ma si.- disse abbassando la testa. In realtà si vedeva che c'era qualcosa di strano.
-Non prendermi in giro Matté.- mi guardò con la coda dell'occhio.
-Eh, è un casino ma sicuramente parlarne con te non cambierebbe molto. Peró se vuoi ti spiego.- disse quasi sicuro. E impulsivamente mi balenó in testa il pensiero che fosse stato Gionata avrei dovuto pregarlo per farmi dire qualcosa. Non lo feci apposta ma scossi la testa per cancellare quel pensiero, non so che mi prese.
Insomma annuii facendogli cenno di parlare, e inizió.
-Devo risolvere delle cose con un gruppo dell'altro rione e mi hanno dato della roba da vendere entro un tot di tempo in cambio di un favore, è che è troppa e non so come fare perché ho già chiesto a gente in zona e hanno tutti già dei lavori. Poi qui non è che sia ben accetto lo sai.-
E improvvisamente colta da un momento di solidarietà, se così si può chiamare mi balenò l'idea di non farmi i cazzi miei.
-Ti aiuto io.- sgranó gli occhi.
-Non ci pensare manco per scherzo, non l'hai mai fatto e andresti nei casini, è escluso.- disse buttando il mozzicone.
-So badare a me stessa, e poi non darei manco nell'occhio. Cioè guardami.- volevo davvero darmi da fare in qualcosa e alla fine in quel posto c'erano poche soluzioni.
Lo vidi poco convinto dallo sguardo ma sospiró, e rispose inizialmente esitando.
-Senti facciamo così, va bene, peró non ne devi fare parola ne per chi lo andrai a fare ne perché, è fondamentale. Poi ti insegno, intanto vieni con me.- mi prese la mano e si incamminó verso l'uscita del rione.L'atmosfera autunnale era quella che preferivo di più in assoluto, era quasi novembre e in quel periodo inizia a far buio presto. C'era rimasta poca luce del giorno e l'aria fredda di zona mi arrivava in faccia ad ogni passo, mi era sempre piaciuta quella sensazione.
Dopo poco arrivammo sotto un'altra catena di palazzoni, Matteo sicuro di se si fece strada tra i cassonetti ed i portici, fino ad arrivare a dei box in cui in lontananza si vedeva un gruppo di persone.
Sentivo un po' di pressione addosso ma mi adattai mostrandomi sicura di me.
-Bella.- Matteo si rivolse verso uno di loro, un tipo tutto vestito largo e con i capelli rasati, non molto alto e con le mani ed il collo tatuati, quindi immaginai che pure il resto lo fosse.
Gli diede la mano ornata da un orologio tutto d'oro e diamante, doveva essere uno importante dato che era il primo che vidi al polso di qualcuno da quando mi sono trasferita. Ma ancora di più attirarono la mia attenzione due ragazze che stavano di poco distanti, che non appena ci videro avvicinarci iniziarono a fissarci e parlare tra di loro tutte agitate.
-Che si dice?- rispose il ragazzo, aveva un accento diverso, simile a quello di Mario. E seppure dallo sguardo poteva sembrare un pezzo di merda dalla voce dimostrava di essere tutt'altro.
-La mia tipa vuole lavorare con me per quella cosa, che ne pensi?- chiese sicuro di se indicandomi con lo sguardo. Il ragazzo mi squadró dalla testa ai piedi, come la tipa che stava dietro di lui, solo che lei rise.
-Ma che pensa di fare questa? Sembra uscita da piazza Duomo.- parló con una voce che avrebbe dato ai nervi chiunque.
-Amo andiamo a fare un aperitivo dopo?- disse poi rivolgendosi alla sua amica, prendendomi in giro ed iniziando a ridere seguita dall'altra gallina.
-Quale cazzo è il tuo problema eh?- dissi sicura avvicinandomi, mentre Matteo mi prese per un braccio sussurrando qualcosa che non ascoltai.
-Vieni a fare la bulla nella mia zona?- rispose facendosi seria, ed avvicinandosi a sua volta.
-Tu hai iniziato a rompermi il cazzo, chi ti credi di essere?- risposi pronta, al che la tipa fece per avvicinarsi sbraitando qualcosa ma il ragazzo di prima la prese di forza.
-Martina, smettila! Ma che cazzo fai, parli sempre troppo porca puttana, vattene da qui.- le urló, al che la tipa mi tiró uno sguardo truce e si liberò dalla presa del ragazzo con uno strattone, mentre la sua amica la prese da parte e si allontanarono.
-Vieni a fare di nuovo la troietta nella mia zona e sei morta!- urló mentre si allontanava con l'altra.
Perplessa scossi la testa, non capivo il suo problema quale fosse.
-Lasciala stare, è un po' così per fatti passati.- intervenne il ragazzo facendoci allontanare dagli altri. Io guardai Matteo chiedendo spiegazioni con lo sguardo, peró credo stesse fissando il vuoto.
-Insomma vuoi aiutare il tuo ragazzo? L'hai mai fatto prima?- scossi la testa.
-Allora vuoi entrare nel giro, capisco. Intanto tu ti metti al liceo, il resto te lo spiega lui che ne sa.- disse riferendosi a Matteo che annuí frettolosamente guardandosi attorno.
-Stai là la sera verso cena e dopo che prima stanno già altri, per il resto non ci sono problemi. Comunque io sono Juri, piacere.- disse porgendomi la mano.
-Nicole.- ricambiai.
-Allora tutto apposto, la roba ce l'ha lui. Mi raccomando.- mi guardó serio ed io annuii di nuovo.
-Bella grazie fra.- disse Matteo salutandolo e portandomi via con lui di fretta.
-Perché corri?- chiesi ancora nervosa per la scenata della tipa.
-Non mi piace molto stare qui ma tranquilla non c'è nessun problema per il resto.- disse sempre frettoloso. -Adesso sei nel giro, vedi di fare per bene che non è un gioco.- disse poi mentre uscimmo dal rione, ed io annuii sicura di me.