Mentre Mario si era allontanato discutendo con quei ragazzi, io rimasi immobile a quella scena, col cuore a mille e le lacrime che avevano iniziato a scendere ripetutamente.
A terra c'era Matteo, privo di sensi, pieno di sangue e varie ferite ed un occhio gonfio. Il mio respiro iniziò ad affannarsi, mi buttai d'istinto a terra un po' anche perché non mi reggevo in piedi.
Cercai di farlo svegliare, gli presi il viso, ma niente. Non reagiva, provai anche a fare come fanno i medici, puntandogli la torcia del telefono agli occhi, ma era immobile.
-Mario chiama l'ambulanza!- urlai, singhiozzando, mentre sentivo il mio amico urlare a sua volta a quei ragazzi di andarsene.
Mi raggiunse, io ero in preda a un attacco di panico, non ero in me, lui chiamò l'ambulanza di fretta, mentre cercava di calmarmi un minimo.
-Gionata..- dissi a voce bassa.
Mario mi guardò, confuso.
-Gionata! É stata una sua idea!- urlai, fuori di me.
-Bimba non sai quello che dici.- mi rispose ponendo il telefono nella tasca, mentre cercò di avvicinare la sua mano al mio viso, ma io non glielo permisi.-Stai qua con lui finché non arriva l'ambulanza.- dissi autoritaria, alzandomi.
-Non farlo Nic.. Giuro che non avrebbe mai fatto una cosa simile..- disse Mario fermandomi, tenendomi il polso.Io scossi il braccio violentemente, ero fuori di me.
-Ho detto stai con lui.- gli urlai, vedendo il suo sguardo quasi triste però mi sentii subito in colpa. Lo guardai con rammarico, per poi correre verso casa di Gionata.Mentre correvo le lacrime non facevano che scendere, mi sentivo così male, come aveva potuto fare questo..
Arrivai davanti a casa sua col fiatone, e tirai un calcio alla porta. Iniziai a suonare il campanello ripetutamente, finché non mi aprì quella faccia da cazzo.
Appena lo vidi la prima cosa che feci fu tirargli uno spintone, dato che non se l'aspettava barcolló indietro.
-Che cazzo ti prende?- mi urlò contro.
-Come hai potuto! Pezzo di merda.- continuai a spingerlo, mentre le lacrime continuavano a scendere, e il cuore me lo sentivo in gola.-Ma di che parli? Che cazzo ho fatto? Sei normale?- mi urló lui di getto.
Mi venne spontaneo di tirargli un ceffone in pieno viso, guardandolo con disprezzo, al che lui mi prese per le spalle, spingendomi al muro. con forza.Il viso rosso dalla rabbia, la vena sulla tempia che sembrava stesse per esplodergli, gli occhi lucidi. Il suo viso era talmente vicino al mio che sentivo il suo respiro addosso. Mi intimorì, rimasi immobile, sentivo la presa che si faceva forte sulle spalle.
I miei occhi erano colmi di lacrime, tanto che vedevo offuscato.
-Ora ti calmi e mi dici che cazzo c'hai.- disse con la voce rauca, il respiro si fece più lento, mentre il mio cuore andava ancora più veloce.Crollai, mi buttai tra le sue braccia, piangendo.
Con mia sorpresa sentii che mi strinse a se, appoggiando le labbra sulla mia testa. Potevo sentire il suo cuore battere molto forte, ed il petto gonfiarsi.Nel frattempo sentii l'ambulanza arrivare, per fortuna, mi calmai leggermente.
Continuai a piangere tra le sue braccia, mentre si stava dirigendo verso il divano.
-Dimmi che è successo, ti prego, calmati, respira piano..- mi disse mettendomi una mano tra la guancia e il collo, dolcemente.Un brivido mi percorse la schiena in quel momento, mentre cercavo di respirare lentamente.
In un attimo mi scordai perché fossi talmente incazzata con lui.-Hanno picchiato Matteo. Una decina di ragazzi. Ero con Mario, li ha mandati via.- dissi singhiozzando.
-Ti prego, dimmi che non è come penso.- dissi alzando la testa per guardarlo negli occhi.Dalla sua espressione si capiva, lo conoscevo troppo bene, si sentiva in colpa. Una fitta mi trapassò il petto.
-Perché l'hai fatto cazzo!- urlai allontanandolo da me. Sussultó.
-Non è stata una mia idea.- disse sotto voce.
-Come hai detto?- risposi, acida, guardandolo di nuovo in faccia.-Non è stata una mia idea cazzo!- alzó la voce a sua volta.
-Io non riesco a crederti. Non dopo ieri.- lo guardai con le lacrime agli occhi, di nuovo.Nel frattempo gli arrivò un messaggio, da un certo Giulio. Il telefono era lì, sul divano, potevo benissimo vedere che c'era scritto.
"L'abbiamo fatto, poi si è messo in mezzo Mario e quella zoccola solo quando lo stronzo era svenuto a terra."
Mi sentii come se mille lame mi avessero appena trapassato il petto. Scattai in piedi, tremando.
-Ti prego, non è come sembra..- parló, mi disgustava, non riuscivo a guardarlo in faccia.
-Gionata, mi fai schifo. Vai a fanculo.- dissi con rabbia, dirigendomi verso la porta, ma cercó di fermarmi. E non doveva farlo.
D'istinto mi partì un pugno, lo presi in pieno viso.
-Non toccarmi.- lo guardai con disprezzo un ultima volta.Lui rimase immobile, con la mano sulla guancia dove l'avevo colpito e lo sguardo pentito.
Mi chiusi la porta dietro sonoramente, non avevo forze.
Mi sedetti sulle scale, ricominciando a piangere a dirotto.Non capivo perché l'avesse fatto, non ne capivo proprio il motivo, e il non sapere perché c'era tutto questo odio mi faceva ancora più incazzare, ma non avevo più la forza manco di stare in piedi.
Rimasi lì, per un po' di tempo, da sola.
Non potevo crederci.Presi il telefono per sentire Mario, e notai delle sue chiamate perse. Così lo richiamai:
>Nic, ti sto venendo a prendere, stiamo con lui per stanotte.
>Grazie, sto all'androne.Mi alzai, lentamente, per poi scendere le scale.
Ancora ero frastornata, per il troppo pianto, per la delusione, la rabbia. E la scena di Matteo in quello stato non mi si levava dalla testa.