ora sei del gruppo.

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Passó una mezz'ora, poi decisi di andare in contro al mio destino. Così decisa uscii di casa sotto lo sguardo confuso di mio padre.

Arrivata all'androne scorsi lentamente la testa per vedere se erano ancora lì, e in effetti non si erano mossi. Così sempre decisa mi incamminai verso di loro tirando fuori una sigaretta e mettendomela in bocca.

-Ci hai messo tanto.- intervenne il ragazzo di prima che mi vide subito arrivare.
-Eh, dovevo sistemare. Comunque piacere.- risposi, sicura. Mi porse subito la mano, ora il suo sguardo non sembrava più forzato, anzi pareva più tranquillo.
-Gionata. Loro sono i miei fratellini.- disse indicando gli altri con lo sguardo, ridendo, e anche loro risero.

-Nicole.- accennai un sorriso verso tutti, stringendogli la mano.

-Insomma? Ora sei del gruppo, dicci un po' di te.- disse, mentre mi accese la sigaretta a caso. Ah era così facile?
-In realtà avrei una domanda.- dissi, con un ghigno. -Come facevi a sapere dove abitassi?-
Sorrise.
-Qua sappiamo tutto di tutti, e dato che non ci muoviamo mai da qui beh.. hai capito.- disse, sedendosi su uno scalino ed invitandomi a fare lo stesso.

-Sei di Napoli vero? Si sente dall'accento.- intervenne uno dei ragazzi, sorridendo. In realtà aveva quel bel sorriso già da un po' di tempo, e mi trasmetteva allegria.
-Beh sono cresciuta in una famiglia napoletana, sono nata lì ma poi ci siamo trasferiti subito a Brescia, non so manco il motivo.- risposi ricambiando il sorriso.

Ci fu un attimo di silenzio, ma stranamente non mi sentivo a disagio, anzi. Nel frattempo ero a metà della mia sigaretta, e vidi che Gionata accese quella che gli diedi prima di salire in casa.

-Comunque io sono Mario.- disse poi il ragazzo sorridente, al che gli risposi con una stretta di mano.

Beh per ora non poteva andare meglio.

Passammo l'intero pomeriggio a parlare e stare sempre là sotto, scoprii che gli altri due ragazzi si chiamavano Mirko e Tommaso, e nel frattempo non mi ero mai sentita così a mio agio con qualcuno anche se li conoscevo da poche ore.

Solo che dopo un po', Gionata si incupì, non nettamente ma più che gli altri mi integravano più lui si zittiva, così mentre gli altri erano distratti ne approfittai.

-Tutt'apposto?- lui di risposta annuì, mentre si stava accendendo un'altra sigaretta. Anche se non mi sembrava molto convinto, lasciai correre. Alla fine non sapevo davvero come fosse fatto per farmi un giudizio.

Dopo un po' che la situazione andava così notai che si era fatta l'ora di cena, così salutai i ragazzi e salii verso casa.

Appena entrata trovai mio padre intento a montare la tv, dove frettolosamente mi chiese di ordinare due pizze dato che non avevamo nemmeno il gas attaccato ancora.

Detto fatto, cenammo e io mi diressi in camera mia.
Non mi preoccupai molto di rifare il letto perché era fine luglio e non avevo bisogno di lenzuola, così mi buttai di schiena sul materasso.

Era davvero spoglia, tranne per una cassettiera bianca che si trovava proprio davanti al mio letto e appunto, il letto.

Mi affacciai alla finestra intenta a pensare a come avrei sistemato l'arredamento l'indomani, e mi accesi una sigaretta.

Stavo pensando di smettere di fumare, sinceramente da un po', ma ogni volta che ci pensavo era proprio mentre mi accendevo una sigaretta, così lasciai perdere.

Il sole era appena sceso e da casa mia c'era una gran vista, si vedevano altri infiniti palazzi abbinati alle luci dei quartieri e ai rumori di sottofondo delle macchine e qualche borbottio.
Era piacevole e rilassante insomma, iniziai a capire che magari non era tanto orribile come pensavo quel posto.

Abbassai lo sguardo per un attimo e vidi la figura di Gionata che veniva verso il portone da cui ero entrata io. Mi vide, ma invece di salutarmi, guardó in basso e si mise il cappuccio della felpa quasi a nascondersi.

"Quel ragazzo è strano.." pensai tra me e me, tornando a godermi il panorama.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora