La scuola era ormai iniziata da un po'. Non legai molto coi miei compagni di classe, mi erano completamente indifferenti. In realtà la scuola non mi era mai piaciuta, non mi era mai piaciuto stare alle regole di qualcuno, studiare a forza cose che non mi sarebbero servite a nulla, sprecare le mie giornate sui libri per costruirsi un pensiero meccanico che i professori vogliono ficcarci in testa rendendoci tutti fottutamente uguali.
Ho sempre odiato la monotonia, perciò preferivo fare tutt'altro che interessarmi a cose scolastiche. Scelsi l'istituto più scrauso della città, Mio padre non era per niente d'accordo con la mia scelta, in quanto la definiva un "essere buttata in un posto tanto per fare presenza", ma sinceramente non mi interessava più di tanto.
Le giornate a scuola erano così noiose, le poche volte che c'era una lezione seria non stavo ad ascoltare mai, e nonostante questo i primi voti erano più che buoni.
La mia vecchia scuola era un liceo classico. Si, ero stata obbligata da mia madre ad andarci, in quanto voleva che avessi un "ottimo futuro". Inutile dire che mi bocciarono due volte a causa dei voti bassi e delle assenze, in quanto davano veramente troppo da studiare, e in più ero anche obbligata ad andarci, ma le cose forzate non mi piaceva farle, quindi bucavo spesso le lezioni.
In ogni caso, la scuola nuova era di gran lunga meglio, ci andavo volentieri solo perché non facevamo mai nulla oltre al divertirci, e perché volevo riempire le mie giornate, invece di passarle tra l'oppressione di quei palazzi grigi.
A proposito dei palazzoni. Dopo che Gionata decise di ricominciare con me, dopo pochi giorni si era già dimenticato di quello che aveva detto. Faceva come se nulla fosse, la mia presenza non gli cambiava e non si era mai degnato di rivolgermi parola. Io decisi che avrei dovuto lasciarlo perdere, in fondo mi fece male il suo comportamento, molto male, ma non potevo farci niente in quanto era fatto così e tutto ciò che mi aveva detto Mario non si era dimostrato vero. Non volevo starci male continuamente per uno che aveva questi sbalzi d'umore continui. Insomma, se ci tieni tanto ad avere anche solo un'amicizia con me, me lo dimostri. Non che prima parli e poi sparisci come nulla fosse, come se lui fosse l'unico a stare male per i cazzi suoi.
Insomma, decisi che stavo bene anche solo con Mario, Mirko e Giulio, in fondo sono sempre stati bravi con me.
[...]
Una mattina, entrai in classe sedendomi al mio solito posto in fondo, intenta ad usare il cellulare, quando una prof che probabilmente era la nostra entró in classe di colpo zittendo tutta la classe con un tonfo sulla cattedra.
-Questo è il vostro nuovo compagno, Matteo Privitera.- disse, per poi sedersi al suo posto controllando il registro.
Alzai lo sguardo verso il ragazzo, che lo notó subito, infatti lo ricambió, ma io abbassai subito il viso, tornando a concentrarmi sul telefono.La lezione inizió, per modo di dire, chi parlava per i cazzi suoi, chi dormiva, chi mangiava, e poi c'ero io che mi stavo ascoltando beatamente la musica, mentre invece la prof cercava di spiegare qualcosa riguardo il panta rei, ciò che aveva appena scritto sulla lavagna, ci feci caso alzando un'attimo gli occhi e per distrazione notai che il ragazzo nuovo mi si avvicinó con la sedia, aspettando che io lo notassi.
Inizialmente feci finta di nulla, ma poi decisi almeno di degnargli uno sguardo.
Mi tolsi una cuffia, notando che lui stava facendo il finto disinteressato scarabocchiando qualche frase su un foglio.-Non sembri un quattordicenne.- dissi osservando il foglio, che ora era contornato da qualche tag, vegas c'era scritto.
Qualche settimana prima, camminando con Mario, vidi uno dei tanti graffiti che ornavano il rione e mi ci soffermai un attimo con lo sguardo, quando il mio amico mi incalzó dicendo che era suo.
-Incubo?- chiesi, quasi ironica.
-Ora mi prendi in giro, ma tra qualche anno lo vedrai scritto anche sul Duomo, stanne certa!- disse ridendo, con la sua solita spontaneità.
Da lì mi accennó qualcosa su questa arte, e devo dire che un po' mi ci appassionai, tanto che a volte scarabocchiavo un nome diverso qua e là fingendo fosse un mio tag, mi divertivo in fondo.-Eh, hanno bocciato.- rispose riponendo il pennarello sul banco, mentre io stavo ancora leggendo sul suo foglio le frasi che aveva scritto. Lui lo notó, forse compiaciuto, forse imbarazzato, tanto che cercó invano di non farmi leggere altro.
-Vegas?- chiesi indicando il foglio.
-Mi faccio chiamare così.- disse poi piegando il pezzo di carta e mettendoselo in tasca.
-Ho visto i tuoi tag in giro per Cinisello, sai?- dissi guardandolo, al che lui sorrise timidamente.
-Davvero? Sei dei palazzoni?- chiese quasi sapendo già la risposta. Io annuii.
-Non ti ho mai vista in giro, eppure ci sto pure io.- disse disinvolto.-Sto sempre col mio gruppetto al solito punto, sai. Poi un mio amico sta ai domiciliari..-
-Boschetti?- mi interruppe quasi alterandosi.
-Si.. come lo sai?- chiesi confusa, spengendo definitivamente la musica.-Mah, niente, nel quartiere le voci girano in fretta.. quindi nel suo gruppetto stai?- chiese frettoloso. Annuii, ancora con sguardo confuso.
In quel momento, la campanella di fine lezioni suonò, e tutti si precipitarono fuori quasi correndo, mentre la povera prof ormai esausta si sedette sulla cattedra.Guardai Matteo intento a mettersi la sua giacca, mentre feci lo stesso, quando mi guardó a sua volta.
-Comunque Nicole.- dissi con un mezzo sorriso.
-Ci vediamo ai palazzoni.- rispose lui, invece, quasi turbato, per poi uscire di fretta dall'aula come tutti. Feci lo stesso e mi precipitai anche io alla fermata del bus, che come al solito era piena di gente data l'ora.Appena tornata a casa, notai che dal mio bus scese anche il ragazzo di prima, che non avevo visto peró montare.
Mi salutó con un cenno del viso e un mezzo sorriso, ed io ricambiai, dirigendomi verso casa a passo svelto, dato che il pomeriggio sarei dovuta andare dal vicino.
In fondo, anche se con Gionata non ci avevo più parlato, spesso col gruppetto andavamo da lui a fargli compagnia, e mi sentivo in dovere pure io di farlo, non volevo fare la parte della bambina ed essere l'unica a non presentarsi, in fondo non ce l'avevo davvero con lui.
Dopo mangiato mi diedi una rinfrescata ed andai subito da Gionata, gli altri erano già là. Li salutai velocemente e mi sedetti sul letto vicino a Mario.
Gio si comportava in modo strano, non mi tolse gli occhi di dosso per un'attimo, e sembrava continuamente assente.Io continuavo a pensare al mio nuovo compagno di classe. Alla sua reazione appena ho parlato di Gionata. Ero ancora confusa.
-Pensierosa?- una voce troppo familiare mi si accostó mentre stavo fumando la mia sigaretta in balcone.