fragile.

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Nicole:

Non riuscivo a muovermi ne a parlare, avevano appena portato via Gionata davanti ai miei occhi, e per quanto fossi ancora incazzata con lui quella scena mi fece male. Mario mise un braccio attorno al mio collo e a quel gesto io mi fiondai tra le sue braccia, singhiozzando.

-Andrà bene..- sussurró mentre mi passava la mano sui capelli.

-Raga, io vado a casa, domani vi faccio sapere.- disse Mirko, seguito da Giulio, mentre iniziarono a salire le scale.

Io e Mario rimanemmo sulle scale per un po', finchè non mi calmai.
-Ci vediamo domani, grazie.- dissi con un filo di voce, per poi salutarlo, lui annuii di rimando.

[...]

Quella notte non riuscii a dormire, avevo l'immagine di Gionata che veniva portato via impressa nella mente, e non voleva andarsene.

Erano più o meno le 4, quando sentii bussare alla finestra improvvisamente, tanto che sobbalzai.

-Che ci fai qui a quest'ora?- dissi portandomi le mani sui fianchi, mentre il sorriso beffardo di Mario si intravedeva dalla finestra.

-Ho pensato. Quindi ora vieni con me.- non capii.
-Non ho capito bene.. sono le 4, che vorresti fare a quest'ora?- dissi alzando un po' la voce, tanto che mi girai verso la porta.
Mi bruciavano gli occhi per il sonno mancato, sbuffai, quando mi accorsi di essere in mutande.

Arrossii, mentre feci un gesto veloce per coprirmi con la tenda, spero almeno che non mi abbia vista.

-Stai arrossendo.- disse con un mezzo sorriso.
Sai com'è..
Mi passai una mano sulle guance facendo la mia solita espressione a dura.
-Vestiti ed esci..- lo guardai alzando un sopracciglio. -..giuro che non guardo!- disse girandosi e alzando le mani.

Sbuffai sonoramente, ma sapevo che non avrei mai preso sonno quindi decisi di ascoltarlo.

Appena uscita, dalla finestra, facendo attenzione a non svegliare mio padre, mi trovai Mario davanti sempre con quel sorriso.

Incrociai le braccia.
-Mario io non ho dormito per un cazzo, non ho capito..- intervenni con la mia voce squillante, che a tratti non sopportavo manco io, ma lui mi interruppe.
-Non parlare che svegli i vicini.- mentre inizió a camminare. Era la mia occasione per stare zitta una buona volta.

Arrivammo dietro ai palazzi, davanti a noi ce n'era uno che sembrava abbandonato.
Alzai gli occhi, scocciata, ma non parlai.
Mi limitai a seguire il ragazzo, che avanzava sicuro di se.
Salimmo questo edificio e dopo aver scavalcato un muretto, girammo attraverso un condotto di areazione.

La vista era bellissima, la luce dell'alba si stava facendo spazio nell'oscurità, quelle poche nuvole che c'erano rendevano tutto più bello.

Da lì si vedevano le luci della città, le macchine che si spostavano e i rumori di sottofondo della notte mischiati a quelli della vita urbana mi davano un senso di tranquillità.

L'aria fresca mi smuoveva i capelli, presi un respiro profondo, mentre osservavo il cielo, sempre tendendo un'espressione sicura.
Le luci, l'orizzonte, mi incantavano. Mi è sempre piaciuto osservare.

-Ci sei?- intervenne Mario facendomi sussultare. Annuii, tornando alla "realtà".
-Siediti vai.- disse mentre lo fece lui.
Mi strinsi nella mia felpa, mettendo il cappuccio, mentre vidi Mario tirare fuori dalle tasche una bustina, delle cartine lunghe ed i filtri di carta.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora