mi stai facendo impazzire.

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Arrivai in stanza a passo svelto, chiudendo la porta dietro di me.
Lui era sul letto a pancia in su, guardando il soffitto.  Appena sentì il tonfo della porta che si chiudeva sussultó.

-Ho detto che puoi farti chi ti pare, non mi interessa.- disse mentre si giró dandomi la schiena.

-No, non hai capito.- dissi sicura sedendomi sul letto.
Lui alzó leggermente lo sguardo per poi tornare alla sua posizione.

-Hai frainteso.. quella sera Mario mi stava riaccompagnando a casa, e improvvisamente mi ha baciata. Io l'ho respinto, ma te hai visto proprio..-
-Ma guarda caso.- mi interruppe acido, con un filo di voce.

-Puoi anche non credermi, pensare quello che vuoi, ma se c'è una cosa che odio è prendere in giro altri per pararmi il culo. Non sai quasi niente di me, almeno dammi il modo di dimostrarti che non sono una stronza.- dissi, istintivamente gli poggiai una mano sulla spalla.

Lui giró la faccia, poi tutto il corpo.
Io tolsi di scatto la mano.

-Per favore..-
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, mentre lui distolse lo sguardo dal mio e io mi alzai verso la porta.

-Nicole, sono quasi morto. Per una stronzata!- disse improvvisamente, alzandosi.
Mi girai verso di lui di scatto, scioccata.
-Mi dispiace, io..-
-Non hai fatto niente.- disse misto tra ironico e acido avvicinandosi alla mia faccia. Rimasi immobile mentre mi fissava.

-Mi stai facendo impazzire cazzo!- urló mentre si giró dalla parte opposta, portandosi le mani in testa. Io rimasi impietrita, non proferii parola.

Si sdraió sul letto di peso.
-Non ho intenzione di soffrire di nuovo. Che tanto, ogni volta che ci metto i sentimenti io..- disse, sembrava che stesse parlando da solo. Ero confusa, a quelle parole..

-Ma vah! Esci di qui per favore Nicole.- disse passandosi una mano sulla faccia per poi indicarmi.
Ma io mi impuntai.

-No.- alzó lo sguardo, stupito.
-Non guardarmi così, tanto non me ne vado.-
Mi sedetti di nuovo sul letto.

-Io vorrei dimostrarti che ti sbagli sul mio conto e che di me ti puoi fidare..- lui sbuffó.
-..ma mi risulta difficile se manco vuoi guardarmi in faccia.- continuai, a quel punto lui mi guardó dritto negli occhi, sentii il cuore a mille, e stette in silenzio.

-Mi è sempre risultato difficile fidarmi della gente. Sono cresciuto nel posto sbagliato, il mio passato condiziona il mio presente, sempre. Non so come uscirne. E non so manco se voglio uscirne.- parló improvvisamente, guardando in basso.

Un nodo allo stomaco mi salì improvvisamente, mi sembrava di sentir parlare me stessa. Si perché, per le poche volte che avevamo parlato mi sembrava di conoscere Gionata da sempre.

Potremmo uscirne insieme

Fu l'unico pensiero che mi salì in quel momento. Non so perché, non so come. Ma sentivo che in qualche modo era ciò di cui avevo bisogno.

Lo abbracciai. Non feci altro.
Dapprima il suo sguardo era sconvolto, ma dopo un po' si sciolse all'abbraccio.

Non so quanto restammo in quella posizione ma so che sicuramente ci eravamo addormentati così, non avevamo più aperto bocca, con l'aria di due che hanno troppo da dirsi ma zero coraggio di farlo.

Il mattino seguente fummo svegliati da Mirko che ci urló all'improvviso di muoverci.

-Fra ma che cazzo..- disse Gionata passandosi una mano sugli occhi, con un filo di voce assonnata.

-È per Mario, dai andiamo!- disse ed io e Gionata ci alzammo di scatto.

Durante il tragitto, Mirko disse che dovevamo andare in commissariato, saremmo andati a piedi dato che era poco distante.

-Okay ho una buona e una cattiva notizia. La buona è che hanno liberato Mario per mancanza di prove, in pratica è come se lui non avesse fatto nulla perchè quando li hanno fermati lui era lì per "compagnia" e non possedeva nulla, la cattiva è che Vaz starà dentro 2/3 mesi per possesso di stupefacenti, quei lesi gli hanno trovato 5 grammi di erba addosso, però non hanno prove che spaccia, gli è andata benissimo.- disse Mirko mentre camminavamo sotto qualche goccia di pioggia.

Questo Vaz non avevo idea di chi fosse, perció non ci feci tanto caso, probabilmente era un amico loro. Tirai un sospiro di sollievo, mettendomi il cappuccio della felpa.

Arrivammo in commissariato e trovammo Mario che stava seduto su una di quelle poltroncine pieghevoli. Appena ci vide si alzó di scatto e ci venne in contro.

-Fra! Sei una testa di cazzo, ci hai fatto preoccupare eh!- esclamó Mirko mentre andó a salutarlo in un abbraccio. Lui sorrise, quando ci raggiunse un ragazzo con i baffetti e gli occhi grandi, alto più o meno quanto il mio amico. Doveva essere Diego.

-Raga usciamo di qui..- disse il ragazzo sorridendo mentre mi tiró uno sguardo stranito, mentre Mario salutava Gionata.

-Si.. io sono Nicole, piacere.- dissi dandogli la mano, e lui ricambiò.
-Diego. Dai, andiamo.- disse dirigendosi verso l'uscita di quel posto. Nel frattempo, Mario mi salutò con un piccolo bacio sulla guancia, indifferente. Se ce l'aveva ancora con me..

Andammo a pranzare al Mc, nel frattempo avevo avuto modo di conoscere Diego ed era un ragazzo veramente simpatico.

Improvvisamente tiró fuori una macchinetta collegata ad un filo con dei numeri sopra.
-..Cos'è? Se posso ovvio..-
-Tranquilla. È una roba per controllare il diabete, una cazzatina insomma.- rispose sempre sorridendo, come se questa malattia per lui fosse qualcosa di irrilevante. Sembrava uno parecchio positivo e ottimista, o magari lo dava solo a vedere, fatto sta che mi metteva positività addosso.

-Ah, ho capito.- dissi, tornando a mangiare il mio panino.

[...]

-No raga, davvero, è stato tremendo!- disse Mario ridendo.

Eravamo sulla strada del ritorno per casa di Diego, c'erano parecchie nuvole grigie che promettevano pioggia, ma si vedeva anche l'azzurro del cielo, era un'atmosfera rilassante.

-Mi stavo facendo i cazzi miei a casa, quando sento bussare alla porta. Vado ad aprire tutto moscio cioè ero fattissimo.. e chi mi trovo davanti? Due in divisa. Cazzo sono impallidito, avevo il cuore a mille.-
Risi, per come con tanta felicità raccontava quando l'hanno arrestato qualche giorno fa.

-"Molinari?" dicono tutti seri, io annuisco e dicono che devo seguirli urgentemente, poi guardano in casa e mi prendono di forza. Penso sono fottuto ora.- smanettava.

-Almeno hai avuto culo.- dissi sorridendo. Lui incroció il mio sguardo, smettendo di sorridere, e riprese a parlare.

Lì capii che ce l'aveva ancora con me, e dovevo rimediare. Abbassai lo sguardo.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora