da quanto tempo!

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Arrivó l'ora di cena e feci per andare a tavola quando vidi mio padre che si era tutto improfumato uscire dal bagno.
-Ma dove vai?-
-Ti avevo detto che saremmo andati a cena dalla vicina, ricordi?-
In effetti non lo avevo ascoltato.
Sbuffai, ed andai a darmi una sistemata, e mentre mi stavo dando il mascara mi iniziai a chiedere perché proprio dalla vicina, forse era un'amica di infanzia di mio padre.

Tirai un sospiro per poi andare verso la porta dove c'era lui tutto sorridente che mi aspettava.
Uscimmo e non facemmo molti passi dato che la vicina stava esattamente davanti a noi.
Mio padre suonó e dopo un po' aprì qualcuno che non mi sarei mai aspettata di vedere.

-Gio, falli entrare!- una voce femminile urló da dentro casa.
Appena lui mi vide sgranó gli occhi, un'espressione sorpresa, come se si vergognasse che io fossi lì, per poi scappare verso il divano.

Entrammo, al che mio padre corse ad abbracciare la signora che probabilmente era la madre di Gionata.

Non feci manco due passi che lei venne subito da me, tutta contenta, ad abbracciarmi e baciarmi.
-Quanto tempo!- disse sorridendo.
Ero confusa e la mia espressione lo dava tanto a vedere. Ci conoscevamo?
-Forse hai ragione, sono passati 10 anni.. sei sempre più bella sai?- sorrisi per il complimento ma continuavo a non capire. Dietro c'era Gionata che sembrava quasi in stato di shock, che continuava a fissarmi, io rivolsi uno sguardo d'aiuto verso mio padre perché seriamente non riuscivo a capire.

-Non te lo ricordi? Fino a quando avevi 6 anni, abbiamo vissuto qua..- ero sconvolta. Avevo completamente rimosso questa cosa.

-Io e Valentina siamo amici d'infanzia, e di conseguenza pure tu e Gionata. Credevo te lo ricordassi sai?- disse mio padre allegro più che mai, mentre io mi sentivo solo strana.
A quelle parole il ragazzo fece un movimento strano, seguito da un colpo di tosse.
Ci guardammo, entrambi eravamo tanto sconvolti quanto divertiti dalla situazione.

Quello sguardo, che prima non avevamo mai avuto occasione di scambiarci, mi affioró sensazioni che non ricordavo di avere, era strano.
Ma mi scossi subito in quanto non avevo intenzione di starci troppo a lungo in quella situazione.

Mi sedetti accanto a Gionata sul divano mentre i nostri stavano parlando.
-Te ti ricordi?- mi chiese all'improvviso. Scossi la testa.

-Comunque non ti odio.- disse dopo un po' di silenzio, quasi fosse stato obbligato, non mi guardó nemmeno in faccia.
-Finalmente!- dissi aprendo le braccia, immaginando che dietro ci fosse stato lo zampino di Mario. Il suo sguardo si alzò verso di me e il resto si stava sciogliendo completamente alla forma del divano. Mi sorrise.
Quasi mi incantai a fissarlo, dato che dopotutto era veramente un bel ragazzo.
Scosse la testa quasi a domanda.

-Ora posso sapere che avevi stamani?-
Improvvisamente tornó serio.
-Mah niente.- disse freddo.

-Non ci credo.-
Alzó improvvisamente di nuovo lo sguardo, stavolta quasi come un'occhiataccia.
-Non vedo perchè dovrei parlarti dei cazzi miei, manco ti conosco.-
-In realtà..-
-Dai, zitta.- mi interruppe ridendo, mentre balzó in dietro con la schiena.

-Seriamente, io sono una con cui si può parlare di tutto.- a quelle parole mi guardó, per poi avvicinarsi a me, e inizialmente esitó.

-Se questo mese non paghiamo l'affitto ci cacciano. E non voglio farti pena, ma non abbiamo dove andare.-
Mi finsi sorpresa, dato che già sapevo tutto, gli chiesi che avesse solo per non creare un silenzio imbarazzante. E magari per cercare di rendermi utile.

Da come parlava, ma anche da come si atteggiava, pareva uno stra orgoglioso.
Dietro quella corazza che si teneva, c'era una grande insicurezza. E lo so io il perché.

Sospirai.
-Andrà bene.- gli risposi. Avevo qualcosa in mente.

La cena proseguì bene, a parte quella sensazione allo stomaco che aveva deciso di non andarsene per tutto il resto della serata.

-È stato bello, grazie per la cena.- dissi mentre ero sulla soglia di casa. Gionata mi guardó, ed io ricambiai di getto. Rimanemmo a fissarci per qualche secondo.
Poi io mi scrollai subito, e lo salutai timidamente.

Appena rientrata in camera mia mi buttai sul letto di peso.
Era tutto molto strano, non capivo cosa mi prendesse quella sera. L'immagine del suo sguardo fisso su di me mi era rimasta impressa nella mente come se non volesse andarsene.

E così, come al solito, mi addormentai colma di pensieri.

Gionata:

Quella cena mi scombussoló completamente.
Non mi sarei mai aspettato una tale notizia, tanto che quella notte non dormii bene.

Il giorno dopo mi svegliai addirittura dopo pranzo, e con il problema dell'affitto che mi ritornó in mente decisi che quella sarebbe stata una giornata di merda.

Mi alzai da quel letto disordinato e dopo essermi dato una sistemata, mi diressi verso la porta per uscire, ma qualcosa attiró la mia attenzione.

Appena davanti c'era una busta bianca, la presi, ero confuso. C'era scritto "Per il mio amico d'infanzia."

La aprii ed a mia grande sorpresa, dentro c'erano dei soldi. Mi salì come una specie di rabbia, mischiata a vergogna. Non esitai ad andare a bussare alla porta di Nicole. Mi aprì, era tutta spettinata e con la faccia assonnata, probabilmente dormiva. A quella vista, non ci capii più niente. Era talmente carina.. quasi mi dimenticai della busta.

Mi fece un ghigno a sfida.
-Tu.. Io non..- iniziai a parlare con fare nervoso, ma mi zittì, con un gesto della mano.
-Sapevo che mi sottovalutavi troppo. Non ringraziarmi, l'ho fatto volentieri.- disse, e senza manco farmi parlare richiuse la porta.

Rimasi a bocca aperta, con lo sguardo aggrottato, ero talmente stupito, ma in cuor mio ero felice, tanto.
Non sarei dovuto andarmene, è stato davvero un bel gesto. Mi passai una mano sulla faccia e tornai in casa a posare quei soldi, per poi scendere dai ragazzi.

Nicole:

Si fece sera, così decisi di scendere.
Arrivai dai miei amici e vidi che erano abbastanza di buon umore.

Li salutai, e poi mi accesi una sigaretta. Nel frattempo notai bene che lo sguardo di Gionata era fisso su di me, al che io ricambiai velocemente, per poi tornare alla mia espressione sicura. Era strano per me sentire il suo sguardo addosso mentre sorrideva timidamente, dato che prima manco si degnava di guardarmi. Quella sera comunque non parlammo molto io e lui, come sempre.

Stavo salendo le scale per tornare a casa, quando qualcuno mi prese da un braccio, tanto che sobbalzai.

-Gionata! Mi hai spaventata.- dissi sbuffando.
Lui non disse nulla, si avvicinó leggermente, col suo solito sguardo sicuro.
-Grazie, per quella cosa.-
-Avevo detto di non ringraziarmi, e comunque non c'è problema.- gli sorrisi sinceramente, facendo per tornare sulla mia strada, ma lui non mollava il mio braccio:

-Davvero..- continuó, guardandomi serio. Io mi girai, confusa.
Non capii molto quel gesto, mi limitai ad annuire e sorridergli, per poi congedarlo con un mezzo saluto.

Lui non disse altro e tornó di sotto.

Ribadisco, è strano, quel ragazzo.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora