Furono due settimane strane.
L'estate stava finendo, di lì a poco sarebbe ricominciata la scuola ed io non ero pronta mentalmente.Ma tralasciando questo, quelle due settimane oltre che ad essere pervase dalla monotonia, erano anche caratterizzate da Gionata che ogni giorno sembrava voler attirare la mia attenzione in qualche modo, non c'era momento in cui si staccasse dal gruppo.
A dirla tutta, non che mi dispiacesse, ma non ero abituata a quel suo comportamento dato che da quando mi trasferii pareva che non gli andassi a genio per nulla. E ora mi ritrovavo ad essere costantemente confusa, per non parlare di quella strana sensazione che continuavo a sentire ogni volta che arrivava lui.
Era una giornata piovosa, i miei piani erano quelli di starmene a letto tutto il giorno ma qualcuno interferì completamente.
-Nicole a me non sta bene che esci dalla mattina alla sera con quella gente. Ho sentito e visto cose che non fanno per te.- improvvisamente mio padre irruppe in camera mia.
-La scelta di portarmi via dalle persone a cui tenevo di più è stata tua, e a meno che tu non voglia che tua figlia soffra di solitudine devi accettare la realtà.- dissi completamente seccata per ciò che aveva appena detto.
-Non ti permetto di parlarmi così. Chissà tua madre..-
-Mia madre un cazzo! Dov'è stata mia madre negli ultimi anni? Gli è mai importato qualcosa di noi? No! Era troppo occupata a vagare ubriaca per la città, quindi non metterla in mezzo che non voglio manco sentirla.- sbottai completamente, alzandomi di scatto.-Nicole non ti devi permettere! Sei soltanto un'ingrata. È tutta colpa di quei disperati con cui esci. Tu non hai mai parlato così.-
-Allora non sai chi sono. E non devi parlare dei miei amici, perché non sai un cazzo!-
Manco il tempo di finire la frase, che mi beccai un ceffone in pieno viso.Bruciava.
Non si era mai permesso di alzarmi le mani.
A quel gesto lo guardai con tutto il disprezzo che avevo sempre avuto nei suoi confronti, per poi andare a passo svelto fuori da quella casa sbattendo sonoramente il portone.
Scesi le scale di corsa, mentre guardavo in basso per prendere il pacchetto di sigarette che avevo nella felpa, quando improvvisamente andai addosso a qualcuno.
Alzai lo sguardo ed era Gionata, mezzo bagnato, che invece era in procinto di salire le scale.
Tra di noi ci fu un veloce incrociarsi di sguardi, finchè non mi scrollai e mi misi la sigaretta alla bocca, passandomi involontariamente una mano sulla guancia che mi bruciava ancora.
-Scusami.- dissi sotto voce, per poi deviare il ragazzo alzandomi il cappuccio della felpa.
Mi sedetti su un muretto a caso senza badare alla pioggia che stava ricominciando a scendere e mi accesi quella sigaretta.-Tutto ok?- chiese il moro venendomi in contro lentamente.
Annuii, non volevo di certo che mi vedesse piangere.
-E perché ti nascondi?- disse poi, inginocchiandosi davanti a me.Girai di getto la testa sbuffando il fumo, mentre le mie gambe ballettavano come incontrollate.
-Ma stai piangendo Nicole..- continuó il ragazzo vedendo che non avevo ancora proferito parola, mentre cercava il contatto visivo.
Ormai mi aveva visto, quindi nascondersi era inutile. Mi girai verso di lui tirando su, per poi asciugarmi una lacrima con la felpa.
-Dimmi che è successo, vedró che posso far..-
-Non devi fare nulla. Sono liti, cose vecchie..- dissi, ricominciando a singhiozzare.Al che il ragazzo subito mi asciugó le lacrime che mi stavano scendendo, facendomi sussultare a quel gesto che non era per nulla da lui, per quanto potessi conoscerlo.
Si aggiustó sulle sue gambe, per poi parlare:
-Allora, io sono disposto ad ascoltarti.. peró devi smettere di piangere. Non mi piace quando qualcuno piange davanti a me..- disse guardando in basso, facendo una piccola pausa, per poi alzare subito la testa.
-..perchè ecco, non sono molto bravo a consolare.- continuó, con un mezzo sorriso.Buttai la cicca ormai finita, e poi, esitando, iniziai a parlare.
-Mia madre era un'alcolizzata. È morta poco prima che mi trasferissi qua. A lei non è mai interessato niente ne di me ne di mio padre, negli ultimi tre anni.
Mio padre ha deciso dopo la sua morte di portarmi via dalla mia casa, dalle uniche persone che avevo, e adesso non gli va a genio che sto con voi. E parla sempre del fatto che se ci fosse stata mia madre non sarei così e stronzate varie. Al che io gli ho risposto a tono, e mi sono beccata un ceffone.
Cosa che non ha mai fatto.- dissi tutto d'un fiato, sospirando, mentre con l'ultima frase mi passai di nuovo involontariamente la mano sulla guancia destra.Gionata sbarró gli occhi, mi guardó sbigottito, al che si alzó e si sedette di fianco a me, mentre io lo seguivo con la testa.
-È per il fatto di tua madre, che si comporta così. Dagli tempo..- disse assumendo un tono stranamente dolce, tanto che mi mise una mano sulla guancia destra, lentamente.
A quel gesto, in più i suoi occhi intrecciati coi miei, mi salirono i brividi sulla schiena, mentre lo stomaco si stava rigirando in malo modo.
-Vieni qui.- disse poi, aprendo le braccia, ed io lentamente mi appoggiai al suo petto, mentre lui iniziò a stringermi.
Cominció a piovere più forte, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.
Non mi ero mai sentita così bene tra le braccia di qualcuno, quella sensazione allo stomaco aveva lasciato spazio a un senso di leggerezza che non mi dispiaceva per nulla.Passó del tempo, poi mi risvegliai dal mio stato di trance.
-Gio, siamo fradici!- dissi con un leggero scatto, per poi scappare sotto il portico.
Lui accennó un sorriso, per poi raggiungermi.-Vieni a casa mia, ci diamo una sistemata.- disse mentre camminava.
Io annuii e lo seguii di rimando.