che hai?

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-Tutto ok?- mi incalzó Matteo mentre era ancora intento a farla su, distogliendomi dai miei pensieri.
-Mi hanno detto delle cose strane.. cioè non penso di aver capito bene..- parlai, mettendomi a gambe incrociate sulla panchina. Il tono da vaga che avevo usato attiró la sua attenzione, così che la chiuse velocemente mettendosi quasi sull'attenti, come se sapesse già di cosa avessi parlato coi ragazzi.

-Ovvero?- disse posandola tra l'orecchio e il cappellino.
-Ma niente, Gionata è impazzito e Mario mi ha detto.. come dire, che devo pensarci bene.. ma non ho capito molto sai.- risposi fingendomi divertita, prendendo la canna dal suo orecchio, sotto il suo sguardo confuso.
-In passato abbiamo avuto una discussione abbastanza seria, ma lui non c'è mai passato sopra dopo 2 anni.. e boh, io vorrei tanto tornare come prima, ma non so.- continuó, sembrava davvero dispiaciuto, pentito. Potevo capirlo benissimo da come inizió a guardare in basso.

Sorrisi, e gli passai la canna ormai accesa.
-Secondo me prima o poi capirà. Gli ci vuole tanto tanto tempo.- e gli misi una mano sulla spalla. A quel gesto quasi d'istinto, sorrise, e questo mi fece bene diciamo, quella sensazione di fastidio mi era svanita tutta d'un tratto.

Passammo così il resto della serata, anche se sembrava un po' preso male, ma non ci feci molto caso.

Mi riaccompagnò all'androne come al solito, ma stavolta si fermò, zitto, guardando in basso.
-Che hai?- chiesi avvicinandomi a lui.
Tirò un mezzo sospiro.
-Ma niente, tranquilla. Davvero.- mi tirò fuori il suo solito sorriso, solo che stavolta era diverso.

Attorno a noi i soliti rumori lontani della città erano mischiati all'aria fredda di quella sera, e ad illuminarci c'era solo quella luce fioca che davano le finestre del rione e quella lampadina mezza fulminata dell'androne.

Quell'atmosfera mi stava tirando fuori sensazioni nuove, avevo come un nodo allo stomaco, e poi l'ho visto sorridere.

Vedendolo sorridere così, con quella poca luce, mi si strinse ancora di più quel nodo allo stomaco, e il cuore mi iniziò a battere più forte del dovuto.
Deglutii quasi sonoramente in quanto quella sensazione al petto era diventata più forte di me, non saprei manco come spiegarla.

-Che c'é Nic?- chiese alzandosi, ed avvicinandosi a me. Io che mi ero bloccata sobbalzai.
-Eh?? Niente, niente tranquillo..-
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, in quel momento per la prima volta mi trovavo in imbarazzo anche solo a guardarlo negli occhi. E la cosa peggiore era che sentivo di essere diventata rossa come un pomodoro, mi bollivano le guance.
E tutto perché quel maledetto continuava a tenere lo sguardo fisso su di me.

-Perché sei rossa?- chiese con una mezza risata.
-Ma che dici.. sarà il freddo.- risposi prontamente. Non so neanche come riuscii a parlare.

-Vabbè.. ti saluto, si é fatto un po' tardi, mia madre si starà già lamentando. Ci vediamo domani se ti va?- chiese, avvicinandosi al mio viso.
Continuai a guardarlo non capendo quel gesto, poi però mi resi conto che stava aspettando i soliti due bacini sulla guancia.. che idiota che sono.

-Si, certo, solito posto?- mi mostrai disinvolta come al solito, ovviamente. Come risposta mi sorrise di nuovo. Così mi uccidi.

-Dai.. ti scrivo dopo. Notte.-

Ci salutammo, soliti due baci sulle guance. Tutto normale, tranne la sua mano sul fianco.

Quella presa come se stesse toccando qualcosa di fragile mi rimase impressa tutta la sera.

Rimasi a letto tutta la sera a parlare con lui, ed anche se non era lì con me lo sentivo così vicino, stavo davvero bene.

[...]

Il giorno dopo mi alzai tutta emozionata, sapendo che ce l'avrei avuto vicino per le seguenti 5 ore.
Mi sistemai velocemente e scesi a prendere il bus. Notai che era anche una bella giornata.

Durante il tragitto avevo un dannato nodo allo stomaco e quella strana sensazione al petto, e per quanto fosse pesante non mi dispiaceva per nulla.

Arrivai a scuola e mi misi al nostro solito posto, le scale antincendio, erano in un posto dietro l'edificio quasi isolato dal resto delle persone e non ci andava mai nessuno.
Aspettai, ma lui non arrivava.
Avrà perso il bus, avrà fatto tardi.
Continuavo a ripetermi quelle parole sperando con tutto il cuore che fossero vere, così da vederlo sbucare dall'angolo col fiatone per la corsa fatta.

Gli scrissi anche ma non ricevetti nessuna risposta. Sbuffai, era suonata la campanella d'inizio da qualche minuto perciò dovetti andare in classe.

Entrerà all'ora dopo.

Era l'unica cosa a cui stavo pensando in quel momento.
Ma passò la prima, la seconda, la terza ora e lui non arrivava, finché non suonò la campanella di fine lezione.

Appena uscita da quel posto lo chiamai, dato che non mi aveva ancora risposto ai messaggi.
Lo chiamai una volta, due, ma niente.

Ero talmente occupata a cercare di rintracciare Matteo che non mi accorsi del bus che mi passò letteralmente davanti. Fantastico.

Mi sedetti sul muretto davanti alla scuola, ad aspettare chissà cosa, non avevo proprio voglia di fare niente, il mio entusiasmo era morto nel momento in cui mi ero accorta che lui non sarebbe venuto.

so che il capitolo é corto, ma ne sto per pubblicare un altro tranquilli🥰

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora