cresci un po'.

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Mi affiancai a Gionata, che fino a quel momento aveva evitato continuamente il mio sguardo.

-Ehi.- dissi accendendomi una sigaretta.
-Oi.- tenne lo sguardo basso.

-Tutto ok? Ti vedo silenzioso.- sbuffai il fumo.
Mi guardó leggermente, per poi sospirare.
-Vedo che è tutto il giorno che cerchi di attirare l'attenzione di Mario..- alzai le braccia a quella frase.

-Tanto ce l'ha con me.- continuai.
-Beh, non lo biasimo.- e si fermó.

-Che dici?- mi fermai pure io, mettendomi un braccio sul fianco mentre con l'altro continuavo a fumare.

-Ti piace giocare coi sentimenti della gente, è chiaro che ce l'hanno con te poi.- disse sorridendomi beffardo.

Lì, mi salì un senso di rabbia assurdo.
-Cosa cazzo devo fare per farti capire che ti sbagli Gionata? Lo vedi che pensi e capisci sempre quello che vuoi te?!- urlai buttando la sigaretta ancora a metà a terra. L'eco della mia voce si fece spazio nella strada silenziosa, mentre gli altri si girarono improvvisamente.

-Quando ti incazzi esce il napoletano vedo.- disse ridendo, con un'espressione incazzata, per poi girarsi ed incamminarsi di nuovo. Lo bloccai.

-Non prendermi per il culo, io sono seria. Ti comporti come se fossimo sposati, ma che cazzo ti prende?!-
Si giró strattonandomi, con una forza tale da farmi barcollare.
-Non mi toccare. Ti è piaciuto abbracciarmi ieri sera, ti è piaciuto anche farmi illudere di nuovo quando oggi manco mi hai rivolto parola. Pensa un attimo al tuo comportamento prima di lamentarti degli altri cazzo, cresci un po'!- mi urló avvicinandosi pericolosamente al mio viso.

Mi mancarono le parole, stavo cercando cosa dire quando improvvisamente Gionata venne spinto via.

-Lasciala stare! A me non me ne frega un cazzo di ciò che ti ha fatto passare lei. Nicole è una ragazza meravigliosa, non merita di essere trattata così. Esci da quel cazzo di guscio e lascia stare il passato, che stai diventando insopportabile.- urló Mario, sotto lo sguardo sconvolto di Gionata che, in tutta risposta gli tiró uno spintone.

-Non dirmi cosa fare, non dopo quello che hai fatto, pezzo di merda.- urló a sua volta. I due si inziarono a prendere a spintoni e a parole finchè corsi subito a dividerli.

-Basta cazzo, basta! Gio smettila.- urlai mentre tenevo Mario da dietro, che si stava dimenando, e gli altri che tenevano Gionata, che a sua volta cercava di liberarsi dalla loro presa.
Trascinai Mario via guardando Gionata truce.
-Dove credi di portarmi?- disse liberandosi dalla mia presa.
-Lontano da lui sicuramente. E poi ti sanguina il labbro.- dissi sicura.
-Grazie Mario.- disse ironico. Io in risposta gli sorrisi. A quel punto smise di agitarsi, e si passó una mano sulla nuca.

[...]

-Spero non ti abbia toccato.- disse Mario con qualche smorfia mentre gli stavo tamponando la piccola ferita al labbro, che gli aveva procurato Gionata prima.

-Macchè, figurati..- dissi pensierosa.
C'era un silenzio imbarazzante, così parlai.
-Mario, riguardo a quella sera..-
-Non devi scusarti. Lì per lì me l'ero presa, non lo nego, ma poi ci ho riflettuto su. Sono io che devo scusarmi, piuttosto.- disse quasi malinconico, peró sempre con un mezzo sorriso.

-E poi devo lasciare spazio..- disse, bloccandosi.
-Cosa?- mi allarmai. Se stava per dire davvero ciò che pensavo..
-Niente, niente. Amici come prima? Perché la tua stupidità mi stava iniziando a mancare.- disse. Lì per lì ero confusa ma annuii subito, e lui mi abbracció.

-Sei molto importante per me, ricordalo sempre.- mi sussurró mentre io invece stavo con la testa altrove. Volevo capire cosa stava per dire..
Mi limitai ad annuire.

Una notifica dal mio telefono interruppe quel momento.

Da: Papà.
Nicole dove cazzo sei?
Ho chiamato la mamma di Marta, dice che non sei lì.

Notai anche le altre 4 chiamate di mio padre, il cuore inizió a battere a mille.
-Senti... mio padre mi ha sgamata.. devo tornare subito a casa!- dissi allarmata.
-Tranquilla, chiamo gli altri ed andiamo ok? Calmati, è tutto ok.- mi sorrise, ed io in qualche modo mi rassicurai.

[...]

Eravamo sul terzo, alla stazione, ad aspettare il treno per tornare a casa. Io ero seduta accanto a Diego e Mario, mentre Mirko era più lontano con Gionata. Gli lanciai un'occhiata veloce, per poi tornare a guardare il cielo che si stava aprendo, mentre il treno stava arrivando.

Durante il viaggio feci di tutto per non incrociare lo sguardo di Gionata.
Guardai fuori dal finestrino e osservai il paesaggio. Lo faccio sempre, guardo lontano, muovo il dito sul vetro segnando le montagne e i campi con una linea immaginaria, mi sento in pace. E mi aiuta a pensare.

I rumori di sottofondo del vagone mischiati all'insolito cielo grigio che c'è oggi mi davano come un senso di malinconia, e così iniziai a pensare a tutte le cose che stavano succedendo nella mia vita. E più ci pensavo, più ero confusa.

Mi scorrevano immagini veloci e offuscate, la mia testa stava diventando un circo e non riuscivo ad uscirne. Ormai non sapevo più se avrei almeno creato un'amicizia con Gionata, ma in quel momento ero solo incazzata con lui. Non voleva capire, non voleva ascoltarmi, era inutile parlarci.

Mi distolsi dai miei pensieri per un attimo quando sentii la mano di Mario accarezzarmi la nuca. Mi girai, gli forzai un sorriso, e per caso mi cadde l'occhio su Gionata. Stava appoggiato ad una porta del treno, braccia incrociate. Strinse i denti, lo notai perché aveva la mascella più squadrata del solito.

Solitamente, faceva così quando era nervoso, o preoccupato.. Improvvisamente, si girò verso di me col viso. Io distolsi immediatamente lo sguardo, mentre Mario tolse la mano dal mio collo, per il gesto brusco che feci. Sentii che Gio sbuffó sonoramente, e inizió a ciondolare su se stesso,

-Mario va a vedere se arriva il controllore.- disse freddo. Lui obbedì e nel frattempo vidi che il moro mi stava fissando, con una faccia stra incazzata. In tutta risposta alzai il sopracciglio e ritornai a guardare fuori.
Non capii se si comportava così per allontanarmi o perché gli dava fastidio che avessi Mario come amico. E questa cosa mi faceva innervosire.

Dopo sto viaggio interminabile e taciturno finalmente arrivammo ed io mi fiondai a casa.

-Papà..- dissi appena entrata. Non respiravo da quanto avevo corso.
-Vorrei delle spiegazioni.- rispose rigido, quasi urlando.
-Vedi..- non feci in tempo a finire la frase che sentii qualcuno fiondarsi dietro di me all'improvviso, sobbalzai dallo spavento. Mi girai e vidi qualcuno che non mi sarei mai aspettata di vedere.

ciny. • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora