Parentele sconvenienti

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Davanti a noi si aprirono le porte di Bingley Mannor. Zio Charles aveva una vera e propria ossessione per Pemberley, perciò si era fatto costruire la sua residenza su modello della nostra. Certamente la magione dei Bingley mancava della maestosità e dell'imponenza di casa Darcy, ma non di eleganza.

I giardini, costellati di fontane, si estendevano fino ad un alto terrapieno. Mentre una doppia scalinata in marmo dava accesso alla casa vera e propria.

Due valletti in livrea aprirono gli sportelli della carrozza e ci aiutarono a scendere.

Zia Jane attendeva impaziente sotto il portico d'ingresso. Era avvolta in un elegante abito in seta celeste che ne risaltava la figura aggraziata e le illuminava i tratti dolci del viso.

Non appena ebbe scorto mia madre, si precipitò ad abbracciarla.

Il rapporto fra le due, unite sin dall'infanzia, non era mai cambiato, nonostante il matrimonio, la maternità e la distanza, diventando anzi sempre più stretto.

Io stessa , infatti, invidiavo quel legame così indissolubile che mia madre non condivideva neanche con me.

D'altronde zia Jane non era una persona che si potesse non amare. Sempre gentile e sorridente, riusciva a trovare del buono laddove nessuno poteva.

Questa dote contribuiva alla sua amabilità, ma la rendeva il più delle volte cieca alle manchevolezze dei suoi congiunti. Perciò veniva ingannata non solo dalla servitù ma anche dalle sue stesse figlie, in questo le parole di mio nonno erano state profetiche.

<< Lizzy cara, la mamma vi aspetta nel salotto della colazione. Questa mattina ha avuto un attacco di nervi. Soffre molto, poverina!>> disse zia Jane sciogliendosi dall'abbraccio della sorella.

<< I suoi nervi stanno benissimo, il problema è la mancanza di qualcuno a cui farli pesare!>> sbottò mia madre scomparendo dietro l'uscio.

Mrs Bingley scosse la testa divertita e mi diede un buffetto sulla guancia << Mia piccola Lizzy, non ci vediamo da molto>> . In realtà avevamo fatto una visita la settimana precedente, ma lei lo disse come se fossero passati anni.

<<Helen, zia, Helen>> cercai di essere il meno brusca possibile, in fondo era anche la zia più fragile.

<<Mia piccola Lizzy>> ribadì con dolcezza e io non ebbi il cuore di ribattere. Poi aggiunse, precedendomi dentro << Tua cugina Louisa ti attende con ansia . Caroline invece è ripartita qualche giorno fa per Londra. E' così diligente nello svolgimento dei suoi studi, forse anche troppo>>.

Dubitavo che Louisa, la minore delle sorelle e mia coetanea, mi "attendesse con ansia". Ma almeno la partenza di Caroline avrebbe reso più sopportabile quella visita.

Entrata nel salotto, piccolo ma sapientemente ammobiliato, mi diressi verso il divanetto a fiori su cui era distesa mia nonna, circondata dalle cure premurose delle due figlie.

Non appena mi vide, storse le labbra in una smorfia di disgusto. Fra le sue nipoti ero quella che meno amava, forse perché le ricordavo eccessivamente la sua secondogenita. Mi trattava in maniera adeguata al mio rango e al mio cognome, di cui aveva molta deferenza, ma non con l'affetto che si deve a una nipote.

<<Piccola Lizzy>> iniziò in tono stridulo << sei cresciuta dall'ultimo nostro incontro. La tua bellezza non è ancora paragonabile a quella della mia Caroline o di Louisa, ma hai gli occhi di tua madre. Forse se facessi qualcosa per la tua brutta carnagione o se curassi maggiormente la tua toeletta potresti apparire più desiderabile agli ammiratori. Quello che ti manca è il portamento. Prendi esempio da Louisa, lei viene molto apprezzata dai giovanotti e scommetto che presto troverà marito. Ormai hai quasi 18 anni, dovresti darti da fare per non rimanere zitella>>

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora