Cavaliere

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La settimana trascorse tranquilla. Evitai le visite di cortesia con la scusa delle ferite non ancora guarite e costringendo mio padre ad andare al posto mio.  Il dolore era del tutto scomparso e i tagli si stavano rimarginando lentamente, sentivo però la schiena ancora rigida e i miei movimenti risultavano impacciati.

Dedicai molto tempo all'istruzione di Celeste, assistendo alle lezioni del mio vecchio e stimato precettore, che nonostante i suoi 80 anni continuava a dedicarsi con zelo e competenza al suo lavoro. La piccola apprendeva molto velocemente, dimostrando un grande interesse per la storia e la letteratura. Non aveva un gran talento nè per la musica nè per il disegno a cui si applicava di cattiva voglia e con scarsi risultati.

Nelle ore di riposo  Celeste si recava di  sua spontanea volontà nella mia stanza e sedendosi dinnanzi   a me con la bambola di porcella stretta fra le braccia  a me ascoltava placidamente le favole che le leggevo.

Il venerdì  arrivò la notizia della vendita del querceto al compratore anonimo, portata da un Mr. Darcy accigliato e particolarmente cupo, che si ritirò nella sua stanza ammettendo al suo cospetto solamente quella bambina.

Rimasi sola e particolarmente turbata pensando, non senza una punta di gelosia, a come  quella bambina avesse cambiato la nostra vita a tal punti da rendere la sua presenza indispensabile per la felicità di tutti.

Entrò la domestica , annunciando una visita inattesa. Subito dopo fecero capolino dalla porta, il viso magro e giallastro di Miss Bingley  e  quello paonazzo e giulivo di Mrs. Hurst , le due sorelle di zio Charles.

Si inchinarono e senza che le invitassi ad entrare si accomodarono davanti a me, osservando con attenzione e occhio critico i miei vestiti e la stanza. Sentii una rabbia difficile da reprimere, alimentata dal fatto che non si fossero ancora scusate con me per le frustate del loro cocchiere.

<< Come vi sentite mia piccola Lizzy? Dal vostro colorito non sembrate essere così sofferente>> esordì Caroline con malcelato sarcasmo.

<< Non credo di avervi invitate ad accomodarvi >> risposi secca , frenando un brivido di dolore e ira lungo la schiena e aggiunsi << Il mio nome è Helen Anne Georgiana Darcy, non dimenticatelo.>> 

<< Suvvia, mia cara. Non siate così scontrosa, dal momento che  siamo qui proprio per chiedervi scusa per le azioni sconsiderate del nostro cocchiere>> ribattè in tono melenso .

<< Queste scuse arrivano piuttosto tardi, non credete?>> mi raddrizzai sulla schiena, assumendo l'aria più dignitosa possibile.

<< Ad ogni modo tarde o meno sono sempre scuse >> affermò spicciola e poi continuò in tono di superiorità << Volevamo personalmente invitare voi e vostro padre al ballo di questa domenica>> 

<< Non credo la mia presenza possa esservi gradita. Inoltre, come già saprete, le mie ferite non sono ancora del tutto guarite >> suonai per far portare del tè.  Nonostante non potessi soffrire nessuna delle due , ricordavo ancora i miei doveri di padrona di casa.

<< Capisco>> rispose Miss Caroline con voce velenosa come se le mie parole fossero una conferma ai suoi sospetti.  La guardai negli occhi e capii che molti dei pettegolezzi su di me erano partiti da lei e dalla sua squallida sorella.  Avrebbero  sicuramente utilizzato la mia assenza al ballo per alimentare la malelingue, rimasi comunque ferma nelle mia decisione di non andare, non volendo passare un'intera serata in compagnia di quelle arpie.

<< Saremo felici di accettare il vostro invito. La mia cara Helen è ancora piuttosto scossa dalla ferite >> disse mio padre, facendo irruzione nella stanza e inchinandosi davanti alle signore. 

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora