Erica e Aconito

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La settimana trascorse piuttosto tranquilla. Piovve quasi tutti i giorni, scoraggiando eventuali visite sia da parte dei Bingley sia dei due gentiluomini che preferirono rintanarsi nella locanda di Lambton.

Mia madre, per nulla intimorita dallo scrosciare incessante e assalita dalla noia, si recava a giorni alterni a Bingley Mannor con la scusa di dover aiutare sua sorella nei preparativi per il ballo. Ritornava sul fare della sera completamente zuppa e sporca di fango suscitando la mia ilarità e l'ammirazione di mio padre che vedendola in quello stato ricordava uno dei tanti episodi della loro gioventù.

Mr. Darcy rimaneva ore e ore prigioniero nel suo studio per occuparsi di " un affare urgente", ma non mi interpellò neanche una volta in qualità di sua amministratrice . Ciò causò la mia irritazione e mi fece cadere in una condizione di insofferenza e tedio.

Questo stato di ozio e noia prolungati mi diede la possibilità di riflettere sulle parole di Wickham e sui motivi del suo odio nei miei confronti. Per quanto mi sforzassi però non riuscivo a venire a capo del problema . Analizzai ogni mio comportamento, ogni mia parola e gesto, ma nulla sembrava così grave da suscitare un tale sentimento , a maggior ragione constatando che il suo agire non era stato migliore del mio.

Tra queste riflessioni mi mettevo a fissare fuori dalle finestre della biblioteca, cercando conforto nel cadere lento e incessante delle gocce di pioggia, che picchiettavano sui vetri simili a grosse lacrime cristalline che il cielo piangeva a causa delle nefandezze del genere  umano.

Gli acquazzoni duraturi accrescevano in me uno stato di piacevole malinconia, suscitata forse dalla solitudine e dal desiderio di sfuggire da una società sempre più opprimente. 

Questa fu la mia disposizione d'animo fino al sabato prima del ballo, quando mio padre uscito finalmente dall'aurea prigione del suo studio mi raggiunse in biblioteca.

<<Ti sarai sicuramente chiesta perchè mi sia volontariamente recluso nello studio >> sembrava euforico e mostrava una vivacità nei gesti che si discostava enormemente dal suo solito contegno imperturbabile.

<< In realtà stavo considerando l'idea che ti fossi tramutato magicamente in un orso e che avessi fatto dello studio la tua tana per l'inverno>> gli lanciai un'occhiata violenta ed eloquente.

<< Mia cara, mi spiace di averti urtato a tal punto. Spero accetterai le mie scuse e ritornerai nuovamente a sorridere>> mi guardò affranto. A quelle parole mi sciolsi completamente e avvicinandomi gli baciai la guancia, rasata impeccabilmente.

<< Cosa ti ha tenuto così lontano da tua figlia , papà?>> chiesi indirizzandogli uno dei sorrisi più dolci di cui fossi capaci.

<< Proprio di questo sono venuto a parlarti. Per tutta la settimana mi sono interrogato sugli eventuali guadagni che avrei ricavato dall'acquisto di un bosco>> guardandomi speranzoso come se cercasse in me una risposta.

<< Hai deciso di entrare nel commercio del legname?>> Ribattei colpita da quella affermazione <<E' un settore piuttosto fiorente negli ultimi anni . Ricordi che te ne parlai l'anno scorso? Per caso hai riflettuto a riguardo?>>

L'anno precedente avevo esortato mio padre  a introdurre nella coltivazione  dei suoi latifondi le nuove tecniche agricole che avevano fatto la fortuna di nostri vecchi conoscenti, esortandolo a vendere alcuni dei suoi boschi o a utilizzarli per incrementare le sue rendite investendo nella produzione di legnami per l'edilizia. Allora mi aveva risposto che la sua affezione ai boschi di Pemberley superava enormemente il desiderio di guadagni  e che non avrebbe deturpato la bellezza della natura per 2000 sterline in più all'anno. Pur non condividendo a pieno il suo ragionamento, non avevo insistito oltre.

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora