Amore e Psiche

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La mattina successiva mi alzai tardissimo. Scesa nel sala da pranzo non trovai nessuno. Mi fu detto dalla servitù che mio padre era corso a Lambton  per un affare urgente, mentre mia madre si era recata di buon mattino presso la residenza dei Bingley.

Feci un sospiro di sollievo per quel giorno mi sarei risparmiata le cattiverie di mia nonna e delle mie cugine. La giornata era limpida e il cielo terso. Stormi di uccelli giocavano a nascondino fra le nubi, confondendosi con l'orizzonte. Le montagne in lontananza esibivano  un mosaico di colori, dal verde delle pendici coltivate al grigio delle vette incolte e rocciose. I raggi del sole penetravano languidi dalle finestre ammorbidendo i profili aguzzi dei mobili nella stanza. Una brezza fredda proveniente dalla finestra aperta accarezzò lievemente il mio viso. Profumava di erica. Divenni malinconica.  Quell'odore mi riportava alla memoria ricordi che avrei voluto dimenticare.  Ordinai che mi fosse portato un tè e mandai a chiamare Celeste, non volendo rimanere del tutto sola con i miei pensieri .

Dopo poco tempo arrivò Dorothy portando in bilico il vassoio con la tazza e stringendo nell'altra la piccola mano della bambina, che non appena mi vide salì sulle mie ginocchia allegra. 

<< Mia cara, oggi salterai le lezioni del mattino. Credo che ti faccia bene un po' d'aria fresca. Sei così pallida. >> le accarezzai la testina bionda reclinata sul mio petto.

<< Sì, mamma. Voglio andare a cavallo!>> sorrise e il suo viso fu illuminata da una luce calda e rassicurante.

<< Cavalcheremo Invictus!>>  affermai e ordinai  che il cavallo fosse pronto entro un'ora.  Poi affidai la piccola a Dorothy affinché l'aiutasse a prepararsi.

<< Prometti che mi insegnerai a cavalcare!>> disse Celeste avviandosi verso la porta.

<<  Forse un giorno, quando sarai più grande>>  ribattei, ripromettendomi di recarmi nel querceto di Wickham. In quel luogo oltre a conservare i ricordi dei momenti più belli passati con mio padre, la mia piccola avrebbe imparato a cavalcare. 

Celeste scomparve dietro la porta sorridendo estatica. Rimasi sola nella mia stanza , sorbendo lentamente il tè, che mi diede una sensazione di benessere. Mi sentivo di nuovo a casa e con il tempo speravo di guarire anche il mio cuore. La vita mi aveva donato Celeste e per lei avrei trovato la forza per sorridere come prima. Proprio in quel momento entrò Dorothy portando con sé un biglietto di mio padre, che mi informava della presenza a pranzo di un ospite importante.  La domestica mi riferì inoltre che sia il cavallo che la piccola erano pronti e mi aspettavano trepidanti in cortile. 

<< Dorothy, oggi ci sarà un ospite a pranzo>> le dissi smarrita. Speravo di non dover incontrare nessuno almeno fino al ballo a cui avrei dovuto presiedere in qualità di padrona di casa insieme a mia madre. 

<< Non si preoccupi, Miss Darcy . Informerò il cuoco e lui saprà cosa fare>> mi sorrise incoraggiante. In genere Mrs. Darcy si occupava degli invitati, mentre io non sapevo minimamente come comportarmi. Emisi un sospiro di sollievo nel costatare la perizia della mia domestica, sicuramente più preparata di me in tali circostanze.

Diedi disposizione che fosse tutto pronto entro mezzogiorno, sperando ardentemente nel ritorno di mia madre. Poi scesi nell'atrio dove Celeste mi attendeva nella sua tenuta da cavallerizza in velluto nero. Mio padre conoscendo il mio amore per i cavalli, aveva previsto la mia intenzione di trasmetterlo alla piccola. Quindi  aveva provveduto a comprarle gli abiti adatti.

Presi per mano la mia pupilla e la feci avvicinare ad Invictus. L'animale iniziò a scalpitare, attendendo con ansia il momento di correre al galoppo. Sbuffò, imbizzarrendosi davanti alla piccola. 

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora