Mi chinai sulla criniera di Invictus, bagnandola delle calde lacrime che copiose scendevano lungo le mie guance. Lasciai le redini riponendo tutta la mia fiducia nel cavallo e sapendo che mi avrebbe riportato a casa sana e salva.
Nonostante mi fossi liberata da un peso enorme, non riuscivo a gioirne. Una parte di me era rimasta nella stanza lurida accanto a quell'uomo distrutto dalla sua stessa sete di vendetta.
Più cercavo di scacciare dalla mente il ricordo della sua disperazione, più si ripresentava misto a un'atroce sensazione di amaro rimpianto.
Probabilmente non lo avrei più rivisto, ma questa certezza, che avrebbe dovuto sollevarmi, creava nel mio animo un grandissimo vuoto. Indubbiamente quell'uomo mi aveva provocato una ferita profonda, ma l'idea di perderlo mi faceva ancora più male. Ancora non riuscivo a comprendere completamente i miei sentimenti e temendoli sfuggivo da essi per non finire in un inferno peggiore di quello dal quale ero appena uscita. Rimasi a rimuginare su quei pensieri finchè non scorsi la dimora dei Gardiner che mi accolse come una benedizione.
I bai della zia sostavano placidi nel cortile ancora attaccati alla carrozza, segno che la Mrs Gardiner non doveva essere ritornata da molto tempo. Scesi dal dorso di Invictus e mi precipitai nel salotto dove eravamo solite prendere il tè. Non appena entrai, la signora Gardiner mi trascinò in uno dei suoi poderosi abbracci.
<< Piccola mia, dove sei stata?>> mi chiese con le lacrime agli occhi per la preoccupazione . Evidentemente la mia assenza l'aveva molto turbata.
<< Avevo delle commissioni da svolgere>> risposi evasiva. Non avevo alcuna intenzione di dirle la verità, avrebbe soltanto contribuito ad accrescere la sua pena.
<< Sei stata vista correre a rotta di collo in direzione dell'East End. Che tipo di affari ti hanno trattenuta in quel posto orribile?>> la sua voce divenne acuta e notai un'espressione di rimprovero nei suoi occhi.
Il pettegolezzo si era diffuso così velocemente da essere già arrivato alle orecchie di mia zia. La gente non aveva null'altro da fare che occuparsi delle faccende altrui. Sapevo che la mia visita ai bassifondi di Londra non sarebbe rimasta inosservata, alimentando le malelingue contro di me.
<< Nulla d'importante. Solo un accordo di compravendita>> risposi seria senza darle la possibilità di ribattere. La mia non si poteva definire menzogna, ma mezza verità. Il patto con Wickham avrebbe implicato la vendita del mio corpo in cambio del denaro di mio padre. Poteva essere considerato un equo affare dove entrambe la parti avrebbero ottenuto qualcosa.
<< Sai che tutto questo infangherà la tua immagine in società più di quanto non lo sia già?>> mi mise in guardia. Lo sapevo bene, ma decisi di rimandare quella preoccupazione ad un secondo momento. Le emozioni di quel giorno avevano esaurito tutte le mie energie.
<< Sono davvero stanca, andrò a riposare!>> mi congedai e mi andai a rintanare nella mia stanza.
Cercai di prendere sonno distesa sul letto, ma non appena chiudevo gli occhi compariva il volto folle di Wickham impresso nelle mie pupille come una maledizione. Finii per fissare ipnoticamente il soffitto finchè non entrò una domestica recando una busta sigillata con la ceralacca. Mi informò dell'arrivo di un messo e io ipotizzai che il mandante fosse Wickham.
Aprii in fretta la busta e vi trovai all'interno l'atto di proprietà del bosco per cui mio padre aveva tanto combattuto intestato a mio nome e una lettera. Il compratore anonimo sin dall'inizio era stato Wickham, ma il motivo per cui adesso avesse rinunciato a quell'acquisto rimaneva un mistero. Deposi con cura il documento in un cassetto, temendo di perderlo e mi concentrai sulla lettera che mi incuriosiva molto di più.
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The heiress to Pemberley
FanficCosa succederebbe se Helen, unica erede dei Darcy, incontrasse lo sconosciuto cugino Fitzwilliam Wickham? Fra i due si istaurerebbe solamente una feroce antipatia oppure qualcosa di più profondo e passionale? Questo sequel dell'intramontabile capol...