Londra

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Fui sballottata per tre giorni da un lato all'altro della carrozza, sbattendo dolorosamente più volte la testa sul sedile.  Il viaggio risultò di una scomodità inaudita, tanto che fui tentata di scendere e ritornare indietro a piedi. Cambiammo i cavalli un paio di volte e ci fermammo alle stazioni di posta solo per i pasti, poichè mio padre voleva arrivare al più presto nella capitale. La schiena mi dolse terribilmente  per tutto il percorso e nessuna posizione riuscì a darmi un po' di sollievo. Dormire mi era impossibile a causa degli scossoni violenti della carrozza, al contrario Mr. Darcy sonnecchiò per tutto il viaggio non essendo per nulla di buona compagnia. Ogni conversazione che intraprendevo veniva stroncata sempre dal suo russare sommesso. Rinunciai quindi al dialogo e mi dedicai all'osservazione del paesaggio , che rapido si modificava seguendo  l'incedere dei cavalli.

La brughiera  cedeva via via il passo ai campi coltivati e alle prime casupole, che diventavano sempre più fitte mano a mano ci avvicinavamo alla città. Avevo vissuto tutta la mia fanciullezza facendo da spola fra Pemberley, dove dimoravo in estate lontana dalla calura della capitale, e  Londra, dove avevo ricevuto la mia educazione.  Da qualche anno, avendo concluso gli studi, mi ero rifugiata definitivamente in campagna, perchè oppressa dal clima mefitico e pesante della capitale.

Il cielo grigio a causa delle polveri delle industrie e della fuliggine,  la sporcizia e i liquami lungo le strade affollate dai mendichi lasciati morire sui marciapiedi e agli angoli,  il rumore delle carrozze e le grida dei venditori ambulanti rendevano difficile la mia permanenza.

 Lo stile di vita dell'alta società non mi apparteneva per nulla: odiavo i balli e i pettegolezzi, ritenevo inoltre le visite di cortesia intrise di falsità e ipocrisia . Le conoscenti non facevano  che adularmi fastidiosamente  volendosi assicurare la mia approvazione, unicamente per la mia ricchezza. L'unico divertimento a Londra erano le passeggiate per i parchi, dove ritrovavo la  tranquillità. 

Stavolta però il rientro nella capitare risultava piuttosto penoso a causa del timore di incontrare il "Rinnegato". Intravidi improvvisamente svettare i primi edifici, addossati l'uno accanto all'altro e luridi di sporcizia nerastra.

Per la strada le ruote della carrozza erano intralciate da frotte di bambini scarni e cenciosi che si accalcavano chiedendo pietosi un penny. Gridai al cocchiere di fare attenzione, onde evitare di travolgerne qualcuno.  Purtroppo non avevo soldi con me , quindi non potendo far nulla per loro rimasi a guardare quella scena pietosa che mi rattristava.

Improvvisamente una piccola, che non poteva avere più di otto anni, si avvicinò troppo ai cavalli della carrozza davanti alla nostra, facendoli imbizzarrire.

Il suo visino pallido era di una bellezza angelica. I capelli biondi ma insudiciati dalla sporcizia  ricadevano in morbidi ricci scomposti intorno alle guance scarne.  Il corpicino tremava dal freddo sotto i miseri stracci bagnati, mentre i piede tormentati dai geloni la reggevano a malapena.  Mi colpì il suo sguardo di un azzurro intenso che rivelava un'intelligenza e una fierezza inappropriate  per una bambina.  La boccuccia blu per il freddo sembrava indirizzarmi una mutua richiesta d'aiuto.

Mentre la fissavo ipnotizzata da quegli occhi, una frustata cadde inesorabile  su di lei sfregiandole il viso e facendola accasciare a terra. A questa scudisciata ne seguirono altre sempre più violente.  Il suoi stracci vennero macchiati anche dal sangue delle ferite aperte dalla verga. La piccola tremava, troppo debole per riuscire a rialzarsi e sfuggire al suo aguzzino. Mio padre dormiva, non accorgendosi di nulla. Mi feci coraggio e mi precipitai fuori dalla carrozza nel tentativo di fermare il cocchiere del mezzo  antistante al nostro . Mi gettai sulla bambina facendole scudo con il mio corpo. Fui intercettata da un  dolorosissimo colpo alla schiena. Sentii il sangue che uscendo dalla ferita macchiava di rosso il mio vestito candido e dovetti far appello a tutte le mie forze per non svenire. 

<< Si fermi, la prego. E' solo una bambina!>> urlai a squarciagola. Quello sorrise con un ghigno sadico e infierì  ancora una volta su di me,  ferendomi la guancia.

<< Tu chi sei, brutta puttana? Sei in combutta con questa ladra>> rispose rude e volgare. L'appellativo mi  fece soffrire  più di qualsiasi scudisciata, ferendo il mio orgoglio. Vidi l'ennesimo colpo sferzare l'aria e cadere su di me. Attesi rassegnata il dolore straziante delle carni che si squarciavano, ma qualcuno mi si parò davanti bloccando la verga con il braccio.

<< Come osate colpire una donna e una bambina indifese?!>>  una voce cupa e terribile arrivò alle mie orecchie.

<< Voi chi siete? L'amante della puttana?>> sghignazzò il conducente della carrozza.

<< Colui che rovinerà voi  e il vostro padrone>> rispose il mio salvatore. Mi voltai per vedere chi fosse e  con sorpresa scorsi Wickham ritto davanti a me. 

<< Azzardatevi ancora una volta a chiamare puttana questa donna e vi strapperò la lingua con queste mani>> ringhiò Wickham, trattenendosi a stento dal rifilargli un pugno. Trovai la forza per rialzarmi a fatica  barcollando  e  presi in braccio la piccolacercando di rimanere cosciente .

<< Chi siete voi?>> disse il cocchiere rivolgendosi a me leggermente turbato dalle parole di Wickham.

<< Helen Anne Georgiana Darcy, l'erede di Pemberley>> risposi con fierezza. L'uomo sgranò gli occhi e impallidì per la vergogna balbettando delle scuse. Nel frattempo mio padre , svegliatosi per la confusione e non avendomi trovata nell'abitacolo,  scese  dalla carrozza. Si avvicinò e, notando le ferite che mi dilaniavano la schiena, si mise a sorreggermi per la vita temendo che svenissi.  Poi mi guardò in cerca di spiegazioni, io scossi la testa e strinsi la piccola al mio petto. 

La bambina aveva perso i sensi e giaceva abbandonata sulle mie spalle. Il suo respiro seppur lieve mi assicurava che fosse ancora viva.

<< Non avevo idea che voi foste Miss Darcy>> si giustificò il cocchiere, tormentando il cappello fra le mani e continuò <<  Credevo che le signorine come voi non si abbassassero a difendere gli straccioni>>. Non ebbi la forza di ribattere, esaurite ormai tutte le energie nella lotta per rimanere cosciente, ma riuscii solo a chiedere in un sussurro appoggiandomi con tutta me stessa al braccio di Mr. Darcy  << Perchè stavate picchiando quella piccola?>>.

<< Era una potenziale ladra! Avrebbe potuto rubare alla mia padrona>> rispose evitando il mio sguardo.

<< Stava solamente chiedendo l'elemosina per sostentare se stessa e la propria famiglia! Questo non è furto, ma istinto di sopravvivenza!  Mentre i grandi signori nelle loro case opulente vivono sperperando e facendosi beffe delle sofferenze degli indigenti, quest'ultimi devono lottare come animali per un pezzo di pane muffito.  Questa bambina probabilmente tornando a casa a mani vuote  verrà picchiata da un padre crudele e ubriaco e crescendo  per poter guadagnare pochi soldi venderà se stessa in  un postribolo , dove i ricchi si divertono alle spalle dei sofferenti.>> disse Wickham con il volto orribilmente deformato da una rabbia folle. Strinse i pugni e digrignò i denti, mentre  il blu dei suoi occhi stillava veleno.  Sembrava si stesse per scagliare contro il cocchiere, quando  soffiò << Chi è la vostra padrona?>> 

<< Caroline Bingley.  Ho ordinato io al cocchiere di picchiare quella lurida stracciona>> il viso giallo e allungato della sorella di Mr. Bingley  e omonima di mia cugina fece capolino dal finestrino della carrozza. 

Mr. Darcy impallidì, io strinsi ancora di più la bimba al petto , Mr. Wickam si avvicinò e in un impeto di rabbia la prese per la gola. Mentre la teneva stretta soffiò << Siete una donna e non mi è possibile sfidarvi a duello. Sappiate però che non sarò così clemente la prossima volta.>>.

Si allontanò disgustato, prese la piccola dalle mie braccia  e la porse a Mr. Darcy che la depose in carrozza.  Nel frattempo Mr. Wickham mi afferrò per la vita e mi sollevò facendo attenzione alle mie ferite.  In quel momento il dolore per le percosse mi cadde addosso e persi i sensi.

Angolo dell'autrice:  Volevo precisare di aver ambientato la storia intorno al 1830. Grazie a tutti quelli che mi hanno votato e spero la storia non vi stia annoiando. Grazie e Buona lettura!! 

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora