Libertà

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Impegnata a supervisionare lo studio di Celeste, riuscii solamente a leggere la terza delle cinque lettere di Amore a Psiche. Seduta nel patio osservavo la piccola che, fra le risa delle domestiche e il cinguettio degli uccelli, correva cercando di acchiappare le farfalle che si libravano eleganti come petali di rosa.

Aprii la busta che giaceva abbandonata sul mio grembo. Un profumo delicato si innalzò dalla pergamena, mentre il venticello tiepido primaverile mi accarezzava con il tocco delicato di un amante le braccia nude e il viso accaldato.

Cercai di sfilare la carta dalla busta e insieme trassi un ramoscello ormai secco di erica. Accarezzai leggermente lo stelo punteggiato da minuscole campanelle di un viola appassito che sembravano conservare gelosamente un segreto terribile. I petali, dischiusi appena, ricordavano la fragilità delle ali di farfalla. Un sospiro mi salì alla gola e il ricordo di qualcosa di perduto mi ferì l'anima più di miliardi di spine. Mi ritornarono in mente una piccola conca rocciosa punteggiata di fiori viola , il profilo dell'uomo che mi avrebbe prepotentemente rubato il cuore e una vaga confessione che avrebbe segnato la mia vita. Le lacrime iniziarono a pungere i miei occhi , mentre la brezza divenuta improvvisamente più violenta portò via con sé ciò che rimaneva dei piccoli fiori viola. Lo stelo invece mi rimase tra le mani troppo pesante per lasciarsi trasportare dal vento, come un vecchio esausto dell'esistenza e afflitto dai ricordi. Mi asciugai le guance nascondendo il mio volto affranto alle domestiche e alla piccola.

La lettera era scritta con una grafia elegante e molto allungata. Metà pagina era occupata da una poesia a cui si affiancava il disegno in inchiostro di china raffigurante un cigno con ali dispiegate contro l'orizzonte. I particolari anatomici rivelavano una grande maestria da parte dell'autore tale da gareggiare con un Leonardo. Passai un pollice sulla figura apprezzando la ruvidezza della carta. Quindi spostai lo sguardo sulla poesia per nulla bella ma piuttosto significativa ai miei occhi.

Libertà

I giunchi sussurrano al vento,

specchiandosi vanitosi nelle onde

fangose del lurido stagno.

Un anatroccolo si nasconde,

inviso e schernito per lo sporco

piumaggio.

Annaspa nella sua disperazione.

Ha disgusto del tremulo riflesso.

lo sguardo del sole ammicca da lontano

ghignante ed eterno.

L'anatroccolo guarda il sole,

disperatamente chiede il

motivo delle sue sofferenze.

Ma il sole non risponde.

Non può... ignora. La diversità

Spaventa anche gli animi più retti.

Mia piccola creatura, l'eterno

Occhio infuocato non si cura

dei mortali e si fa beffe delle

insignificanti vite.

L'anatroccolo diviene cigno.

Magnifica creatura tra tutte.

Invidiato spalanca le sue ali

The heiress to PemberleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora