04 ⎸È colpa tua

233 9 4
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


«Mi dispiace per ieri sera, pulce. Mi sono fatta prendere dal panico e...»

Abbie la fermò sul nascere alzando le spalle: «Non pensarci, Ambs. L'importante è che ti abbia trovato» spiegò asciugandosi le mani nel suo grembiule. Amber tacque un momento. Guardandola da dietro, si rese conto che l'amica sembrava leggermente meno propensa a farle la predica sul fatto che l'avesse lasciata sola tutta la serata per spassarsela con Rusty, e la cosa la mise piuttosto in dubbio.

«Ma dimmi, pulce... Com'è che mi hai trovato?» le domandò con una malizia che, inaspettatamente, Abigail non colse. Normalmente riusciva a carpire quando Amber tentava di introdurla in quel genere di cose, ma quel mattino era come se la sua mente l'avesse tagliata fuori dai suoi stessi pensieri, appropriandosene completamente. 

«Un amico di Nathaniel mi ha dato una mano»
Amber sgranò gli occhi, facendosi subito più attenta: «Un amico di Nath, dici? E chi era? Andy? Kylian? Oppure Richard? Dio, pulce! Dimmi che non si tratta di Jassie!» esclamò con l'acquolina in bocca in attesa di un riscontro, ma la sua interlocutrice tenne la testa bassa sul caffè che stava preparando per uno degli ultimi clienti della giornata.

«Jassie è gay» fece una smorfia, ovviando la realtà: «E poi che ti importa? Mi ha soltanto dato una mano a trovarti...»
«Jassie non è affatto gay, pulce» alzò gli occhi al cielo la biondina, appoggiandosi al bancone con un bicchiere in mano: «Allora? Era lui?»

Abigail scosse la testa. Avrebbe voluto lasciarla sulle spine, ma conosceva la sua amica abbastanza da sapere che non avrebbe demorso finché non le avesse dato un nome; così, dopo aver servito il cliente ed aver fatto lui il conto, era tornata dietro al bancone con l'identità di Thomas sulle labbra.

«Andiamo, non essere timida! Dì il suo nome!»

«E va bene, ma prometti che non farai niente» le puntò il dito, consapevole che l'esuberanza dell'altra avrebbe potuto metterla in imbarazzo: «Non ho detto lui come mi chiamo, comunque. È qui da poco, ed io sicura di non rivederlo»

«Accidenti, vuoi dirmi il suo nome oppure no?!»

«Thomas. Si chiamava Thomas»

Ad Amber scivolò il bicchiere di mano, infrangendosi ai suoi piedi; Abbie sobbalzò, ma non ebbe tempo di aprir bocca che l'amica si era già chinata a terra provvedendo a raccogliere i cocci da terra.

«Ti sei fatta male?» le domandò un momento dopo chinandosi al suo fianco, ma Amber le sorrise velocemente dicendole di non preoccuparsi. «Mi è solo scivolato, pulce. Torna a lavoro» le aveva detto, ma nonostante avesse cercato di mantenere un tono di voce regolare, Abbie colse che ci fosse qualcosa che non andava. «O-Okay... Fammi sapere se ti serve qualcosa»

Amber le sorrise ancora, poi scomparve dietro alla stanza dei dipendenti lasciandola sola per un po'. Quando uscì tuttavia, non riprese il discorso e Abigail ci rimuginò per l'intera durata del turno. Cosa l'aveva fatta preoccupare tanto? Era qualcosa che aveva detto? Amber conosceva quel ragazzo, ed aveva paura di dirle il perché? Sempre più domande presero a vorticare nella sua testa, domande che, nel bel mezzo del turno, la spinsero a prendersi qualche istante lontana dal caos per riflettere.

La Macchia Nera [version two]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora