24 ⎸Acceptance

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Il giorno seguente la clinica Park brulicava di pazienti.

Da quel che sapevano le infermiere doveva esserci stato un terribile incidente su Beecher Street e, visto l'alto numero di feriti, scattò l'allarme generale.

«Spostate i pazienti, fate spazio! Fate spazio, maledizione!»

Helen eseguì gli ordini del capo reparto coprendosi per un istante il viso con la mano; era stanca, stremata. Non dormiva da trentadue ore e lo sfinimento iniziava a farsi sentire. Per di più Min-jun non si era ancora fatto vedere, e la cosa sembrò piuttosto strana a tutto il personale.

«Dov'è il dottor Park? Qualcuno chiami il dottor Park!»

La confusione era alle stelle: medici che condividevano lo stesso caso, pazienti mollati all'ingresso della clinica, infermiere su di giri. Tutto stava andando a rotoli e contrariamente a come pensava Helen, Min-jun non si fece vivo.

«Pensaci tu qui, vado a cercare il dottor Park» mise al corrente una sua collega, e mettendole una mano sul braccio le sorrise comprensibilmente per farle forza.

Non era facile per loro lavorare in quell'ambiente, soprattutto quando i pazienti erano vivi e vegeti e il loro sangue impregnava ogni angolo di quel luogo. Non c'era però il rischio che qualcuno se ne approfittasse.

Min-jun era stato selettivo.

La sua élite doveva assolutamente consumare una buona dose di zero negativo prima di iniziare il turno, e assolutamente superare la prova di base per entrare all'accademia.

Il digiuno.

Helen si muoveva svelta tra i corridoi della clinica con il cerca persone stretto nella mano sinistra. Non aveva mai visto l'ospedale in quelle condizioni ed era preoccupata di cosa sarebbe accaduto se Min non fosse arrivato subito.

La giovane raggiunse le stanze "dormitorio" dedicate allo staff e si barricò al suo interno.

Aveva il respiro affannato, la testa in fiamme. Sapeva di non potersi assentare troppo, che là fuori più di cinquanta persone stavano rischiando la vita, ma sapeva anche di non poter lasciar correre.

Si concentrò dunque e serrò gli occhi respirando profondamente.

Se voleva instaurare un contatto con il suo superiore avrebbe dovuto avere la mente libera, vuota. Niente doveva intercorrere tra la sua mente e quella del dottore, altrimenti il contatto non sarebbe durato abbastanza per capire dove si trovasse.

La Macchia Nera [version two]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora