Trascorsi tre giorni, il compleanno di Abbie era ormai alle porte. L'intera villa Gaart era in fermento, costantemente in allerta, e l'ago della bilancia pendeva tra coloro convinti che ce l'avrebbe fatta e chi, come Katrina, sperava che diventasse spietata quasi la metà di quanto era stata sua madre.
Già, sua madre.
Dopo aver discusso con Thomas ed essersi assicurata di non essere la vittima sacrificale delle sue bezzecole, Abigail aveva avuto modo di pensare anche a lei.
Come aveva vissuto, lei, la sua mutazione? Era lontana da casa, sola e spaventata, oppure c'era suo marito, suo padre, insieme a lei?
«Vai dentro, per favore»
Thomas la guardò, le maniche della camicia arrotolate attorno ai gomiti. Ormai quella situazione si ripeteva ogni giorno. Da quando Lydia aveva tentato di infilare la corvina sotto alla doccia (perdipiù fallendo), Thomas era stato indicato da tutti come la persona più adatta a rifarlo.
«Solo se entri anche tu»
Abbie prese posto sul bordo della vasca e aspettò, incrociando le gambe e guardando le piastrelle color latte sotto ai suoi piedi. Erano scheggiate e fuori moda per l'epoca, eppure quella era la parte che più preferiva di quella stanza.
Il bianco era il suo colore preferito. Quello che non sapeva, era che di lì a poco non lo sarebbe più stato.
Per lei il bianco era tante cose. Abbie se l'era tenuto stretto durante la sua turbolenta relazione, quando il solo pensiero di uscirne illesa e colma di fiducia le provocava un fastidioso prurito.
Comprese ben presto che Thomas avesse ragione, all'inizio, a pensare che fosse svitata. Del resto chi, dopo aver subito tali maltrattamenti, continuava ad avere fiducia nel genere umano? Chi, seppur portando sul proprio corpo le prove delle intemperie che riserva per noi la vita, continua a sperare in un futuro migliore?
Le persone non cambiano. E Abigail era stata una sciocca a pensare che non fosse così.
«Abbie?»
«Entra insieme a me» disse senza pensare. E' inutile dire che Thomas dissentì. Si avvicinò comunque alla vasca, ma si allontanò dopo aver sistemato le fasciature per bene. Quando si chinò per assicurare le sue caviglie, la corvina appoggiò entrambe le mani sulle sue spalle per reggersi. O meglio, questo era quanto Thomas pensava. Dietro a quel gesto infatti, c'era un'immensità di secondi fini.
«Thomas?»
Il vampiro sistemò alla meglio l'involucro di plastica attorno alla medicazione, dopodiché si alzò mettendo una buona distanza tra il suo e il corpo della ragazza.
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La Macchia Nera [version two]
Vampire«Tu non sei un mostro» «Eppure non hai mai smesso di trattarmi come se lo fossi» [...] Abigail Fillis era, all'apparenza, una semplice ragazza di Milwaukie con un turbolento passato alle spalle. Trattata da tutti con dolcezza e generosità in seguito...