06 ⎸Smetti di vedere quel ragazzo

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«Dov'è Abbie?»
«Abbie? Qui. Dove dovrebbe essere?»
«Non è qui, Rusty» insistette Lydia, sistemando nella dispensa ciò che rimaneva della spesa fatta dalla minore. Rusty la guardò e fece spallucce. «Forse è salita al piano di sopra... Prova a chiamarla, io devo tornare un attimo in macchina a prendere l'ultima busta»

La maggiore annuì, ma sul punto di chiamare la sorella notò che sotto al suo naso il suo cellulare squillava. Sospirò quando riconobbe il nome sul monitor, ma non rispose. Erano giorni che non lo faceva. Giorni in cui si era chiesta e richiesta perché mai ad essere chiamata fosse proprio lei. Da lui, poi. Sospirò ancora, poi tornò in sé e mise giù la telefonata senza ripensamenti, cancellando tutte le notifiche ricevute negli ultimi giorni per tornare alle faccende domestiche.

Nel frattempo Rusty, tornato fuori per recuperare le ultime cose dall'auto, notò che le persiane della stanza di Abbie fossero ancora chiusa elemento che, conoscendola, indicava che non ci fosse ancora entrata.

«Abbie?» la chiamò dunque chiudendo l'auto e riponendo le chiavi nella tasca dei jeans prima di recuperare le buste riposte a terra: «Abigail!»

La corvina si morse il labbro e finse di non sentire il fratello mentre domandava a Thomas cosa ci facesse da quelle parti.

«Passavo di qua» aveva semplicemente risposto lui, ricambiando la domanda mentre la osservava sistemarsi i ciocchi ribelli sfuggiti dalla coda, dietro le orecchie.

Alla sua esitazione, Thomas aggrottò la fronte abbassando la testa per guardarla negli occhi. Aveva sentito il Cacciatore gridare al di là della strada, ma l'ultimo briciolo di speranza che gli era rimasto volle pensare che non fosse lei che stava cercando — fatto che, tuttavia, constatò pochi istanti dopo.

«È il mio quartiere» aveva alzato le spalle, con gli occhi bassi: «Vivo qui»

I sempre più insistenti dubbi di Thomas uscirono dalla bolla di infondatezza in cui aveva sperato di poterli lasciare, nel momento stesso in cui risentì la voce di Rusty Fillis esclamare per la terza volta quel nome. Il suo nome.

Si leccò il labbro e si guardò intorno, sperando che la corvina capisse che fosse ora di rientrare. Aveva finto di fingersi soddisfatto della risposta, interessato; ma l'insistenza della sua mente gli suggeriva che era meglio non farlo. Che avrebbe semplicemente dovuto girare i tacchi e non farsi rivedere mai più lì.

Quando la guardò di nuovo, la notò tentare disperatamente di coprirsi il décolleté con il cardigan e per quanto tentasse di trattenere la sua sete, Thomas non riuscì a non leccarsi i denti sentendo il profumo della sua pelle nell'aria primaverile.

Dal canto suo invece, Abigail si strinse nel golfino abbassando la testa.

Non aveva notato i suoi occhi famelici. Semplicemente non le piaceva che le persone guardassero il suo corpo, o meglio, ciò che nascondeva. Si toccò la clavicola da sopra la stoffa e respirò piano.

La Macchia Nera [version two]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora