I giorni seguenti la curiosità della ragazza prese il sopravvento e più il tempo passava, più la speranza che Rusty e Lydia si confidassero con lei cresceva. Non le piaceva essere l'ultima ruota del carro, tantomeno le piaceva che i fratelli fingessero che andasse tutto bene quando era più che evidente che non fosse così. Sapeva bene di non essere l'unica e che per le questioni di un certo spessore i due maggiori preferivano lasciare lei e Jackson fuori da ogni tipo di informazione, ma quella non era una situazione di poco conto; quella era una questione che per quanto valesse, riguardava tutta la famiglia Fillis — lei e Jack compresi.
«È davvero fastidioso. Che cosa diavolo hanno in mente? Vogliono coinvolgere tutta Tallywer prima ancora di confrontarsi con noi?» borbottò furibonda guardando Jackson sdraiarsi sul suo letto. Il minore rimase a guardarla per un po' prima di tornare seduto.
«Rilassati, sorellina. — aveva sbadigliato, — Passando in corridoio stamattina, per puro caso, ho sentito altro a riguardo»
Abbie lo guardò curiosa, trattenendosi dal commentare il sottile sarcasmo nella sua voce per ascoltare: «Non è niente di rilevante, in realtà; d'altronde, non credo nemmeno alloggino a villa Gaart»
Non sarebbe strano, pensò con un cipiglio, poi si ritrovò persa nei suoi pensieri con gli occhi impegnati ad osservare i manifesti appesi tra le quattro mura della stanza del minore. A dirla tutta non ricordava che fossero tappezzate di poster e ritagli di giornale ritraenti band punk-rock degli anni novanta. A malapena si ricordava quando fosse entrata l'ultima volta nella sua stanza se non per sistemare sul suo letto la biancheria pulita.
Quel giorno era stata un'eccezione. Al rientro dal lavoro, Jackson l'aveva invitata nella sua stanza preparandole persino qualcosa da mangiare. Fu molto dolce per lei, ma quando tentò di ringraziarlo con un abbraccio lui si era scansato subito, fingendo di non aver colto i suoi segnali. Gli piaceva Abigail, e non aveva problemi a riconoscerla come la sua preferita, ma c'erano altri modi per ringraziarlo. Modi che non coinvolgevano alcun contatto fisico.
Abigail lo capiva. Per quanto fosse grande e grosso, Jackson rimaneva pur sempre un ragazzino di diciotto anni cresciuto senza madre, e perdere il padre in adolescenza l'aveva scaraventato in un turbine di depressione. Momentaneamente prendeva degli psicofarmaci, ma il timore che prima o poi avrebbe commesso qualche sciocchezza rimaneva lì, non se ne andava. E la cosa la spaventava oltremodo.
Abbie voltò la testa e sorrise. Jackson era così buono, così dolce che spesso si domandava come riuscisse a fingere di essere tutto il contrario. Del resto, però, ci stava passando anche lei. Ormai a Tallywer nessuno la considerava più una vera Fillis, poiché macchiata dalla debolezza di aver ceduto ai piaceri della carne finendo per essere bruciata dal fuoco che divampava da quell'amore stesso. Tutti ora non la vedevano che come una ragazzina sciocca, debole e ingenua che tentava inutilmente di seguire le orme del padre.
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La Macchia Nera [version two]
Vampire«Tu non sei un mostro» «Eppure non hai mai smesso di trattarmi come se lo fossi» [...] Abigail Fillis era, all'apparenza, una semplice ragazza di Milwaukie con un turbolento passato alle spalle. Trattata da tutti con dolcezza e generosità in seguito...